Parco naturale Santa Gilla, Molentargius e Sella del Diavolo, consueto fumo negli occhi e scarse prospettive di efficace tutela ambientale

16 Novembre 2016
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Stefano Deliperi

Credo nelle grandi potenzialità di sviluppo economico e sociale, legato alla conservazione delle risorse ambientali e alla valorizzazione delle zone umide dell’area metropolitana di Cagliari”, così l’Assessore regionale della difesa dell’ambiente Donatella Emma Ignazia Spano intende proseguire sulla strada dell’istituzione di un parco naturale unico comprendente lo Stagno di Molentargius, le Saline, lo Stagno di Santa Gilla e la Sella del Diavolo.

Lo chiamano “parco metropolitano”, mentre dovrebbero chiamarlo realisticamente “parco minestrone”Perché proprio di “minestrone” si tratta, tanto esteso quanto ingestibile per la gestione dei gioielli ambientali dell’area vasta di Cagliari.

Eppure i soliti pifferi e tamburi suonano giulivi per raggiungere l’obiettivo di un parco nell’area metropolitana” che “rappresenterebbe un unicum nel panorama internazionale e consentirebbe di garantire, oltre alla tutela di habitat prioritari, anche una importante occasione di sviluppo per tutte le attività produttive e turistiche interessate dall’area”. Questa volta l’occasione è stata una riunione con i vari Comuni interessati (Cagliari, Quartu Sant’Elena, Quartucciu, Elmas, Capoterra, Assemini), poche settimane fa l’occasione era stata la II Festa della Laguna, a Sa Illetta (23 ottobre 2016), promossa da Legambiente e Consorzio ittico S. Gilla.

Il filo conduttore è sempre lo stesso: grandi proclami, grandi finanziamenti in vista, consulenze e incarichi di progettazione, ma poca concreta gestione ambientale. Come noto, la Giunta regionale sarda, con la deliberazione n. 32/2 del 31 maggio 2016, ha avviato, su richiesta dei Comuni interessati, un percorso istituzionale finalizzato all’istituzione di un unico parco naturale comprendente lo Stagno di Molentargius, le Saline, lo Stagno di Santa Gilla e la Sella del Diavolo.

L’abbiamo già detto e lo ribadiamo: le intenzioni saranno pure le migliori, ma il programma sembra delineare un “parco minestrone”, dove buttar dentro tutto e il contrario di tutto e non combinare molto di buono per un’efficace salvaguardia del patrimonio naturale e storico-culturale di autentici gioielli del Mediterraneo. Si tratta di aree naturalistiche con problematiche molto diverse fra loro, che necessitano di gestioni mirate e non di un carrozzone, come con elevata probabilità si manifesterebbe un simile consorzio di gestione.

Esclusi gli amministratori pubblici proponenti, non meraviglia che manifesti entusiasmo solo chi ha incarichi retribuiti da tempo immemorabile – quasi infeudazioni – grazie alle aree naturali protette, ma non vede discariche abusive, morìe di pesci, vandalismi, abusivismo edilizio.

L’esempio dell’esistente parco naturale regionale “Molentargius-Saline” dovrebbe, infatti, far riflettere. Istituito fin dal 1999, dopo l’investimento di centinaia di milioni di euro di fondi pubblici, ancora si dibatte fra problemi gestionali da “a, b, c” delle aree naturali protette, come l’ordinaria vigilanza sulle zone di nidificazione dell’avifauna selvatica, la repressione dell’abusivismo edilizio, la lotta al vandalismo, il contrasto ai vari fenomeni di inquinamento, i ripetuti incendi dolosi, l’assenza del necessario piano del parco.

