Caro Matteo Lecis Cocco Ortu, il Pd che descrivi è bello, ma non esiste, passate dalle parole ai fatti
19 Ottobre 2025[Roberto Loddo]
La pubblicazione della lettera di Matteo Lecis Cocco Ortu sui 18 anni del Partito Democratico nel manifesto sardo, uno spazio di informazione della galassia della sinistra sarda e dei movimenti sociali, potrebbe apparentemente sembrare una nota stonata, un errore della redazione.
Al contrario, come manifesto sardo riteniamo utile aprire un confronto plurale e sincero su cosa ha rappresentato dalla sua nascita fino ad oggi, nel presente e nel futuro nella società sarda, italiana ed europea, un partito politico che non ho imbarazzo nel definire corresponsabile del progressivo declino dei nostri diritti sociali. E talvolta umani e civili se pensiamo alle prigioni dedicate alle persone migranti e agli accordi infami e sanguinari con la Libia. Per non parlare dei pericolosi tentativi di manomissione della nostra Costituzione.
Il partito descritto nella lettera del mio amico Matteo è una felice utopia che ancora non esiste. È stata certamente una svolta positiva e auspicata la costruzione del nuovo Pd di Elly Schlein. Un cambio di rotta radicale che ha portato il Pd, come giustamente scrive Matteo, a non aver paura “di condannare il genocidio in corso a Gaza, di scegliere la pace e l’integrazione europea, di stare accanto ai giovani che nelle piazze chiedono rispetto per l’ambiente, diritti per chi è ancora escluso, libertà e giustizia per le donne ancora vittime di una cultura patriarcale”.
Mi pare un po’ poco. Da persona ecologista, pacifista, femminista e di sinistra ritengo insufficiente la condivisibile premessa contenuta nella lettera di Matteo. Sono passati quasi tre anni dalle elezioni primarie del Partito Democratico del 2023, ma, come ho avuto modo di scrivere e dichiarare più volte, ancora non ho letto una sincera autocritica sul disastro della Sardegna massacrata e avvelenata da un modello di sviluppo sbagliato che ha impoverito e costretto chi abita quest’isola ad una condizione di disuguaglianza neocoloniale. Che cosa pensa il Pd della fabbrica di bombe Rwm?
Mi aspetto questo dal Pd, una autocritica seria e delle proposte politiche concrete per il cambiamento sociale e reale della vita delle persone. Non mi interessa la descrizione della casa fantastica di Ken e Barbie. Non ho ancora letto una parola di autocritica e una proposta seria di superamento della legge elettorale regionale vergogna votata anche dal Pd nel 2013 che garantisce alla coalizione vincente una maggioranza del 55% dei consiglieri regionali e una soglia di sbarramento del 10% a danno delle formazioni non alleate con le due coalizioni più votate. Una legge truffa che favorisce l’astensionismo e ha già tolto il diritto alla rappresentanza politica ad oltre centro mila cittadine e cittadini della nostra isola.
Il Pd, nato nel 2007 dalla fusione dei Democratici di sinistra e dei moderati liberali e democristiani della Margherita, è stato fino al 2018 il maggiore partito italiano e, con alcune interruzioni, al governo per quasi dieci anni. Il Pd che invece descrive Matteo dalla sua camera dei ricordi sembra diverso dal partito che ha delle enormi responsabilità con l’azzeramento del diritto alla salute e dello stato sociale, con la disoccupazione di massa e con una occupazione e presenza militare senza precedenti in Europa.
Il Pd che nella lettera di Matteo ritorna “nei luoghi del disagio, per dimostrare nei territori la capacità di buon governo, costruire ponti per rendere possibile un’alternativa e alzare l’asticella dell’ambizione, lottando contro le disuguaglianze e proponendo di superare un modello di sviluppo capitalista che le accresce in Italia, in Europa e nel mondo” è lo stesso partito che si è reso responsabile delle leggi che hanno deregolamentato il mercato del lavoro e i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, privatizzando le imprese pubbliche come se non ci fosse un domani e marginalizzando ed isolando il potere contrattuale del sindacato.
In Europa oggi il Pd, all’interno della famiglia europea dei socialisti e dei democratici, sostiene il secondo mandato della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen che porta avanti politiche neoliberiste, antisociali e guerrafondaie.
Caro Matteo, viviamo una specie di Repubblica di Gilead con piccoli uomini dal potere terribile, ultraliberisti, razzisti, fasci, omofobi, transfobici, nemici dei diritti delle donne, difensori dello sterminio del popolo palestinese, amici della Russia di Putin, estremisti cristiani, negazionisti del clima e altri fantastici animali al governo dell’Italia e di molti Paesi europei.
Possiamo far uscire dal guado la Sardegna e rilanciare l’azione di governo della Giunta regionale? Abbiamo l’urgenza di trasformare questo Campo largo in un nuovo CLN, un comitato di liberazione nazionale che possa cancellare definitivamente la deriva antisociale, autoritaria questa destra al governo e costruire un’alternativa di società in Sardegna.
Passare dalle parole ai fatti è urgente.