Cari consiglieri regionali fate presto, cambiate la legge elettorale

21 Giugno 2025

[Roberto Loddo]

In assenza di una legge elettorale regionale democratica non ci può essere nessun tentativo di capacità critica e di mobilitazione delle opposizioni.

In assenza di una legge regionale che impedisce ogni efficace verifica della funzione legislativa ed esecutiva, il nostro benessere, la nostra libertà e la nostra democrazia sono affidate alla sola onnipotenza della maggioranza.

Sono favorevole all’abbandono o quantomeno allo stemperamento del modello presidenzialista a favore di un modello parlamentare corretto da meccanismi di stabilizzazione del rapporto tra esecutivo e legislativo. L’attuale legge regionale truffa garantisce alla coalizione vincente una maggioranza del 55% dei consiglieri regionali e una soglia di sbarramento del 10% a danno delle formazioni non alleate con le due coalizioni più votate togliendo il diritto alla rappresentanza politica ad oltre centro mila cittadine e cittadini. Michela Murgia nel 2013 e Renato Soru nel 2024.

L’attuale premio di maggioranza e le soglie di sbarramento non sono realmente serviti per garantire la governabilità ma sono stati usati come strumenti di riduzione della rappresentatività democratica dell’assemblea elettiva e delle minoranze. Le donne sono state letteralmente cancellate dal Consiglio regionale e insieme ad esse le minoranze non conformi ai due poli maggiori e intere aree territoriali della Sardegna sono state dimenticate.

Lo ripeto come un mantra ad ogni assemblea a cui partecipo dal primo decennio del duemila: Rafforzare il ruolo del Parlamento e dei Consigli regionali è il modo migliore per dare ossigeno alla democrazia. Questo è il principale motivo che ha portato la sinistra e tutti i soggetti politici che praticano il conflitto sociale a lottare da sempre per il superamento dell’attuale presidenzialismo regionale, un modello di americanizzazione della politica e della società, l’unico modello che viene difeso da quei poteri che hanno scelto di mettere il mercato e le disuguaglianze come motore della società. Esiste una relazione molto stretta tra quei soggetti politici che hanno determinato le politiche neoliberiste e le spinte presidenzialiste. Spinte pericolose che maturano sempre quando è in atto una crisi della democrazia e dove il rimedio consiste spesso nell’onnipotenza della maggioranza impersonata da un leader carismatico.

Sono ben tre le proposte in campo di modifica della legge elettorale sarda. La rete SardDegna Iniziativa Popolare da febbraio 2025 raccoglie le firme per una proposta di legge elettorale di iniziativa popolare che “superi un presidenzialismo fallimentare, affermi il sistema proporzionale puro per l’elezione del Consiglio Regionale e introduca lo strumento della sfiducia costruttiva quale elemento di stabilizzazione”.

Di particolare rilevanza la proposta della Scuola di Cultura Politica Francesco Cocco che è stata presentata qualche giorno fa dal gruppo consiliare dell’Alleanza Verdi e Sinistra e che prevede l’abbassamento della soglia di sbarramento al 2% per tutti (partiti e coalizioni), la cancellazione del voto disgiunto, il secondo turno di ballottaggio e l’introduzione delle tre preferenze sul modello europeo e la previsione della doppia preferenza di genere. Si tratta della seconda proposta di modifica della legge elettorale in vigore pronta a sbarcare in commissione Autonomia, dopo quella già depositata dal capogruppo del Pd, Roberto Deriu.

C’è poi il vivace movimento delle assemblee itineranti a cui partecipano partiti, associazioni, collettivi, sindacati e comitati territoriali e a cui, dalla sua quarta assemblea di domenica 15 giugno, ha aderito anche Il manifesto sardo. Ricostruiamo la democrazia sarda è infatti un percorso collettivo che, attraverso l’utilizzo dei processi partecipativi, intende arrivare ad una proposta condivisa, una base di principi e condizioni imprescindibili a partire dai quali il Consiglio Regionale si assuma l’impegno, entro la prima metà del mandato, di emanare una nuova e democratica legge elettorale.

Il movimento delle assemblee Ricostruiamo la democrazia sarda chiede un sistema proporzionale ed elezione del Presidente in Consiglio Regionale con eventuali correttivi necessari, quale ad esempio la sfiducia costruttiva, per rispettare quei principi di governabilità e stabilità richiesti dalla Corte costituzionale italiana. L’eliminazione della possibilità del voto disgiunto che favorisce il clientelismo e la personalizzazione della politica, un abbassamento delle soglie di sbarramento per le singole liste e le coalizioni. Una maggiore rappresentanza politica dei territori marginali, attraverso l’aumento delle circoscrizioni territoriali e la suddivisione delle circoscrizioni maggiori, bilanciata dalla eventuale costituzione di una circoscrizione regionale in grado di valorizzare il voto di opinione e le forze politiche minori, alla quale riferirsi anche per la quantità di firme da raccogliere per la presentazione delle liste.

Di questa proposta (che ha il sostegno di Sinistra Futura e del suo gruppo consiliare) ho trovato particolarmente interessante il confronto su una possibile norma di democrazia paritaria che porti ad avere una composizione del Consiglio Regionale in cui ogni genere sia rappresentato in una misura non superiore al 50% e che tenda a superare il maschilismo e la predominanza maschile della politica istituzionale sarda.

Ha davvero poco senso però avere tre proposte che sostanzialmente dicono la stessa cosa.

Sarebbe utile che l’attuale maggioranza (insieme alla minoranza, dato che stiamo parlando di una materia che non riguarda solo un pezzo della Sardegna) arrivasse all’approvazione di una nuova legge elettorale tenendo in considerazione le proposte esistenti, anche attraverso una sintesi delle proposte.

Per una questione di consenso, opportunità e possibilità, non mi impiccherei nemmeno sul presidenzialismo, di cui comunque rimango un forte oppositore. In questo senso comprendo l’operazione politica della Scuola di Cultura Politica Cocco che non prevede il superamento del presidenzialismo ma solo un sua riforma più attenuata.

Prendo atto che la tendenza dell’opinione pubblica è decisamente orientata ad affidarsi e concentrare più poteri verso una sola persone togliendo potere e rappresentanza al sistema dei partiti. Il popolo ha letteralmente messo in stand-by il sistema dei partiti e si è affidato da un lato a comitati elettorali e clientelari e dall’altro lato a degli stregoni che sintetizzano la rabbia degli esclusi.

Se si supererà il presidenzialismo sarò felice. Però, temo che per l’abolizione del presidenzialismo si dovrà aspettare ad una seconda battaglia dei movimenti che combattono per l’attuazione della democrazia statutaria. E sarà sicuramente una battaglia più difficile. Che prevederà più cartucce.

L’urgenza, oggi, è cambiare questa indecente legge elettorale. A qualsiasi costo e con qualsiasi mediazione possibile.

Cari consiglieri regionali, care consigliere regionali, i vostri onorevoli predecessori hanno prodotto questo mostro nel 2013 e voi avete la responsabilità e il dovere di ucciderlo. L’unica medicina possibile che ci permetterà di riconquistare spazi di democrazia e contrastare la delegittimazione della politica, dei partiti insieme all’astensionismo è il cambiamento della nostra legge elettorale. Fate presto.

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di 1500 battute.
Non sono ammessi commenti consecutivi.


caratteri disponibili

----------------------------------------------------------------------------------------
ALTRI ARTICOLI