La professione infermieristica: quale ruolo rispetto alle problematiche climatiche e all’assistenza primaria
17 Giugno 2025[Mario Fiumene]
L’evoluzione dei bisogni di salute, la crescente complessità dei percorsi assistenziali e la riorganizzazione dei servizi territoriali richiedono un ripensamento del contributo di tutte le professioni (mediche, sanitarie, infermieristiche, sociali e così via) nei processi di trasformazione del sistema sanitario.
Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano rappresenta una complessa organizzazione Knowledge-Based, ovvero una realtà che si fonda sul valore della conoscenza e competenza professionale di chi vi lavora. Tra queste figure professionali, gli infermieri rappresentano circa il 40% di tutto il personale del SSN e svolgono un ruolo cruciale nel garantire l’efficacia, la continuità e la qualità delle cure. La dotazione strutturale di un sistema sanitario rappresenta uno dei principali indicatori per valutarne l’efficienza e la capacità di rispondere alle esigenze della popolazione.
Gli indicatori utilizzati per rappresentare queste dimensioni riguardano la disponibilità di risorse umane sulla base della domanda (popolazione da coprire e numero posti letto) e la composizione del personale. Un contesto globale in rapida evoluzione pone sfide per i sistemi sanitari e influisce sulla salute e sul benessere. Instabilità geopolitica, conflitti, cambiamenti climatici e sconvolgimenti ambientali stanno avendo un impatto su un numero crescente di paesi.
L’incertezza economica persiste insieme all’aumento del debito pubblico, all’inflazione e alla riduzione del margine di bilancio, tutti fattori che incidono sulla spesa del settore sociale. Le ripercussioni sulla salute umana si riflettono nel rallentamento dei progressi nella riduzione della mortalità materna, neonatale e infantile e nell’aumento delle malattie non trasmissibili (NCD), dei problemi di salute mentale, delle malattie trasmissibili, della resistenza antimicrobica e dei rischi infettivi ad alto rischio.
Mancano 5 anni all’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile 2030. I progressi in materia di copertura sanitaria universale (UHC), sicurezza sanitaria e Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) relativi alla salute non possono essere realizzati senza un numero adeguato di operatori sanitari e assistenziali dotati delle competenze necessarie per soddisfare i bisogni di salute della popolazione. Mentre lo “stock” globale di operatori sanitari è aumentato costantemente nell’ultimo decennio, i progressi nel colmare la carenza di operatori sanitari sono rallentati, inducendo una revisione al rialzo della carenza globale prevista per il 2030 da 10 a 11 milioni, il 69% dei quali sarà a carico delle regioni africane e del Mediterraneo orientale dell’OMS.
Queste lacune nell’accesso agli operatori sanitari rappresentano una grave disuguaglianza che deve essere affrontata. Lo Stato dell’assistenza infermieristica nel mondo 2025 fornisce dati ed evidenze aggiornati e convalidati sulla forza lavoro infermieristica globale, come riportato attraverso un approccio standardizzato per i dati sulla forza lavoro sanitaria nazionale. La maggiore disponibilità di dati consente una maggiore precisione nella descrizione delle sfide relative alla formazione infermieristica, all’occupazione, all’erogazione dei servizi e alla leadership, nonché una pianificazione adeguata delle risposte politiche per affrontarle.
Ottimizzare la produzione nazionale di infermieri per soddisfare o superare la domanda del sistema sanitario è nell’agenda di molti Paesi. In particolare quelli africani e del Mediterraneo orientale, devono aumentare il numero di laureati in infermieristica per tenere il passo con la crescita demografica e l’espansione della domanda del mercato del lavoro. Molti paesi dovranno affrontare i colli di bottiglia che impediscono l’ammissione o l’iscrizione degli studenti (ad esempio, la disponibilità di facoltà infermieristiche e sedi di formazione clinica; limitazioni nelle infrastrutture e nelle attrezzature per la formazione), da noi in Italia si discute di come rendere attrattiva la Professione infermieristica. In altre realtà si pensa a come dare agli infermieri gli strumenti per contribuire all’agenda climatica attraverso la formazione, l’advocacy, la pratica consapevole del clima in ambito sanitario e la leadership.
