Tessera n. 1

1 Agosto 2011

Redazione

C’è da essere allibiti. Abbiamo infatti l’impressione che attorno alle presunte dimissioni di Cappellacci dal PdL si stia giocando una delle più grottesche sceneggiate della politica sarda. Mentre l’orgoglio nazionalista esplode per una flotta sarda costituita da due navi in affitto, il Governo prende a sberle la Regione Autonoma della Sardegna assegnando la Tirrenia ad un cartello monopolista senza riconoscerle alcun ruolo.
Vedendo l’isola alle corde, parte il secondo colpo del micidiale uno-due: il ricorso di Berlusconi per la richiesta – assai tiepida – della Regione dei miliardi che lo Stato deve alla Sardegna. Cosa vuole mai la nostra isola, evitare che la sua gente subisca, oltre quello che già sta patendo, i soprusi della Legge Finanziaria?
Per non evidenziare troppo che lo sfascio al quale stiamo assistendo (non solo i due gravissimi episodi citati ma lo sfascio della sanità, la situazione lavorativa di operai, pastori e contadini, precariato, disoccupazione, nuove servitù militari, tragedia della scuola, crollo del turismo) sia, come è logico, attribuibile al fallimento di questo centro-destra, ecco il colpo di teatro.
E qua si inserisce l’elemento comico, se non fosse tragico: mentre la politica del centro-destra continua cercando di trasformare le coste e il territorio della Sardegna con un illegittimo piano-casa e il delirio dei campi da golf, e proseguono gli assorbimenti lobbistici nei ruoli pubblici ai quali ha prestato fianco anche parte della sinistra, Cappellacci diventa un eroe della resistenza nazionale.
Il futuro partito dei sardi gli offre, tramite i consiglieri regionali dei Riformatori, Pierpaolo Vargiu e Michele Cossa, la tessera n. 1 (come portiere ci sarebbe da lasciar perdere, rischierebbe di finire come quei portieri del calcio-scommesse), Maninchedda credibilità in un futuro schieramento anti-romano.
Eppure basterebbe leggere le affermazioni di Cappellacci nell’intervista rilasciata ieri alla Nuova Sardegna, il suo apprezzamento al ruolo dell’on. Fitto e le sue critiche a Tremonti per capire quali siano i suoi riferimenti morali e materiali e le sue prospettive, quanto esse siano organiche con la tradizione familiare di commercialisti fiscali di Berlusconi. Basta ricordare nella sua ascesa elettorale i poteri forti organizzati da Comincioli per conto di Berlusconi, e dalla massoneria, per ri-colonizzare la Sardegna (fatto magnificamente espresso nell’indimenticabile dono della gloriosa bandiera dei Quattro Mori ad Arcore).
Un centro-destra che non sa come rendere meno visibile il disastro politico che ha creato, e lobbies nazionalistiche che si aggrappano ad una possibile riscossa nonostante gli ultimi ridicoli risultati elettorali, non dicono nulla sulla situazione sociale drammatica che ideologicamente e praticamente hanno contribuito a creare.
Ma in questa frantumazione dello Stato e della credibilità della classe politica nazionale, anche due navi possono sembrare a taluni una flotta nuragica.
I separatismi ed i corporativismi territoriali, in Padania, in Sardegna e nel mezzogiorno d’Italia, sono pronti ad approfittarne, ad apparire liberatori quando sono soltanto compradori. A organizzare feste identitarie per un Briatore che torna a sorridere.
Cappellacci si mostra un eroe, ma non lo è: correttezza politica e dignità personale vorrebbero che chi si è presentato, silenzioso ad ogni comizio, sotto nome e faccia di Silvio Berlusconi, più che dimettersi da un partito che tanto sta cambiando nome, si dimettesse da Presidente della Regione.
Anche la sinistra, pronta in molte sue parti a mascherare le carenze politiche con ipotesi di unità indifferenziata, dovrebbe capire che in questa orribile sceneggiata non sono possibili mediazioni e neppure unità. E che l’unica possibilità di sconfiggere il centro-destra, anche in Sardegna, è una solidarietà e un’azione politica più vasta che faccia perno sulle esigenze reali di ceti e classi subalterne.
Come quella suggerita a Porto Torres dal segretario FIOM Maurizio Landini che, per fronteggiare un colosso di potere come l’ENI, parla di assemblea nazionale, e di unità, fra gli operai di tutte le petrolchimiche in Italia. E pensa ad una battaglia nazionale per la democrazia ed i beni comuni. Che ha già vinto nei referendum.

1 Commento a “Tessera n. 1”

  1. Red scrive:

    Tessera n. 1: non nelle quote rosa. Nel partito dei sardi ci sta proprio bene.

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