In cielo e in terra Dio sta cambiando

16 Ottobre 2013
foto Bartoli 155Silvana Bartoli

Il giudice feroce di Wojtyla, pronto a scomunicare la bambina violentata che osava abortire, lascia il posto al pater dialogante di Bergoglio che accoglie la madre di tre figli pentita per aver un tempo abortito.
Il vecchio barbuto e irascibile che ha suggerito a Ratzinger di ritirarsi, lascia spazio al nonno severo ma buono che indica la strada del rinnovamento spirituale.
I valori non negoziabili lasciano il campo alla doverosa relazione con la modernità.
Quando le Istituzioni si sentono in pericolo tornano ai princìpi e il nuovo papa sembra un rivoluzionario perché si ricorda delle parole evangeliche a partire dall’accoglienza.
In onore del papa tutti gareggiano nel ricordare Francesco d’Assisi, la scelta di povertà, l’imitazione di Cristo, la sua Regola approvata nel 1223 da papa Onorio III; si dimentica però che questa è soltanto l’ultima Regola elaborata da Francesco, la prima venne rifiutata: forse perché imponeva di fare la carità anziché chiederla? L’elemosiniere pontificio spedito a Lampedusa ci dice che il papa si è ricordato della prima regola francescana, sarebbe bene che se ne ricordassero anche coloro che si riempiono la bocca con la più trita retorica del “poverello”.
Non sarebbe male che il nuovo Francesco interrompesse la questua dell’8 per mille e delle esenzioni fiscali e redistribuisse ai poveri l’immenso “Patrimonio di S.Pietro” (che “non aveva un conto in banca”) raccolto nel corso del secoli sfruttando il bisogno di religione presente soprattutto tra i poveri e i semplici. La forza delle religioni sta nella diffusa necessità di avere un padrone: l’India in crisi si affida a Ganesh e, donandogli quel poco che hanno, i fedeli cercano una protezione contro la povertà e l’insicurezza. Il potere delle religioni si è rafforzato in tutti quei passaggi storici nei quali il potere civile era debolissimo o distratto.
Mentre scrivo non riesco a non pensare alla povertà e alla disoccupazione dilaganti a causa, dicono, della “crisi”; crisi che scompare di botto quando bisogna pagare la buonuscita di 6.600.000 euro al signor Bernabé, il cui ruolo era così importante e responsabile da neanche informarlo che stavano per vendere l’azienda di cui era a capo.
Nessuno di coloro che si ritengono politici /politiche ha detto una parola, forse perché anche loro intascano stipendi esorbitanti e ingiustificati pur risultando sempre irresponsabili. Quale insegnante potrebbe dire di non sapere cosa è successo nella sua classe mentre un ministro può affermare tranquillamente di non aver la più pallida idea di cosa sia successo nel suo ministero?
La “politica” è la gestione della polis, ovvero della collettività, ma nessuno di coloro che siedono in parlamento sembra ricordarsene e tutti continuano ad abusare della parola “politica” per descrivere gli equilibrismi necessari a conservare una poltrona che frutta, appunto, stipendi esagerati e ingiustificati. Un grillino ha accusato i parlamentari di essere ladri, forse è eccessivo ma stipendi esagerati e ingiustificati sono comunque un furto ai danni della collettività. L’equilibrismo è ormai talmente spudorato da pretendere di conservare la poltrona di senatore anche per un delinquente certificato da tre gradi di giudizio.
Chissà se il papa che sa toccare i cuori riuscirà a smuovere i macigni che dobbiamo mantenere in Parlamento?
C’è qualcuno però che vede in questo papa un’abilità tutta gattopardesca, o gesuitica, eppure quel che a molti sembra una ripulitura della facciata mantenendo intatta tutta la struttura di potere, sembra dare molto fastidio ad altri, all’Opus Dei ad esempio o ai Legionari di Cristo (continuano a chiamarsi così i seguaci di un pedofilo conclamato); insomma pare che al clero più tradizionale questo papa, che sa usare le parole giuste al momento giusto, dia proprio fastidio.
Al netto di tutta la diffidenza che il comportamento secolare del clero suggerisce (a pensar male si fa peccato … diceva Andreotti, che andava in chiesa tutti giorni e conosceva i papi da vicino) è evidente che Francesco ha un passo nuovo e, mentre scrivo, forse ha già dato ordine di smantellare la banca vaticana, che si rivela ogni giorno di più come un’organizzazione a delinquere, ha già licenziato il produttore di armi che la dirige, ha già obbligato la curia e scuole cattoliche a pagare l’Imu e a non chiedere più soldi pubblici; ha dato ordine di rivedere i privilegi offensivi degli insegnanti di religione.
Dio sta cambiando: dal verticismo del potere all’armonia della relazione; il papa ha già detto che i conventi vuoti devono essere offerti ai rifugiati e forse, oltre ai generici richiami alla “dignità della donna”, ha già organizzato un corso accelerato sui diritti delle donne e sulla parità di genere rivolto a tutto il clero, vescovi e cardinali compresi; ha chiesto a C.L. di rinunciare al controllo della sanità e degli ospedali; la religione infatti parla tanto di anima ma poi tutto ruota attorno al corpo: l’anima è un corpo che sta bene e permette di pensare; se il corpo sta male l’anima non riesce neanche a pensare; sicché parlando di anime la chiesa si è sempre occupata di corpi e di leggi che li controllino, secondo i canoni del più bieco clericalismo che questo papa dice di detestare.
Poiché, ha detto il papa, “il proselitismo è una solenne sciocchezza”, forse la Congregazione de propaganda fide verrà smantellata e, riconoscendo importanza alla luce della ragione, chiederà alla sua religione di non insegnare più che l’ignoranza è una virtù.
Il papa che dialoga con Scalfari apre un dibattito certamente coinvolgente per chi è cattolica/o, cristiana/o; per chi non lo è, e ha altri interessi o punti di riferimento, restano comunque le leggi imposte dal Vaticano, resta l’8 per mille, il finanziamento pubblico alle scuole cattoliche, il quantitativo esorbitante di elettrosmog diffuso dalle antenne di Radio Vaticana (occupano una superficie di 425 ettari all’interno del comune di Roma, ma godono del privilegio dell’extraterritorialità) le cui emissioni hanno superato ampiamente i limiti di cautela, tanto che tre dirigenti dell’emittente pontificia sono già stati condannati (ma continuano a lavorare come se niente fosse).
In nome di quale Dio deve continuare tutto questo? Del Dio di Wojtyla o di Francesco, di Ratzinger o di Mancuso, del Dio dogmatico o relazionale?
Se il Vaticano è ancora una monarchia assoluta sedicente di diritto divino, questo papa sembra pronto a scontrarsi con tutta la tradizione monarchica dei potenti e dei segreti che ne hanno scandito la storia.
Forse ha già cominciato a illustrare ad Adamo ed Eva il concetto di evoluzione e si sta organizzando per spiegarci cosa è accaduto a Emanuela Orlandi.
Sembra però che Dio stia cambiando anche da altre parti. In Iran, dopo aver ispirato ad Ahmadinejad la faccia feroce contro gli infedeli, invia il volto comprensivo di Rouhani: chissà se è gesuita anche lui?

