Inquinamento e malattie tumorali. L’utilità del registro tumori secondo Giancarlo Nonis
3 Agosto 2025[Rita Atzeri]
La Sardegna appare come un paradiso terrestre eppure per quanto scomodo sia dirlo, è una regione fortemente inquinata.
Il suo inquinamento ha radici storiche precise e produce conseguenze devastanti sulla salute delle persone, una delle più drammatiche sono le malattie tumorali. Credo di non conoscere persona che non abbia nel giro delle parentele, amicizie o conoscenze, perduto qualcuno a causa di un tumore.
Ne parliamo qui con Giancarlo Nonis, tecnico di laboratorio dell’ospedale Businco, ora in pensione, attualmente presidente dell’associazione Arcadia Sardegna diversamente abili per l’inclusione, la cittadinanza, la tutela delle persone con difficoltà di qualunque tipo di inserimento nella società e rappresentante di medicina democratica per il sud Sardegna.
Nonis è stato anche presidente per vari anni del comitato Sa Luxi, nato dalla forte volontà di Carlo Masu purtroppo deceduto trentenne. Prima di allora ho sempre denunciato la pericolosità di lavorazioni che sciavano vedove ed orfani in Sardegna dalle miniere alle fabbriche bugiarde citazione da Cicito Masala.
Giancarlo, stiamo per toccare un tema doloroso per molti di noi, quello delle morti per cancro. I fattori che incidono sulla malattia sono tantissimi. Mi risulta che tu abbia preso contatto con Report per denunciare l’incidenza delle cause legate all’inquinamento. Qual è la situazione?
la Sardegna vive dagli anni ’60 del secolo scorso, quando al malessere sociale che a volte produceva fenomeni di banditismo, i Governi Nazionali assieme a quelli della Regione decise di realizzare vari insediamenti industriali, l’isola non era nuova all’industria essendo fin dall’epoca romana allo sfruttamento minerario, ma tra il 1960 e il 1970 le miniere prima di proprietà privata e poi non essendo più redditizie passarono alla gestione di una società a partecipazione statale ed infine vennero chiuse. Si insediano così la petrolchimica con la SIR a Porto Torres e la Rumianca ad Assemini, ad Ottana e la SARAS petroli e SARAS petrolchimica, e a Portoscuso il polo metallurgico dell’alluminio.
Fai riferimento ad una situazione denunciata anche dal grande poeta e scrittura Ciccito Masala, in tante opere importanti come “Il Dio Petrolio”, che ha portato anche una vera e propria mutazione sociale con la trasformazione dei pastori in operai e poi in disoccupati. Qual è la situazione oggi?
Attualmente abbiamo in Sardegna due SIN siti d’interesse nazionale, che io preferisco chiamare siti d’inquinamento nazionale, il primo sta nel nord ovest dell’isola dove una decina di chilometri di costa sono ampiamente inquinati con versamenti sotterranei nelle acque del porto industriale di Porto Torres tra cui il benzene, qui è in attività il disinquinamento della collina di Minciaredda, l’area di più vasto e concentrato inquinamento prodotto in venti anni di sversamenti di prodotti. Vicino è presente una centrale ex Enel di Fiume Santo passata dal bruciare carbone all’olio combustibile ricco di zolfo e metalli di cui le scorie vengono collocate nei pressi della centrale che forse nel 2026 dovrebbe cessare l’attività, sempre che non ci siano altri rinvii del passaggio completo alle energie rinnovabili.
Quali dati e studi sono presenti a Porto Torres, Portoscuso e Sarroch?
