Elezioni regionali, prima il programma e dopo il candidato Presidente

25 Luglio 2023

[Fernando Codonesu]

Una decina di anni fa con una ventina di amici, attivisti, professionisti di vari settori, docenti universitari, imprenditori, giornalisti ecc., intorno ad un personaggio di rara coerenza tra le parole e i fatti come Don Ettore Cannavera, abbiamo dato vita ad una associazione dal nome Terra di pace e solidarietà.

Scrivemmo un programma – manifesto sulla base di sole cinque parole, per noi “stelle polari” dell’azione politica a tutti i livelli istituzionali: Lavoro, Terra, Pace, Istruzione e Solidarietà. Il candidato Presidente di allora, Francesco Pigliaru, noto Prof. Ordinario dell’Università di Cagliari, iniziò presso la sede de La Collina di Serdiana, pensata, costruita e guidata dalla sua fondazione da Don Ettore Cannavera, la sua campagna elettorale.

La presenza di Pigliaru ci sembrava un inizio importante, anche sotto il profilo simbolico.
Peccato che fin dal primo giorno scoprimmo che quel “luminare” confondeva l’edilizia scolastica con le politiche dell’istruzione e della formazione. Che scoperta e quale delusione per noi, però, per uno che proveniva dall’Accademia!

Certo, quelle elezioni furono vinte dal centrosinistra, ma di quel programma da noi scritto non venne raccolta neanche una delle cinque parole che avrebbero potuto e dovuto rappresentare, almeno nelle nostre intenzioni, la chiave di un’azione rinnovatrice della politica sarda guidata dal centrosinistra.
Si sa, dieci anni in politica sono sempre tanti al punto da poter rappresentare un vero e proprio cambiamento epocale.

A maggior ragione oggi, nel periodo della digitalizzazione, della compressione del tempo e della dilatazione dello spazio, relativamente parlando, dovuti al bombardamento continuo e assillante di notizie e informazioni provenienti dal web, via smart phone o qualunque altro dispositivo tecnologico. Informazioni, rigorosamente disseminate scientificamente e predisposte sulla base della profilazione millimetrica di ciascuno di noi, a livello di azioni e scelte effettuate, ma anche di quelle non fatte e semplicemente pensate nonché di sensazioni ancorché non espresse.

Ma forse che quelle stesse parole di quasi dieci anni fa, informate e rafforzate dai diritti della cittadinanza previsti dalla Costituzione e da pretendere a gran forza in tutti i territori italiani, isole comprese, non possono essere considerate come elementi base di un programma politico dello schieramento che semplifico come contrario alla destra attuale presente in Sardegna?

Sulla prossima scadenza elettorale il dibattito è interessante, ricco di riflessioni e proposte con angolazioni e sfumature diverse. Tra gli altri, ho apprezzato gli interventi di Roberto Loddo, https://www.manifestosardo.org/fateci-votare-la-sinistra-senza-vergognarci/, Andrea Pubusa, http://www.democraziaoggi.it/?p=8248 , e le stimolanti suggestioni di Luana Seddone, https://www.manifestosardo.org/un-sogno-sulle-prossime-elezioni-regionali-sarde/ : li condivido.

Aggiungo alcuni punti già indicati da Andrea Pubusa a incominciare dalla riscrittura dello Statuto della nostra autonomia speciale da orientare maggiormente verso l’autogoverno su almeno sei materie come l’Energia (utilizziamo noi il sole e il vento e non le multinazionali!), il Governo del territorio (al riguardo rimettiamo al centro dell’azione politica il ridimensionamento e la ridislocazione delle servitù militari), il Paesaggio, l’Ambiente e i Trasporti (da ripensare e riformulare totalmente  quella continuità territoriale farlocca!).

Queste sei materie come tante altre previste dall’art. 117 della Costituzione vengono enumerate come materie distinte dal legislatore statale, ma in realtà sono così interconnesse e legate tra loro che lo Stato, con i suoi interventi sempre confermati dalla Consulta, ha continuamente compresso il diritto regionale a vantaggio della centralità dello Stato nel nome del principio di leale collaborazione.
Non solo nelle materie elencate tra quelle “concorrenti”, ma anche nel caso di materie di stretta competenza regionale (sulla carta) come l’Urbanistica!

Condivido appunto l’impostazione di Roberto Loddo per cui si chiede di farci votare a sinistra senza vergognarci, ma innanzitutto va richiesto a voce alta: “Metteteci nelle condizioni di votare: siate seri e credibili per fare aumentare la partecipazione al voto”.

E ancora, auspico uno schieramento unitario (tenendo conto delle osservazioni che ho ricevuto recentemente prometto di non ritornare più su questo aspetto) convinto come sono che tutte le “contraddizioni in seno al popolo” possono essere ricomposte e riconciliate: è la visione del mondo della sinistra che non è conciliabile con quella della destra. Di tutto il resto si può discutere serenamente nel rispetto reciproco e senza atteggiamenti supponenti: si può e si devono trovare soluzioni condivise.

