Minima 4.

16 Marzo 2008

Margaret Thatcher
Costantino Cossu

“Non ci sarebbe niente di più rivoluzionario ed eversivo sul piano simbolico (che è un piano concretissimo) di una donna ai vertici del potere del più importante paese del mondo, nel cuore dell’impero… La presenza di una donna alla Casa Bianca darebbe un colpo, non definitivo ma davvero forte, a quella inconciliabilità dell’immagine femminile con il potere su cui si fonda il comando incontrastato degli uomini”. Così Ritanna Armeni sulla prima pagina di Liberazione l’8 marzo per dire che lei contro Obama tifa Hillary Clinton.
Un colpo alla “inconciliabilità dell’immagine femminile con il potere” (per fare solo due esempi) lo hanno dato i tedeschi scegliendo Angela Merkel e gli inglesi mandando al governo, e lasciandocela per un tempo lunghissimo, la Thatcher. Con quali esiti? Disastrosi in entrambi i casi, e non sul “piano simbolico” (che slegato dalla realtà delle cose non ha proprio alcunché di concreto) ma su quello dei rapporti di forza tra sinistra e schieramento conservatore, in Europa e nel mondo.

Nessuno nega che esista uno specifico terreno di conflitto tra i sessi. Il punto, però, è un altro. Margaret Thatcher quando spezzava le reni ai minatori o faceva una guerra da operetta contro quegli straccioni di argentini, era una donna o uno dei leader dello schieramento conservatore mondiale? E Hillary quando ha votato per la guerra in Iraq ha votato da donna o da decisivo punto di riferimento, dentro il Partito democratico, del blocco di interessi trasversale (dai repubblicani ai democratici) che sostiene le ragioni del conflitto?

Sarà che noi non siamo andati a lezione da Giuliano Ferrara, ma il “piano simbolico” senza contenuti ci sembra solo una stupidaggine. Lasciamola a Veltrusconi.

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