2 Commenti a “In cielo e in terra Dio sta cambiando”

  1. Arturo Carlo Iemolo scrive:

    Insomma, bello apprezzare Papa Francesco; meno bello chiedergli di smontare la Chiesa in cambio della simpatia. Nelle tentazioni di Gesù, il demonio gli dimostrò una grandissima simpatia e gli fece mille promesse…

  2. silvana bartoli scrive:

    Non so se ho capito bene il senso del commento di Arturo Carlo Iemolo (parente o discendentedi un nome così impegnativo?) ma voglio subito precisare che non era mia intenzione chiedere a papa Francesco “di smontare la Chiesa in cambio della simpatia”. Quello che ho scritto significa che, se un papa crede a quello che dice, non si accontenta di suscitare simpatia ma alle parole fa seguire i fatti: se “san Pietro non aveva un conto in banca” il successore di Pietro non può essere proprietario di una banca. Se il papa dice che “il proselitismo è una solenne solenne sciocchezza” non può continuare a tenersi care le enormi antenne di radio vaticana che diffondono pericoloso elettrosmog, oltre a dosi massicce di propaganda fide. Se alle parole non seguono i fatti allora vuol dire che quelle parole erano finalizzate soltanto ad ottenere simpatia per continuare a fare le stesse cose. Il cardinale Tagle ha dichiarato infatti che Francesco vuole “mostrare il volto buono di Dio” così tutti saranno “più disponibili ad accettare la struttura della Chiesa”. Com’è simpatico.

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