Corro da solo
11 Settembre 2025
[Amedeo Spagnuolo]
Solitudine, non riesco a trovare un’altra parola per cercare di descrivere il tempo che stiamo vivendo, una grigia, deprimente solitudine che, come la peste, sta investendo tutti i settori della vita sociale delle comunità umane.
Ho sentito l’esigenza di cercare di sviluppare, come spesso mi accade, qualche riflessione su questo tema, dopo un episodio occasionale capitatomi a Nuoro, la città nella quale vivo. Quando riesco a trovare il tempo, mi piace fare un po’ di sport, sia perché l’ho sempre praticato, a livello agonistico quando ero giovane, per stare meglio adesso che sono un ex giovane. L’attività fisica per me, ma non solo per me, è un forte ansiolitico che mi aiuta ad affrontare meglio i tempi bui che stiamo vivendo. Parlavo dell’episodio che mi ha indotto a scrivere questo articolo, ebbene si tratta di alcune osservazioni che ho sviluppato mentre correvo per le strade della città.
Mi ricordo che fino a circa una decina di anni fa, mentre attraversavo le vie del centro di Nuoro, incrociavo molte persone, alcune delle quali le conoscevo e quindi mi fermavo, nonostante il sudore e la fatica, a scambiare qualche chiacchiera. Mi bastava questo per scacciare quella fastidiosa sensazione di solitudine che da sempre attanaglia l’uomo ma che negli ultimi tempi sta diventando un elemento costante anche nella nostra quotidianità.
Oggi, nonostante siano passati un po’ di anni, continuo a correre, mi piace molto e contribuisce a farmi stare meglio però noto con tristezza che durante la mia corsa non incrocio quasi più nessuno per strada e quindi è molto raro che riesca a scambiare qualche chiacchiera. Ho riflettuto molto su questo fenomeno e sono giunto alla conclusione che alla base di un cambiamento tanto repentino ci sono due motivazioni fondamentali, la prima riguarda lo spopolamento delle zone interne della Sardegna e quindi la conseguente de antropizzazione che ha letteralmente fatto sparire dalle strade le persone.
La seconda causa è, secondo me, più inquietante e riguarda il fatto che le persone ormai si sono abituate a vivere da sole, la relazione sociale sta diventando quasi superflua e la solitudine, pur provocando in molti di noi ansia e disperazione, viene generalmente accettata in un mondo che ha dimenticato come si fa a interagire con l’altro. Per cui mi sta accadendo un fenomeno che in tutta onestà mi sta inquietando non poco, corro da solo, osservo i luoghi che attraverso cercando l’altro, ma la mia ricerca è vana perché l’altro semplicemente non c’è più.
In maniera immediata e piuttosto istintiva, ho individuato due cause alla base del fenomeno della solitudine dei nostri tempi, mi rendo conto ovviamente che il problema è serio e va articolato meglio cercando d’individuare le molteplici cause che ci hanno condotto verso questa triste condizione di vita “solitaria”. Partiamo da un aspetto che di fatto sta caratterizzando soprattutto le cosiddette comunità occidentali ovvero il problema demografico. Dal 2020 circa abbiamo assistito in Italia a un aumento di circa il 14% dei nuclei unifamiliari.
È evidente che questa nuova condizione di famiglia composta da un solo elemento sta trasformando, per ovvi motivi, le dinamiche sociali soprattutto nella quotidianità causando un preoccupante aumento del fenomeno dell’isolamento sociale. Poi abbiamo un altro dato preoccupante, l’invecchiamento della popolazione, infatti, in Italia circa il 28% degli italiani sopra i 65 anni vive da solo, il 50 % delle donne sopra i 75 anni vive la stessa condizione di solitudine. A tutto questo si aggiunge un forte calo dei matrimoni e delle relazioni stabili che inevitabilmente contribuiscono a incrementare uno stile di vita “solitario”.
Anche l’enorme sviluppo della tecnologia sta, indubbiamente, contribuendo, a rendere un problema sociale la questione della solitudine, anzi sarebbe meglio dire, per evitare qualsiasi rischio di criminalizzazione, l’abuso della tecnologia. Insomma è sempre la stessa storia, l’essere umano mostra tutta la sua genialità quando inventa soluzioni tecnologiche capaci di rendere migliore la sua vita ma subito dopo comincia ad abusare di ciò che rappresentava un notevole progresso per l’uomo e tutto si trasforma in qualcosa che potrebbe addirittura compromettere la sua stessa sopravvivenza.
Devastante, per esempio, si sta dimostrando, soprattutto per i giovani, l’uso intensivo dei social media. Tutto questo accade perché le relazioni virtuali favorite dai social sono superficiali, mettono in moto processi esasperati di confronto che a loro volta incoraggiano pericolose sensazioni d’inadeguatezza e dunque di solitudine con le preoccupanti conseguenze che osserviamo oggi e cioè fenomeni di ansia, depressione e purtroppo anche di soluzioni suicidarie che in questi ultimi anni stanno interessando i nostri giovani.
Le relazioni sociali si stanno frammentando sempre di più grazie al contributo delle nuove tecnologie informatiche che si sono ramificate, soprattutto, nelle grandi aree urbane dando vita a quel fenomeno d’individualismo urbano per cui nelle grandi città i legami di fiducia di un tempo tra i vicini tendono a ridursi drasticamente inducendo le persone a condurre uno stile di vita solitario. Spesso, vivere da soli viene considerato un aspetto molto positivo in quanto percepito come simbolo della capacità di essere autonomi e di non aver più bisogno dell’altro.
Il recente flagello della pandemia da COVID – 19 ha peggiorato in maniera significativa il livello di solitudine a causa delle misure di distanziamento sociale soprattutto nella popolazione anziana. Purtroppo è successo che questi nefasti effetti legati alla solitudine si sono protratti anche dopo che le restrizioni si sono concluse.
Il problema della solitudine in Italia sta diventando una vera e propria emergenza sociale poiché il nostro paese è sempre stato caratterizzato da legami famigliari e sociali molto forti per cui questa trasformazione sociale si sta rivelando fortemente traumatica per noi ed esige delle immediate risposte per cercare di arginare il problema.
Personalmente, essendo un insegnante, do il mio piccolo contributo cercando di persuadere il maggior numero dei miei alunni che è arrivato il momento di abbandonare la dimensione superficiale e virtuale dei social media e tornare a parlarsi e a ricreare quelle reti sociali fatte di “carne e ossa” che hanno sempre rappresentato, soprattutto per i giovani, un luogo sano, concreto e reale, nel quale rifugiarsi nei momenti difficili.
Io, intanto, continuo a correre da solo senza però aver perso la speranza di potermi imbattere, prima o poi, dietro la prossima curva, in decine di altri runner con i quali condividere la mia passione e quindi la vita.
“La solitudine è ascoltare il vento e non poterlo raccontare a nessuno” Jim Morrison