Integrare i risultati di apprendimento sugli impatti dei cambiamenti climatici sulla salute nei programmi di studio basati sulle competenze e negli studi interdisciplinari. I ruoli infermieristici nelle strutture sanitarie possono promuovere misure di sostenibilità e consapevolezza climatica nei loro luoghi di lavoro. Anche in Italia si dovrebbero ripensare i percorsi didattici e inserire nei programmi le tematiche di salute dell’ambiente e dei luoghi di vita. L’ambiente globale è sempre più caratterizzato da crisi e conflitti concomitanti, incertezza economica, accelerazione dei cambiamenti climatici e aumento delle disuguaglianze sociali.
Conflitti e emergenze prolungati si verificano in un contesto di crescenti tensioni geopolitiche. La stagnazione e la regressione economica globale stanno esercitando pressioni sui bilanci degli aiuti allo sviluppo e limitando la spesa del settore sociale in senso più ampio. Gli impatti dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale sono più evidenti e colpiscono in modo sproporzionato le popolazioni vulnerabili. I cambiamenti demografici sono sempre più caratterizzati dall’invecchiamento della popolazione e dai bassi tassi di natalità in molti paesi, compreso il nostro, parallelamente a un costante aumento dell’urbanizzazione in tutto il mondo. Sebbene i progressi tecnologici offrano un potenziale significativo per migliorare l’accesso alle informazioni, il processo decisionale e la produttività, i benefici comportano il rischio di ampliare i divari di accesso, aggravare le disuguaglianze, la disinformazione e la disoccupazione.
Gli infermieri svolgono un ruolo cruciale nell’affrontare gli impatti sulla salute dei cambiamenti climatici attraverso l’istruzione, la sensibilizzazione e le pratiche sanitarie sostenibili. In quanto operatori sanitari che lavorano in prima linea nella fornitura dei servizi, educano i pazienti e le comunità sui rischi per la salute legati al clima, tra cui l’inquinamento atmosferico, il caldo estremo e le malattie trasmesse da vettori, promuovendo al contempo misure protettive come la preparazione e la risposta alle emergenze, strategie di idratazione e prevenzione delle infezioni.
I loro stretti legami con le comunità li rendono potenti sostenitori della giustizia sociale, affrontando l’onere sproporzionato dei cambiamenti climatici, come l’aumento della prevalenza di malattie respiratorie e cardiovascolari dovuto all’inquinamento atmosferico o malattie trasmesse da vettori dovute ai cambiamenti climatici. In molti Paesi oltre all’educazione dei pazienti, gli infermieri guidano iniziative per ridurre l’impronta di carbonio delle strutture sanitarie e assistenziali promuovendo il riciclaggio, riducendo il consumo energetico, implementando pratiche di approvvigionamento sostenibili e sostenendo la telemedicina. Questi sforzi contribuiscono a mitigare l’impatto ambientale della salute e dell’assistenza, garantendo al contempo la resilienza contro i cambiamenti climatici come eventi meteorologici estremi, incendi boschivi e alluvioni.
Tuttavia, gli infermieri stessi affrontano rischi per la salute derivanti dai cambiamenti climatici, tra cui l’esposizione a temperature estreme, la scarsa qualità dell’aria e il peso psicologico della risposta alle emergenze causate dal clima. Il supporto alla salute mentale per gli infermieri che affrontano stress, burnout e traumi è essenziale per mantenere il benessere e l’efficacia della forza lavoro. Nonostante il loro ruolo fondamentale, molti infermieri segnalano una formazione inadeguata sui problemi di salute legati al clima.