Per tornare alle basi: un voto di sinistra si può avere quando, metodologicamente parlando, si lavora prima al programma e poi si indica il candidato Presidente in grado di personificarlo al meglio.
Vi sono diverse figure politiche e culturali che possono servire con onore tale ruolo. Persone che vengono dalla politica, dall’amministrazione della cosa pubblica, dal sindacato, dal mondo delle professioni e dell’impresa, le cui esperienze e capacità politiche e amministrative dimostrate, unite ad una postura culturale in grado di reggere un confronto anche aspro con lo Stato, siano adeguate all’impegno richiesto.

Mi piacerebbe anche conoscere una proposta della squadra di governo in anticipo rispetto all’esito della competizione elettorale. Infatti, il Presidente, in caso di vittoria elettorale, deve essere accompagnato da una squadra di governo all’altezza del compito e non da persone scelte in base all’alchimia della politica con il sempreverde manuale Cencelli.

Ho già detto che è mio interesse esprimermi solo per lo schieramento elettorale in cui mi riconosco e per questo dico ancora una volta che bisogna avere un unico fronte in grado di rappresentare un programma serio di governo alternativo alla destra.

Bisogna evitare che i marpioni della politica dei tempi passati facciano pesare rendite di posizione oggi inaccettabili. Tali personaggi dovrebbero farsi da parte, ma se proprio volessero concorrere con il loro sperimentato sapere e le loro capacità, che facciano un passo laterale, se non sono capaci di fare un passo indietro, e permettano senza alcun indugio di liberare energie più giovani e fresche.

Che siano i giovani provenienti dalla società civile, dai numerosi comitati e movimenti sociali che in questi cinque anni hanno continuato a tener vivi e a rafforzare i focolai di resistenza e ribellione contro il degrado, lo sfascio dei servizi pubblici e l’abbandono dei territori in quanto diventati invivibili.
Non si può pensare che siamo liberi e viviamo in una democrazia compiuta quando i giovani sono costretti a vivere in famiglia fino a 30-35 anni o ad emigrare non appena si è ultimato il ciclo di studi: questa non è libertà, è privazione dei diritti di cittadinanza, ad incominciare dall’uguaglianza, la pace e la giustizia sociale.

Ancora una volta, è il programma che giustifica il nostro voto, non la “fascinazione” del candidato Presidente, o del programma raffazzonato a posteriori intorno al Presidente. Il programma che non si vede né si percepisce: non c’è una visione, non c’è un’idea di Sardegna. E a differenza del mondo della Fisica delle particelle, non c’è neanche un Peter Higgs (quello del bosone o della particella di Dio, per intendersi) per la politica che possa permetterci di dare una massa misurabile ad un pensiero politico ad oggi che non si conosce, impalpabile e inesistente, altro che L’insostenibile leggerezza dell’essere dell’appena scomparso Kundera!

Quanto all’unità, vorrei mettere in campo semplicemente l’esigenza del buon senso e dei numeri per i partecipanti al tavolo di confronto, tavolo e non “tavola”, perché se diventa una tavola allora non basteranno le sedie per soddisfare l’appetito famelico di alcuni (e questo comportamento è indipendente dallo schieramento politico di appartenenza).

In particolare, ad alcuni interlocutori di quelle forze e movimenti che non si fidano del PD vorrei consigliare di analizzare i risultati delle due precedenti tornate elettorali per verificare che il peso relativo di quel partito è stato pari al 48% nel 2014 e al 35% nel 2019. Non solo, osservo che conteggiando per il 2019 i voti del M5S che in quell’occasione si è presentato da solo ma oggi è presente nel grande tavolo del centrosinistra allargato, il peso relativo del PD diminuirebbe fino al 28%.

La maggioranza dei voti non sta nel PD ma nell’insieme di tutte le altre forze dello schieramento.
Il tutto per dire che in un tavolo negoziale basato sui contenuti del programma, un trend elettorale negativo del PD, caratterizzato da una diminuzione percentuale pari al 42% in soli cinque anni, può permettere a tutto il resto dello schieramento, comprese le forze e i movimenti dell’area dell’autodeterminazione, di avere un peso relativo molto più alto di quanto si pensi. Per essere più espliciti, la figura del Presidente non può essere assegnata semplicemente sulla base del voto avuto nel passato da un singolo partito,  ma sulla base dei rapporti di forza complessivi attuali e soprattutto sulla qualità del programma politico proposto agli elettori.

Meglio allora, molto meglio, ragionare sul programma e sul candidato Presidente più adatto che, in tal caso, può anche venire da qualunque raggruppamento della coalizione.
Meglio ancora, anche se non è obbligatorio, sarebbe avere oggi una Presidente donna perché i tempi sono maturi per una scelta del genere.

Un’osservazione conclusiva mi viene in mente pensando all’uso dell’iperbole nell’ironia de La vergine cuccia di Giuseppe Parini che possiamo sintetizzare come la necessità di avere uno “spessore morale adeguato” nel ruolo di guida assegnato allora ai nobili (eravamo nella seconda metà del 1700) e che oggi va richiesto senza sconti a tutta la politica.

Perciò, niente giochini, per favore: siate all’altezza del compito richiesto per farci votare convintamente per lo schieramento largo e unitario di centrosinistra.
Solo questo si chiede: né di più né di meno.

Da Democrazia Oggi

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