La situazione della gestione ambientale dello Stagno di Santa Gilla è analogamente deficitaria: a fronte di centinaia di milioni di euro di fondi pubblici spesi a partire dagli anni ’80 del secolo scorso per effettuare il risanamento ambientale di discariche e scarichi abusivi di origine industriale, la zona umida è sostanzialmente in balìa del degrado. Perdurano discariche abusive e inquinamenti di origine industriale. Proprio per le elevate caratteristiche naturalistiche lo Stagno è stato oggetto del progetto LIFE Natura “Gilia” (1996, con piano di gestione (1 dicembre 1998) e un finanziamento di ben 2.885.445,00 euro di fondi comunitari (regolamento LIFE) in favore del consorzio intercomunale fra Cagliari (capofila), Assemini, Elmas e Capoterra, appositamente costituito (1997).

Fra i vari interventi è stato realizzato un percorso naturalistico di visita dello Stagno di Capoterra.  Lo stato del percorso è semplicemente desolante: le canne di protezione sono in gran parte divelte, le postazioni di ricezione e la recinzione sono state semi-distrutte, l’altana per l’avvistamento dell’avifauna è stata cannibalizzata, le auto percorrono gli argini senza alcun controllo, soprattutto argini e acque sono diventati luogo di scarichi illeciti di rifiuti di ogni genere.   Nessuno cura la benché minima vigilanza.

Il consorzio intercomunale non è stato in grado di gestire nemmeno un “percorso natura” e dovrebbe gestire un intero parco naturale, anzi un parco naturale esteso sulle due zone umide fra le più importanti a livello internazionale (S. Gilla e Molentargius-Saline) più, tanto per gradire, un promontorio come la Sella del Diavolo?

La Sella del Diavolo, poi, ospitando ben due siti di importanza comunitaria (Torre del Poetto, codice ITB0422242 e Monte Sant’Elia, Cala Mosca e Cala Fighera, codice ITB0422243), è munita di unico piano di gestione dei S.I.C., approvato con decreto assessoriale n. 3 dell’11 febbraio 2011 e, sostanzialmente, per il mantenimento delle caratteristiche ambientali ha solo bisogno di vigilanza e di controllo sulla perdita di biodiversità (erosione, decespugliamenti) derivata dall’eccessiva percorrenza con mountain bike.

Per tutelare la Sella del Diavolo sarebbe ottimale istituire una riserva naturale regionale e affidarla in gestione direttamente al Comune di Cagliari. Una gestione più agile e potenzialmente efficace. Il parco naturale regionale “Molentargius-Saline” dovrebbe rendere effettiva ed efficace la propria azione dotandosi del fondamentale piano del parco (tuttora in alto mare) e rendendolo effettivo, insieme al potenziamento della vigilanza sul territorio.

Lo Stagno di Santa Gilla dovrebbe vedere un percorso istitutivo di un parco naturale regionale più ponderato, partendo dal piano di gestione del S.I.C./Z.P.S. Stagno di Cagliari, Saline di Macchiareddu, Stagno di S. Gilla (ITB040023) già esistente (decreto assessoriale n. 71 del 30 luglio 2008). L’ulteriore triste esempio del parco naturale regionale di Gutturu Mannu, promosso proprio dalla Giunta Pigliaru per la salvaguardia del più ampio compendio forestale del Mediterraneo e istituito con la legge regionale n. 20 del 24 ottobre 2014, dovrebbe far riflettere: a due anni di distanza dalla nascita ha emesso il primo vagito con la nomina del presidente (il sindaco di Teulada Daniele Serra).

Per il resto nulla. Nemmeno uno straccio di efficace attività di salvaguardia ambientale. Soltanto la penosa richiesta di scorporo di alcune aree da parte del Comune di Pula (deliberazione Consiglio comunale n. 31 del 29 settembre 2016) per far contenti i cacciatori locali.

La Giunta Pigliaru, ad alta densità di docenza universitaria, dovrebbe scender dalla cattedra e camminare un po’ nella realtà dei comuni mortali: non c’è bisogno di un “parco minestrone”, con l’ennesimo spreco di denaro pubblico, c’è bisogno di buon senso, c’è bisogno di seria ed efficace salvaguardia ambientale. Quello che ancora oggi manca.

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