Basta centri commerciali: un grido d’allarme per il commercio di vicinato
7 Dicembre 2025
[Roberto Mirasola]
I recenti e concordi studi nazionali di Confcommercio e Confesercenti hanno più volte denunciato la grave crisi del commercio di vicinato.
Le associazioni hanno lanciato un chiaro grido d’allarme contro la desertificazione commerciale, sottolineando come essa stia sottraendo alle città, cruciali punti di riferimento sia a livello sociale che economico. La Sardegna non è ovviamente esonerata da questo fenomeno ed il rapporto tra nuove aperture e chiusure è fortemente negativo.
Secondo i dati riportati ad inizio 2025, per ogni negozio che apre ne chiudono oltre tre. Questa situazione è tra le peggiori a livello nazionale, superata solo da regioni come Lazio, Marche e Sicilia. A fronte di questa drammatica situazione stridono i facili entusiasmi di chi vede come un’importante opportunità occupazionale l’apertura dell’ennesimo centro commerciale artificiale a Elmas.
Evidentemente non si conosce bene la materia ma preoccupa anche il silenzio dei decisori politici dei Comuni componenti la città metropolitana di Cagliari a partire dal capoluogo. L’apertura di un nuovo centro commerciale ha ripercussioni negative per le attività di vicinato e questo per diversi motivi, uno dei quali è riconducibile alla concorrenza sleale in quanto grazie alle economie di scale che la GDO è in grado di introdurre, ha come contraccolpo la riduzione delle vendite e dei margini di profitto dei piccoli esercenti comportandone la cessazione dell’attività.
Se consideriamo che in una piccola struttura di vendita lavorano mediamente 2/3 persone, possiamo affermare che le chiusure creano disoccupazione. Le ripercussioni si hanno anche a livello sociale, rappresentando la chiusura dei negozi una percezione di insicurezza nei centri urbani aumentando il senso di degrado e abbandono. Non dimentichiamo che i negozi di prossimità sono luoghi di incontro informale dove i residenti si incrociano, la presenza di attività aperte, con luci accese e persone in movimento, contribuisce a una maggiore percezione di sicurezza.
I negozianti svolgono un ruolo importante nell’inclusione sociale, soprattutto per le fasce più fragili della popolazione come anziani. Va inoltre detto che l’entusiasmo per le nuove opportunità lavorative generate dai centri commerciali deve essere mitigato dalla consapevolezza della precarietà che spesso le accompagna. Le tipologie contrattuali flessibili, come i contratti a termine, in somministrazione e l’apprendistato, rischiano di creare occupazione instabile, anziché posti di lavoro sicuri.
Che cosa fare? Più volte abbiamo proposto un patto territoriale che possa creare ai distretti commerciali. Un DUC a Cagliari potrebbe facilitare il dialogo tra il Comune, le associazioni di categoria come Confcommercio e Confesercenti, la Camera di Commercio di Cagliari-Oristano e gli imprenditori locali. Questa cooperazione essenziale per definire strategie condivise, accedere a finanziamenti regionali o nazionali e investire in innovazione e digitalizzazione per modernizzare il commercio tradizionale.
Va detto che l’assessore regionale al commercio si è posto il problema di una revisione della legge regionale sul commercio che tenga conto delle evoluzioni europee, nazionali e locali che incidono sullo stesso. Sappiamo dalla stampa che vi è stato un primo incontro con i portatori di interesse. Sarebbe auspicabile che questo percorso sia portato a termine.







