La fotografia militante e la mostra fotografica di Maria Carmela Folchetti, “Perché, l’indifferenza visibile, io dov’ero?”
19 Dicembre 2025
[Amedeo Spagnuolo]
Quando io e Maria Carmela Folchetti, mia moglie, abbiamo pensato di documentare il disastro urbanistico di Nuoro non pensavamo assolutamente di ottenere un riscontro del tipo che abbiamo avuto.
Tutti gl’incontri con i cittadini nuoresi, a partire dal giorno dell’inaugurazione avvenuta al bar Cambosu, un locale che grazie alla lungimiranza di Antonello e Rita, ormai da anni si è caratterizzato come un autentico caffè letterario nel quale ogni martedì si presentano libri, si parla di arte, si affrontano tematiche di vario genere, insomma è diventato uno dei più conosciuti luoghi di promozione culturale di Nuoro, tutti gl’incontri dicevo sono partiti dal lavoro svolto da Maria Carmela Folchetti e sono giunti a provocare un dibattito forte e consapevole.
Folchetti è una professionista, nel senso che ha studiato fotografia a Milano, è autrice di numerosi libri fotografici e ha lavorato nel suo studio fotografico per oltre vent’anni per cui tutto nasce dalla sua passione per l’arte fotografica. La mostra, come si diceva, ha suscitato accesi dibattiti, sul disastro urbanistico di Nuoro che si sono, naturalmente, riallacciati, a tutte le altre forme di “disagio” che ormai da anni stanno assillando il capoluogo barbaricino, primo fra tutti il disagio dei giovani nuoresi che tra crisi di senso, mancanza di lavoro, solitudine sono costretti ad emigrare in massa e a rendere la situazione socio – economica di Nuoro ancora più grave di quella che è.
Comunque tornando al lavoro realizzato da Maria Carmela Folchetti, intitolato “Perché, l’indifferenza visibile, io dov’ero?”, voglio provare ad analizzare il suo lavoro in modo da cercare di far comprendere meglio, a chi non l’ha vista, l’importanza che ha avuto a Nuoro questa mostra.
Il titolo “Perché, l’indifferenza visibile, io dov’ero?” propone una domanda che coinvolge direttamente il pubblico. L’espressione suggerisce una riflessione sulla responsabilità collettiva e individuale di fronte al degrado urbano e sociale della città di Nuoro. Il titolo non è soltanto descrittivo, ma funziona come strumento critico, chiamando in causa la memoria, la coscienza civica e il silenzio di chi ha assistito senza intervenire. Il fulcro della mostra è il disastro urbanistico di Nuoro, interpretato non come fenomeno isolato ma come sintomo visibile di una crisi economica e sociale più profonda.
Edifici incompiuti, spazi abbandonati, periferie marginalizzate e assenza di manutenzione diventano metafore visive di un fallimento progettuale e politico che ha inciso direttamente sulla qualità della vita dei cittadini. Le immagini mostrano la città senza filtri estetizzanti, privilegiando inquadrature dirette e dettagli del degrado urbano. Questa scelta rafforza il valore di denuncia del progetto e trasforma l’architettura in corpo ferito, segnato dal tempo e dall’abbandono. L’uso del bianco e nero contribuisce a creare una distanza emotiva che richiama la memoria e sottolinea la perdita.
La sequenza delle immagini costruisce un percorso che accompagna il visitatore attraverso una Nuoro frammentata, evidenziando la continuità tra declino urbano e impoverimento sociale. La mostra mette in relazione diretta il degrado urbano con fenomeni come lo spopolamento, la disoccupazione, la crisi dei servizi pubblici e la perdita di identità collettiva. Il disastro urbanistico diventa così la manifestazione concreta di scelte politiche inefficaci e di una gestione amministrativa incapace di rispondere ai bisogni della comunità.
La fotografia assume qui un ruolo politico: non offre soluzioni, ma rende visibile ciò che spesso viene ignorato. L’indifferenza diventa quindi il vero tema della mostra, più ancora del degrado stesso evidenziando la continuità tra declino urbano e impoverimento sociale. Essendo profondamente legata al territorio, Folchetti introduce una dimensione autobiografica che rafforza l’impatto del progetto. La domanda “io dov’ero?” non riguarda solo l’artista, ma si estende a tutta la comunità nuorese, invitata a interrogarsi sul proprio ruolo e sulle proprie responsabilità.
“Perché, l’indifferenza visibile, io dov’ero?” è una mostra che trasforma il paesaggio urbano in strumento di riflessione critica. Attraverso un linguaggio fotografico essenziale e diretto, Maria Carmela Folchetti costruisce un racconto che unisce memoria, denuncia e impegno civile. La mostra non si limita a documentare il declino di Nuoro, ma chiede una presa di coscienza collettiva, aprendo uno spazio di dialogo necessario sul futuro della città. Insomma, l’intento iniziale di Maria Carmela Folchetti era quello di sensibilizzare la cittadinanza nuorese sul degrado urbano del capoluogo barbaricino.
Come spesso accade, però, l’opera sfugge all’autore e il fruitore se ne appropria dando una lettura personale che, inevitabilmente, ha portato a mettere in risalto tutte le forme di degrado che purtroppo stanno, in questi ultimi anni, mettendo in ombra l’importante contributo culturale offerto dal capoluogo barbaricino a tutta la Sardegna e non solo. Il mio auspicio è che con questo lavoro Folchetti abbia inaugurato una forma di fotografia “militante” che possa dare un contributo alla crescita socio – economica di Nuoro.