A Porto Torres nel 2022 l’ISS istituto superiore della sanità ha pubblicato e gli atti uno studio epidemiologico sulla gravissima situazione che vive la popolazione in termini di malattie correlate allo sviluppo di tumori, dopo trenta anni dalla chiusura degli impianti, facendo notare che è presente ancora il benzene e invitando Comune e Assessorato regionale Sanità di proseguire il monitoraggio della situazione, faccio presente che a Sassari è presente da oltre venti anni un Registro Tumori provinciale. Al sud a Portoscuso già nel 1988 fu istituita la prima Area ad Alto Rischio Ambientale, il sottoscritto fece parte come delegato degli Amici della Terra della commissione del Senato che indagò per la istituzione delle aree compromesse, e che portò a vietare la vendemmia a causa dell’alto contenuto nell’uva di piombo. A tutt’oggi pur con il polo alluminio completamente chiuso è presente il più vasto bacino dei rifiuti liquidi il famoso Fanghi Rossi complessivamente vasto ben 360 ettari e racchiuso all’interno di una muraglia alta sino a 27 metri in calcestruzzo e a ridosso della battigia del mare e una laguna dove ormai non si pesca più nulla. Con un processo in corso dal 2023. Sono presenti varie discariche per rifiuti che provengono anche dal resto d’Italia, oltre alle ceneri prodotte dalla Portoscuso srl ora Glencord che brucia fumi di acciaieria portato via mare, spesso radioattivo e per il quale scatta l’allarme. Noto che l’amministrazione comunale di Portoscuso ha vietato la consumazione di frutta e ortaggi per i bambini delle scuole comunali. A Sarroch sede della Saras fu rilevato anni fa l’alterazione nei bambini del DNA, nel 2012, lo studio fu eseguito da ricercatori di una università inglese, fu realizzato anche un centro per la biobanca mai attivato. Nell’agglomerato di Macchiareddu a causa dei versamenti operati dalla Rumianca che produceva perlopiù il cloruro di vinile sostanza cancerogena, la Regione Sardegna fece coprire un’area della allora pescosissima laguna di S.Gilla nella quale si erano scoperto sul fondo ben 42 tonnellate di mercurio ed altri metalli pesanti, si procedette a realizzare sopra il mercurio una sorta di vascone con guaine in uso delle discariche industriali, alto alcuni metri e riempito con il materiale dragato dai due estuari dei fiumi Cixerri e Mannu, l’area dove non cresce nulla, dato che il materiale dragato e colmo di prodotti derivati dal mancato controllo dei depuratori fognari che sfociavano e sfociano nella laguna, l’area ricoperta è vasta 110 ettari.
E Macchiareddu?
A Macchiareddu è stata condannata anche la dirigenza e altri dipendenti a loro collegati per lo sversamento di rifiuti tossici prodotti dalla Fluorsid, disinquinamento che non è stato ancora eseguita, nonostante l’Azienda abbia deliberato una ventina di milioni per la realizzazione. A queste aree aggiungo la piana di Ottana che è intrisa di tricloroetilene, trielina, metalli pesanti e fibre di asbesto, non è mai stata inserita dei due SIN, così come non lo è il grande lago di cianuro abbandonato nelle colline di Furtei dopo il fallimento della società Gold Mine che era venuta in Sardegna per scavare e produrre oro, e che ha lasciato cave, senza ripristino ambientale, da notare che rifiuti altamente tossici furono rinvenuti nel sottofondo delle strade d’innesto della SS 131, oltre che in lavori eseguiti nei parcheggi dell’ospedale Businco-Microcitemico. Furono processati e condannati, coloro che avevano nascosto questi rifiuti. Per finire questa tristissima pagina della Sardegna, che resta bella, ma non c’è solo il sole, mare e tanto vento di speculatori c’è un processo in corso per disastro ambientale causato dai rifiuti tossici, metalli pesanti nascosti nei terreni del Comune di Nuraminis della cementeria di Samatzai.
E’ dunque dimostrato il collegamento inquinamento tumore.
Faccio notare che in Sardegna la mortalità per cancro è arrivata nel 2021 ( ultimi dati pubblicati) al 33,1 % rispetto al dato nazionale del 29,3 % e avendo così superato le morti per patologie cardiovascolari che in Italia e in generale nel mondo è sempre la prima causa di morte.
