Non è un paese per giovani

16 Novembre 2025

[Amedeo Spagnuolo]

Di recente ho letto l’interessante libro di Jonathan Haidt, “La generazione ansiosa”,  devo ammettere che mi ha colpito molto anche se, senza presunzione, molte delle cose scritte nel libro le avevo già intuite grazie alla mia lunga esperienza di docente nelle scuole italiane.

Mi riferisco soprattutto all’effetto devastante che hanno avuto sulla mente dei nostri giovani l’avvento degli smartphone e dei social media. Un concetto in particolare mi ha colpito profondamente del libro in questione ovvero quando l’autore parla di “ricondizionamento” dei nostri giovani. Haidt, nello specifico, si riferisce al fatto che i social media e l’abuso nell’utilizzo degli smartphone hanno letteralmente ricondizionato, io tradurrei con riplasmato, il cervello dei giovani che a causa di ciò hanno quasi completamente perso il contatto con la realtà concreta per perdersi nel mondo virtuale della dimensione digitale dei social.

Negli ultimi anni noi insegnanti a scuola assistiamo sempre più spesso a fenomeni di disagio psichico che si esprimono attraverso crisi di panico, ansia generalizzata, tachicardia ecc. al punto che, di frequente, la situazione ci sfugge di mano e siamo costretti a chiamare il 118 per evitare conseguenze più pericolose per i nostri alunni. Personalmente posso testimoniare il triste episodio di una ragazza di seconda, mi riferisco alla scuola secondaria di secondo grado, che a un certo punto ha cominciato prima a piangere in maniera convulsa e poi ha disperatamente chiesto aiuto alla compagna di banco perché le mancava il respiro. Inutili sono stati i miei tentativi per cercare di rasserenarla, il viso era diventato quasi cianotico, a quel punto mi sono spaventato seriamente e ho chiesto che chiamassero immediatamente i soccorsi.

Questi episodi purtroppo sono sempre più frequenti e noi docenti non abbiamo gli strumenti adeguati per fronteggiare crisi di panico così violente, io, infatti, sono uno di quelli che pensa che nelle scuole, tenuto conto del disagio dilagante, sarebbe necessaria la presenza stabile di un professionista della mente, insomma di uno psicologo che non solo possa intervenire in casi come quello che ho descritto in precedenza ma che possa avere anche il non facile compito di cercare di prevenire o quanto meno di arginare situazioni di emergenza come quelle descritte in precedenza.

Tornando al libro di Haidt, che The Guardian ha definito “Una lettura urgente, che dovrebbe diventare un testo fondativo”, mi sembra utile riportare alcuni concetti fondamentali che lo psicologo americano ha espresso con invidiabile chiarezza per farci capire “Come i social hanno rovinato i nostri figli”, espressione semplice e chiara utilizzata come sottotitolo del suo bellissimo libro. Secondo Haidt il 2010 è l’Annus Horribilis del dilagante disagio che sta assillando i nostri giovani. Infatti è proprio in questo periodo che esplode la diffusione di smartphone e social media con il conseguente inquietante aumento di ansia, depressione, autolesionismo, suicidi tra gli adolescenti del mondo occidentale.

Questi fenomeni ormai globali non possono più essere spiegati esclusivamente con la crisi finanziaria del 2008. Secondo l’autore bisogna fare qualche passo indietro e risalire agli anni Ottanta – Novanta cioè quando i bambini hanno abbandonato la dimensione dell’infanzia libera ovvero quella basata sul gioco all’aria aperta e sull’esplorazione autonoma. Ciò è accaduto intorno al 2010 cioè quando si è realizzato il passaggio definitivo a un tipo d’infanzia che ha basato, da quel momento, la sua vita sull’interazione con lo smartphone, insomma l’uso massiccio di questo dispositivo rivoluzionario ha sostituito le relazioni sociali reali.

I danni principali determinati da questa trasformazione sono: la privazione sociale, il tempo trascorso con gli amici precipita del 50% o più; privazione del sonno, il riposo dei giovani viene fortemente danneggiato dall’uso massiccio dello smartphone nelle ore serali, tutto ciò causa irritabilità e depressione; frammentazione dell’attenzione, le continue e ossessive notifiche che arrivano in qualsiasi momento sul telefono condizionano negativamente la capacità di concentrazione; dipendenza da dopamina, le app vengono progettate in modo tale da favorire comportamenti simili al gioco d’azzardo con la ricerca ossessiva di stimoli.

Per invertire questa tendenza Haidt suggerisce alcune soluzioni: Fare di tutto affinché l’uso degli smartphone e di social media venga ritardato il più possibile durante l’adolescenza; liberare le scuole dagli smartphone; Favorire il gioco libero e incoraggiare il tempo all’aperto non controllato dagli adulti; in particolare Haidt raccomanda ai genitori di porre rimedio a due errori tipici dei nostri tempi: l’esagerata protezione nel mondo reale dei bambini e la sottovalutazione del troppo tempo trascorso online. La seconda parte del libro potremmo definirla la “pars costruens” di questo impegnativo lavoro. In essa, infatti, si parla di sei attività spirituali che pongono al centro principi morali che si propongono come obiettivo quello di migliorare la condizione emotiva degli adolescenti e delle loro famiglie.

Volendo provare a sintetizzare il lavoro di Haidt, possiamo dire che egli teorizza quella che lui chiama “grande riconfigurazione” dell’infanzia attraverso la quale bambini e adolescenti sono stati trasformati da giocatori creativi, liberi e felici in fruitori passivi di smartphone, tutto ciò ha generato gravi conseguenze per i giovani come ansia, depressione e isolamento. Insomma, il libro La Generazione ansiosa ha avuto il grande merito di mettere in evidenza il forte legame che esiste tra il malessere sempre più pervasivo degli adolescenti e uno sviluppo evolutivo dell’infanzia sempre più condizionato dalla dimensione digitale e da un’eccessiva sorveglianza, per ciò che riguarda le relazioni sociali dei bambini e non la loro vita nei social, da parte del mondo adulto.

Con tutti i limiti che qualsiasi saggio necessariamente porta con sé quando vengono trattati argomenti così delicati, il libro in questione può essere molto utile per genitori, educatori e per chiunque abbia a cuore il benessere mentale dei più giovani.

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