Un sogno sulle prossime elezioni regionali sarde

14 Luglio 2023

[Luana Seddone]

Nel 2024 La Sardegna andrà a nuove elezioni. Ho un sogno, vorrei che si candidasse una persona di morale specchiata.

Vorrei che la candidatura presupponesse l’accettazione di uno stipendio uguale e non superiore ad un operaio,  una persona che non avesse servitori,  che sappia pulire la sua casa,  fare la spesa, che vada al mercato, che prenda l’autobus, che faccia la fila alle poste, saggia, capace di cogliere meglio di altri la complessità della natura umana e il delicato equilibrio che governa una società, umile, sensibile, competente, un vero  punto di riferimento , non solo politico ma soprattutto umano.

Non vorrei un narcisista, ma un “buon” leader, che si circondi di persone altrettanto competenti e altrettanto oneste, non vorrei rappresentanti di una vecchia politica fatta di compromessi e di comportamenti fumosi.

Una persona che racchiuda storia e speranza, combatta i soprusi in nome della libertà e dell’uguaglianza di opportunità, un politico lungimirante e attento agli ultimi, vicino alla gente, che rifugga i riti e i protocolli istituzionali.  Dovrebbe amare e tutelare la natura, vivere in un alloggio popolare, avere accesso solo alle cure sanitarie nazionali, non dovrebbe avere corsie preferenziali. È vero,  è un’utopia, ma se tutto ciò fosse,  non ci sarebbero il gatto e la volpe, il leader conoscerebbe la realtà di cui si occupa, quella società che ha bisogni primari per troppo tempo  dimenticati, la necessità di avere cultura, il bisogno di saper comunicare, l’angoscia di non poter accudire degnamente i propri figli, l’umiliazione di dover vivere in ambienti fatiscenti, la fatica e l’impossibilità di curarsi, la disperazione di non riuscire a far quadrare i conti, la ghettizzazione  della povertà.

 Mi piacerebbe che a occuparsi dei vari assessorati fossero persone competenti e non riciclate, che abbiano abilità professionali, motivazionali, capacità di far fronte ad un compito o a un insieme di compiti, riuscendo a mettere in moto e a orchestrare le proprie risorse interne, cognitive, affettive e volitive e a utilizzare le risorse esterne disponibili in modo coerente e fecondo. Il nuovo leader dovrebbe avere la capacità di guidare, trasmettere, essere ciò che fa,  lavorare per il miglioramento, rifuggire da  una politica elitaria, un monarca nuovo senza l’aristocrazia alle spalle, un potere nuovo e libero dai vincoli tradizionali , un personaggio politico, certamente eccezionale, fuori dalla norma  ma non caratterizzato in senso negativo.

“Ma cento anni dopo, il negro ancora non è libero; cento anni dopo, la vita del negro è ancora purtroppo paralizzata dai ceppi della segregazione e dalle catene della discriminazione; cento anni dopo, il negro ancora vive su un’isola di povertà solitaria in un vasto oceano di prosperità materiale; cento anni dopo; il negro langue ancora ai margini della società americana e si trova esiliato nella sua stessa terra. Per questo siamo venuti qui, oggi, per rappresentare la nostra condizione vergognosa. In un certo senso siamo venuti alla capitale del paese per incassare un assegno. Quando gli architetti della repubblica scrissero le sublimi parole della Costituzione e la Dichiarazione d’Indipendenza, firmarono un “pagherò” del quale ogni americano sarebbe diventato erede. Questo “pagherò” permetteva che tutti gli uomini, si, i negri tanto quanto i bianchi, avrebbero goduto dei principi inalienabili della vita, della libertà e del perseguimento della felicità” così diceva Martin Luther King che aveva  il sogno di liberarsi dalla segregazione e dalle catene, il sogno di non vivere più in un’isola di povertà solitaria, così come noi sardi che viviamo in un’isola destinata soltanto alle esercitazioni militari e al turismo dei ricchi, così come noi che da troppo tempo attendiamo che l’essere un’isola ci dia delle opportunità, come noi che da tempo aspettiamo che i padroni ci liberino il suolo, come noi vessati e soggiogati da una politica prona ai desideri degli occupanti e poco attenta alle necessità reali.

Nessuno sviluppo, solo scelte scellerate e noi silenti, ad accettare tutto, ancora una volta, di fronte a candidati noti per non aver tutelato i nostri diritti e la nostra isola. Non è solo una questione di fascismo, è l’attitudine a occuparsi dei privilegi dei pochi, non si tiene conto delle peculiarità del territorio, neanche lo si conosce, si accorpano scuole e ospedali solo in funzione di calcoli in linea d’aria o per numero di abitanti ma. quei pochi chilometri e, soprattutto, quei pochi abitanti abitano in luoghi difficili da raggiungere, dimenticati e mal serviti.

Sogno di non arrendermi e condivido la riflessione offerta da Dostoevskij: “Sorridete per l’assurdità del vostro sogno e sentite nel contempo che nelle trame di questa assurdità si racchiude un qualche pensiero, ma il pensiero è reale, in qualche modo appartiene alla vostra vita reale, ed esiste, è sempre esistito nel vostro cuore, è come se nel sogno vi fosse stato rivelato qualcosa di nuovo, profetico e desiderato.”

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