Verrebbe da dire che per scongiurare la malattia, sia necessario lavorare molto sulla prevenzione ed un ruolo di primo piano in questo senso può giocarlo il registro tumori
Nonostante questo quadro che vi ho presentato, non abbiamo ancora un Registro Tumori regionale, per quanto sia stato istituito nel 2012 e dal 2020 è imposto dal Registro Nazionale. Vi sono il registro di Sassari , Nuoro e in via di accreditamento presso l’AIRTum e lo IARC il registro del sud Sardegna, che dovrà seguire 750.000 abitanti ed appunto, anche se ripetitivo, il più vasto SIN.
Perché è così importante il registro tumori?
Il registro tumori è necessario per stabilire scientificamente quali tumori incidono di più e quali prevalgono e soprattutto per i cittadini qual è la sopravvivenza che si realizza se si fanno campagne di prevenzione per la precoce diagnosi e se i protocolli vengono seguiti così come previsto. Adesso banalmente sono spesso tralasciati a causa delle gravissime carenze negli organici dei centri oncologici e non solo.
In una conversazione avuta un po’ di tempo fa con Dott. Giancarlo Cimino lui indicava come fattori che predispongono ai tumori “ una bassa temperatura corporea, la depressione anche. Il primo anno di vedovanza pure. Nella mia esperienza, dice, ogni malattia grave l’ho vista collegata a un’importante crisi biografica. Respirare aria inquinata, fumare ( vedi Riva, fumatore importante per tutta la vita non è morto di tumore polmonare ) e Mangiare male, la stipsi da sole non rappresentano cause di tumori. Invece una vera prevenzione, secondo me, è avere chiaro il senso della propria vita e delle proprie scelte, una visione spirituale e positiva basata su fatti e non teorie.
Un punto di vista molto importante che ci consente di fare un bilanciamento e riportare l’attenzione anche sulla nostra dimensione animica. In altre parole l’individuo per sfuggire ai danni dell’inquinamento dovrebbe essere dotato di una grande forza fisica e morale, derivante dalla piena soddisfazione di ciò che fa e della vita che conduce, delle relazioni sociali che ha, della vita spirituale che coltiva.
Creiamo un paradosso per mostrare quindi quanto sia fragile la nostra condizione e precaria la reale tutela della salute: ogni check up dunque sarebbe utile soprattutto alle Assicurazioni che devono calcolare l’aspettativa statistica -ma non individuale – di vita per i loro premi. Un cosiddetto check up oggi può andare ad ingrassare l’industria della ‘salute’ e la spesa sanitaria.
Cosa dovremmo fare allora?
Chiedere che la lotta alla speculazione sia senza quartiere. La salute è uno dei business più remunerativi. Per l’uomo comune è facile dire che non si trovino le cure, perché in realtà siamo più utili da malati.
La politica prima di rilasciare autorizzazioni agli impianti industriali ed estrattivi di qualunque tipo oggi dovrebbe creare dei contratti di ferro, dove stabiliti i piani di tutela dell’ambiente, smantellamento degli impianti in caso di chiusura, danni in caso di incidente ambientale, si preveda il versamento annuale nelle casse dello stato, regione o comune di un fondo d’indennità sul quale rivalersi anche in caso di incremento dei casi di malattia tra i cittadini. Forse si affronterebbero le questioni con meno superficialità.
Chiedere che vengano accelerati i tempi per l’istituzione del registro regionale tumori, perché possa essere una realtà operativa entro il 2025.
Coltivare la relazione con l’ambiente e la natura: la cura dell’orto che cura. Vivere il territorio aiuta a preservarlo. Vivendolo lo monitoriamo e ci possiamo accorgere dei crimini commessi a suo danno e mobilitarci perché si ripetano e vengano portati a termine laddove siano iniziati.