La salute umana non può essere trascurata da chi amministra i comuni della Sardegna

7 Settembre 2025

[Mario Fiumene]

Se negli ultimi cento anni il prezzo dei combustibili fossili aggiustato all’inflazione è rimasto invariato, quello delle rinnovabili è calato grazie alle economie di scala.

Più pannelli solari escono dalle fabbriche, più si abbassa il loro costo. Dopo decenni di innovazioni, fotovoltaico, eolico e batterie sono ormai un trio molto competitivo sul mercato dell’energia.

Quando nel 2015 è stato siglato l’accordo di Parigi, l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) prevedeva che nel 2040 l’energia solare sarebbe stata più cara delle fonti fossili. Sei anni dopo, con una svolta senza precedenti, l’Iea ha definito il solare la fonte di energia più economica in assoluto in alcune regioni del mondo. Nel 2006 il rapporto Stern calcolava che affrontare il cambiamento climatico sarebbe costato un sacco di soldi, circa l’1% del Prodotto interno lordo mondiale ogni anno (un prezzo comunque inferiore rispetto a quello di non fare niente, stimato tra il 5 e il 20% del Pil).

Con il calo dei prezzi delle energie rinnovabili, la storia comincia a cambiare: combattere il cambiamento climatico abbandonando le fonti fossili può far risparmiare. Incomincia a farsi strada la consapevolezza che bruciare combustibili fossili è una delle principali cause di morte al mondo: l’università di Harvard ha effettuato una ricerca dalla quale risulta che nel 2018 più di 8milioni di persone sono morte prematuramente per aver inalato aria inquinata dai combustibili fossili.

Da quando nel 1954 i laboratori Bell realizzarono la prima cella solare moderna si sono ampliate le conoscenze su come ottenere energia. Negli anni 90 l’industria europea ha avuto un grande sviluppo. Negli anni 2000 la Cina è passata al comando: purtroppo anche con lo sfruttamento dei lavoratori vedasi il popolo degli Uiguri nella Regione dell’Xinjiang.

Naturalmente il passaggio all’energia rinnovabile avrà dei costi: quasi nessuno al mondo è in grado di comprendere la crescita delle energie rinnovabili. Uno studio della Oxford Martin school mostra che il fotovoltaico – come eolico e batterie – segue un percorso di crescita prevedibile, è la curva di Wright. Nel 1936 Wright pubblicò per conto del ministero della difesa una ricerca sulla produzione aeronautica, arrivando alla conclusione che se la produzione raddoppiava, il costo per aereo diminuiva di una percentuale fissa.

Più aerei si producevano, più il processo di produzione si ottimizzava. Solo costruendo qualcosa si impara a farlo bene. L’elettricità rappresenta una parte sempre più grande de consumo di energia. La domanda di elettricità sta aumentando stabilmente. Tutto ciò che viaggia su strada, aria, acqua diventerà elettrico. L’elettricità diventa il substrato su cui muoverà la civiltà mondiale, perché è la forma di energia più efficiente e flessibile che ci sia. Un’auto elettrica spreca solo il 10% necessaria al suo movimento, un’auto a combustione ne disperde 2/3 sotto forma di calore.

Altrettanto dicasi per una pompa di calore: per una parte di elettricità estrae quattro parti di calore dall’aria o dal terreno. Quindi ha una efficienza 4volte superiore a una caldaia a gas. L’azienda mineraria svedese Sandvik ha annunciato di voler elettrificare completamente le sue attività nel 2030. I Paesi baciati dal sole potranno diventare esportatori di prodotti che richiedono grandi quantità di energia, o anche esportatori di elettricità. Si susseguono i progetti: il cavo elettrico tra Norvegia e i Paesi Bassi lungo 580 Km è stato superato dal cavo tra Norvegia e Regno unito 720 Km; ma si progetta un collegamento tra Australia e Singapore 4200 Km.

I pannelli solari sui tetti delle case private e degli edifici pubblici, sui capannoni e sui parcheggi dovranno essere una realtà. L’elettrificazione a basso costo renderà economicamente possibile rimuovere la CO2 dall’atmosfera. L’aspetto più importante è diffondere questa modalità e questo messaggio.

Questa lunga premessa era doverosa per introdurre il discorso su quello che accade in Sardegna, un’isola che di sole ne avrebbe da vendere e che di sole potrebbe morire a causa delle eccessive temperature. Accade che per la produzione di energia si stanno scegliendo (imponendo è più corretto), le fonti fossili come il metano. L’assurdo è che l’isola Sarda dovrebbe abbandonare le fonti fossili che al giorno d’oggi forniscono energia elettrica: dicasi carbone. Si è iniziato con avviare gli impianti di metano ad Oristano città ed ora si prosegue con la città di Sassari.

Pian piano le varie imprese stanno facendo breccia: sono gli amministratori a dare le chiavi e i cittadini vengono invitati a collegare il vecchio impianto ad aria propanata. È pur vero che esiste un bando regionale per avviare le comunità energetiche, esiste un’offerta per impianto fotovoltaico a cittadini con Isee non superiore a 15000 euro (quanti di questi hanno una casa di proprietà?).

Appare evidente che molti saranno portati a scegliere il percorso meno burocratico: allaccio alla rete del metano. Così si va verso una strada senza ritorno e si mette a repentaglio la salute della nostra isola e die suoi abitanti.

La salute umana non può prescindere dalla salute dell’ambiente nel quale l’uomo vive.

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