Discontinuità territoriale

16 Ottobre 2018

Foto Roberto Pili, alluvione Capoterra, 2008

[Antonio Muscas]

Come possiamo vedere in queste ore, continuità territoriale non è esclusivamente la possibilità di prendere un aereo per andare in vacanza, per lavoro, o per rientrare in Sardegna quando si risiede fuori.

Continuità territoriale è poter circolare dentro la Sardegna e godere di servizi adeguati che ti consentano di condurvi una vita dignitosa e non trovarti in difficoltà o a rischio di vita ogniqualvolta devi affrontare un imprevisto. Avere le strade sconce, i trasporti pubblici che fanno pena, la rete di telecomunicazioni a macchia di leopardo, quella sanitaria in via di smantellamento, soprattutto nelle zone più isolate, questa è grave carenza, quando non totale assenza, di continuità territoriale.

Quando le strade si disfano, le case vengono sommerse, i centri abitati rimangono isolati e la gente muore travolta dalle inondazioni perché, sì le piogge sono eccezionali, ma tutto il sistema sta colando a picco perché si è costruito con l’occhio puntato alla cementificazione a tutti i costi, tralasciando qualità e sicurezza, allora capiamo meglio cosa significhi mancanza di continuità territoriale.

In Sardegna è oramai diventato un problema viverci in condizioni normali. Da anni è diventato un disastro in condizioni neanche troppo eccezionali. Ma le condizioni eccezionali sembrano diventate l’unica occasione per farci accorgere delle case costruite nei letti dei torrenti, di interi paesi costruiti dove la natura non lo consente, delle strade inadeguate e fatte senza la dovuta attenzione o a imbroglio, dello smembramento in corso delle reti di comunicazione, dei servizi sanitari e di soccorso perché economicamente non convenienti.

Gli stessi eventi eccezionali, anche se a livello globale, sono frutto delle politiche scellerate degli ultimi decenni, politiche mirate alla speculazione e alla spoliazione delle risorse, alla devastazione dei territori e senza interesse alcuno per compensare almeno in parte alle modifiche del suolo, dell’ambiente e del clima.

Non sempre tutto si può evitare in termini di disastri quando è la natura a esprimersi con il suo vigore, ma è vero che molto di quanto sta capitando negli ultimi anni e nelle ultime ore è il frutto della cecità dell’uomo, di chi pensa che il pil, il mercato e la finanza, alla fine siano l’unica ragione per cui valga vivere, e morire.

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