Fateci votare la sinistra senza vergognarci

16 Luglio 2023

[Roberto Loddo]

Esiste un soggetto politico della sinistra sarda che sia percepito come spazio accogliente e riconoscibile di pratiche di liberazione e di autodeterminazione? No. Almeno non ancora. Eppure, ci sono alcuni motivi che mi spingono a sostenere l’idea che alle prossime elezioni regionali una lista delle sinistre sarde nel campo largo possa superare il Pd, i cinque stelle e guidare la coalizione progressista e di centrosinistra.

Sono da tempo convinto dell’opportunità di un soggetto politico plurale delle sinistre sarde che possa riconquistare spazi di democrazia nella società e nel consiglio regionale. Un soggetto politico del socialismo del XXI secolo, che tragga forza dalla valorizzazione delle differenze con un orizzonte femminista, pacifista, ecologista e antiliberista.

Sono profondamente ancorato all’idea che sia il conflitto sociale l’unico motore del cambiamento. L’unità di tutti i conflitti esistenti in Sardegna può diventare l’elemento fondamentale per la costruzione della nuova giunta regionale. La massima istituzione della nostra autonomia statutaria deve essere abitata e occupata da coloro che in questi anni hanno lottato e continuano a lottare contro chi sta distruggendo la Sardegna, il suo diritto alla salute e contro chi ci ha imposto un modello di sviluppo fallito e dannoso e velenoso.

Utopia o realtà? Certamente il Pd sardo ha delle responsabilità enormi. Responsabilità per il disastro di una regione massacrata e avvelenata da un modello di sviluppo sbagliato che ha impoverito e costretto chi abita quest’isola ad una condizione di disuguaglianza neocoloniale. Ma non possiamo non considerare nemmeno il tentativo di cambio di rotta radicale della sua nuova segretaria Elly Schlein. Per la filosofia buddista anche il peggiore dei veleni può trasformarsi in medicina. Per questi motivi ho recentemente sottoscritto l’Appello per uno schieramento elettorale di centro sinistra largo, unito e plurale.

E come si costruisce una lista dell’autogoverno e dei conflitti sociali? Non è complicato. Vorrei vedere una lista con i volti e leggere nomi di tutte e tutti coloro che hanno guidato l’opposizione sociale nei loro territori, nei loro paesi depredati e spopolati. Le protagoniste e i protagonisti delle lotte a sostegno delle persone escluse ed emarginate. i volti e i nomi di chi combatte la speculazione energetica e di chi ha portato avanti, nel silenzio della politica e dei media, le lotte per la riconversione e le bonifiche dei disastri causati dall’industria pesante e l’occupazione militare delle basi e della fabbrica di bombe Rwm.

Cosa non vorrei vedere? Divisioni e separazioni determinate dalla conquista del privilegio. Divisioni e separazioni determinate da tante piccole liste che rappresentano il piccolo potere di aspiranti onorevoli trasformati baroni del consenso. Baroni ammalati di cesarismo che con avidità controllano il loro piccolissimo bacino elettorale. Nel ‘900 c’erano i partiti a controllare gli eletti. E ora sono direttamente gli onorevoli a inventarsi un partito appena eletti e a controllarlo direttamente dal loro ufficio di Via Roma.

E no. Non può funzionare così. Non ci possono essere venti liste della sinistra sarda per venti consiglieri regionali che hanno le stesse idee ma sono divisi solo da logiche personali. Per favore, non fatelo, smettetela. Cerchiamo di vincere le elezioni e di portare al governo della Sardegna un soggetto politico dei protagonisti e delle protagoniste della nostra liberazione politica e sociale e della nostra autodeterminazione.

E i baroni lasciamoli a casa.

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