Uno studio globale ha rilevato che tra gli operatori sanitari intervistati, il 41% ha segnalato una mancanza di conoscenza come ostacolo alle iniziative sui cambiamenti climatici, il 22% ha citato un supporto tra pari limitato e il 31% riteneva che gli operatori sanitari avrebbero avuto scarso impatto, sottolineando l’urgente necessità di una migliore istruzione e sviluppo delle competenze. Pertanto, il rafforzamento dei programmi di studio infermieristici e l’espansione dei programmi di sviluppo professionale continuo prepareranno meglio gli infermieri ad affrontare le sfide climatiche nella loro pratica. Integrando un’assistenza consapevole del clima nella loro pratica, gli infermieri contribuiscono alla resilienza sanitaria globale e al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile.
La loro competenza sia nell’assistenza diretta ai pazienti che nella più ampia sostenibilità del sistema sanitario li rende centrali per promuovere una risposta incentrata sulla salute ai cambiamenti climatici che dia priorità alla prevenzione, all’adattamento e all’equità. Come già detto in precedenza è auspicio che anche in Italia i programmi di studio infermieristici siano rivisti in applicazione dell’art.7 del nuovo Codice Deontologico 2025: «l’infermiere promuove stili di vita ecosostenibili e rispettosi dell’ambiente, riconoscendo l’interazione tra la salute umana, quella animale e l’ambiente, per una salute integrale a livello globale».
Vediamo un altro aspetto: gli infermieri nell’assistenza sanitaria primaria. Gli infermieri sono fondamentali per l’assistenza sanitaria primaria, poiché forniscono servizi equi, convenienti e incentrati sulle persone, rafforzando al contempo le capacità del sistema sanitario. Basato su prove concrete e supportato da politiche globali, l’approccio all’assistenza sanitaria primaria rimane fondamentale per raggiungere la copertura sanitaria universale e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli infermieri sono fondamentali per coordinare, personalizzare, supervisionare e comunicare l’assistenza tra specialisti, assistenti e caregiver informali. In qualità di caregiver, promotori, supervisori, educatori e leader, gli infermieri sono essenziali per la sicurezza del paziente.
La loro competenza nella gestione del rischio e nell’assistenza basata sulle evidenze garantisce la sicurezza nell’erogazione dei servizi. In particolare, il 67% dei paesi segnala l’integrazione dei principi di sicurezza del paziente nella formazione infermieristica, supportando funzioni critiche come la somministrazione di farmaci e la prevenzione e il controllo delle infezioni (IPC). Nonostante le sfide come la carenza di personale, gli infermieri sostengono le misure di IPC come l’igiene delle mani e le tecniche asettiche, promuovendo al contempo la fiducia attraverso l’educazione del paziente. Investire nella capacità e nella leadership infermieristica è fondamentale per sostenere l’assistenza primaria e le funzioni essenziali della sanità pubblica come nucleo dei servizi sanitari integrati consentendo agli individui e alle comunità di gestire la propria salute.
Gli infermieri sono fondamentali nel promuovere questi pilastri e nel guidare l’agenda dell’assistenza sanitaria primaria. Gli infermieri di famiglia IFeC (legge 77/2020) dovranno essere in prima linea in questa visione. Al contrario di altre professioni sanitarie, l’infermiere di famiglia e comunità (e in generale l’infermiere) non è una figura tecnica perché il suo intervento non si esaurisce con la prestazione erogata a fronte di una bisogno, ma agisce in modo preventivo, proattivo e partecipativo rispetto al paziente e anche alla sua famiglia perché questi siano in grado di comprendere la loro situazione e di affrontarla secondo i parametri necessari all’assistenza e alla tutela della salute, ma anche da punto di vista sociale e di integrazione per una qualità di vita migliore, anche attraverso la tutela dell’ambiente.
Mario Fiumene Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche, già Coordinatore Area delle Cure Domiciliari Servizio delle Professioni Sanitarie Asl 3 e Asl 5, Regione Sardegna