Legge elettorale per i Comuni capoluogo di Provincia: no a leggine su misura, sì alla riforma della democrazia locale

4 Novembre 2025

[red]

Il 29 ottobre, la I Commissione Autonomia e Ordinamento del Consiglio regionale ha audito i Sindaci dei Comuni capoluogo di Provincia, che hanno richiesto una legge ad hoc per escludere la Sardegna dalle nuove disposizioni introdotte dall’art. 3 della legge statale 38/2024.

Tale norma prevede, per tutti i Comuni capoluogo, a prescindere dalla popolazione, l’introduzione del sistema a doppio turno per l’elezione del Sindaco e del Consiglio comunale, allineandosi al modello previsto per i Comuni sopra i 15.000 abitanti (artt. 72 e 73 del TUEL).

Il coordinamento “Ricostruiamo la democrazia sarda”, che nell’ultimo anno ha promosso un percorso partecipativo attraverso quattro assemblee pubbliche itineranti a Bauladu, Nuoro, Sassari e Cagliari, con il coinvolgimento di centinaia di cittadini, associazioni e forze politiche e sociali, esprime forte preoccupazione per la richiesta dei Sindaci e dichiara:

«La richiesta dei Sindaci appare conservativa di un sistema maggioritario che ha ridotto il pluralismo democratico, concentrato il potere nelle mani del Sindaco a discapito del Consiglio comunale, e favorito la rielezione automatica di figure già consolidate.

Riteniamo che l’Autonomia della Sardegna debba essere esercitata non per produrre leggi “ponte”, pensate per singole situazioni o per proteggere equilibri esistenti, ma per avviare una riforma organica della democrazia sarda: dalla Regione agli Enti Locali, costruendo una legge statutaria e una legge elettorale coerenti con un modello partecipativo e proporzionalista.

Il sistema del doppio turno per i Comuni capoluogo di Provincia rappresenta un interesse generale: permette una più ampia legittimazione del Sindaco, offre ai cittadini una seconda possibilità di scelta, favorisce il pluralismo e può incentivare la partecipazione sia degli elettori sia delle candidature alternative. In questi Comuni – che svolgono un ruolo politico e amministrativo centrale – è importante che il sistema elettorale rafforzi la competizione democratica e non che la chiuda.

Auspichiamo che il Consiglio regionale rigetti questa richiesta di deroga e apra finalmente una discussione pubblica e organica sulle forme della democrazia locale, senza scorciatoie e senza personalismi. La riforma delle regole democratiche non può essere il risultato di interessi di parte, ma deve nascere dal confronto e dal coinvolgimento della società sarda nel suo complesso.»

Tra le realtà aderenti al coordinamento “Ricostruiamo la democrazia sarda”: Associazione Culturale Carlo Nossardi; Autonomie e Ambiente; Comitato Su Entu Nostu; Comitato No Tyrrhenian Link – Quartu; Confederazione Sindacale Sarda; Entula; Generazione Italie; Liberu – Liberos Rispettados Uguales; Il Manifesto Sardo; Partito Comunista Italiano; Partito della Rifondazione Comunista; Sardegna chiama Sardegna; Sardigna Natzione Indipendentzia; Sardegna Possibile; Sinistra Futura; Socialismo Diritti Riforme; UNIGCOM (Unioni de sos Giòvunus Comunistas).

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