L’informazione malata

1 Novembre 2013
stamperia-nel-rinascimento
Roberto Loddo

Lo stato dell’informazione in Sardegna vive tempi sempre più bui. Una crisi senza precedenti che non colpisce solo i diritti sociali dei giornalisti ma innesca un meccanismo di involuzione e arretramento della libertà di tutti i cittadini. Dopo la chiusura dell’anno scorso di Sardegna 24, Sardegna Quotidiano non è più in edicola, Radio Press ha chiuso trasmissioni e palinsesto, il comitato di redazione de La Nuova Sardegna lotta contro l’ipotesi di trasferimento della sede legale del giornale a Roma e 21 famiglie di giornalisti, tecnici e dipendenti dell’emittente Sardegna Uno non vendono arrivare lo stipendio da diversi mesi.
Una realtà desolante perché alla crisi dei media tradizionali sardi il panorama dell’informazione 2.0 vive una costante proliferazione di nuovi blog e testate online, ma pochi offrono garanzia di maggiore informazione corretta e trasparente. Sono numerosi i casi di malainformazione online: Articoli di cronaca che come unico obbiettivo hanno la necessità di arrivare alla notizia prima di tutti gli altri, un traguardo costruito istantaneamente per essere gridato, spesso senza riscontri e alimentato a colpi di tweet e post su Facebook. Un traguardo che troppo spesso non si fa scrupoli di calpestare come un carro armato la dignità delle persone.
I giornalisti non dovrebbero limitarsi al dovere di garantire la correttezza dell’informazione. Il dovere è anche quello di costruire il senso della solidarietà su se stessi e su chi legge. La stampa non è un privilegio dei giornalisti, perché può diventare uno strumento di formazione delle persone.
Chi crea informazione dovrebbe volare alto e immaginare il suo lavoro anche come un quotidiano contributo alla costruzione di una società migliore, ma al contrario, assistiamo inermi e passivi ad una vera e propria pratica di stimolazione dello stomaco dei lettori per produrre rabbia, pietà e commozione. Una ricerca cannibale del disastro umano utile solamente a conquistare un numero sempre più alto di like e followers. Non ci sarebbe nulla di male se ci si limitasse a questo. È un confine che si supera spesso negli articoli di cronaca giudiziaria quando un giornalista smette di cercare, guardare, ascoltare, domandare e si abbandona ai comunicati stampa della Questura.
Come manifesto sardo non facciamo cronaca perché abbiamo scelto di circoscrivere la linea editoriale del nostro quindicinale all’analisi, la ricerca e l’approfondimento dei temi emergenti della contemporaneità. Vogliamo generare dibattito e discussione su ogni forma di sopraffazione, sfruttamento e disuguaglianza esistente in Sardegna a partire dall’informazione. Come noi esistono anche giornalisti e mediattivisti che sono ben consapevoli del loro ruolo sociale di formatori dell’opinione pubblica e delle coscienze. Questi sono i motivi che ci hanno spinto ad aderire anche quest’anno al mese dei diritti umani 2013 organizzato dal comitato Stop Opg Sardegna e a partecipare all’iniziativa organizzata dall’associazione “Articolo 21” sui diritti e la dignità delle persone nel mondo dell’informazione tradizionale e 2.0 che si terrà Venerdì 6 Dicembre nella sala convegni dell’associazione della stampa sarda, in Via Barone Rossi 29 a Cagliari. Sono invitate tutte le testate online e tradizionali, i portali web di mediattivismo, e tutte le persone che rivendicano un’informazione libera e attenta ai diritti delle persone.

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