Per l’abbattimento delle liste d’attesa, provvedimenti parziali e inappropriati
1 Novembre 2025
[Claudia Zuncheddu]
Per ridurre i tempi d’attesa non basta “riorganizzare il CUP per limitare le mancate presentazioni”, come tuonano dai vertici della politica sarda. Il problema delle liste d’attesa merita tutt’altra analisi e soluzioni.
La denuncia della presidente Todde, sulle responsabilità del crescente numero di persone prenotate che rinunciano senza disdire, riteniamo che sia più un effetto degli insostenibili tempi di attesa, che la causa.
Il problema non si risolve se non si affronta la complessa interazione di fattori strutturali, economici e gestionali.
Il nodo cruciale che la politica non affronta è la carenza del personale sanitario che sottopagato e costretto a lavorare in condizioni estreme, fugge dal pubblico al privato o verso altre regioni.
Sul piano organizzativo, non è garantito il monitoraggio dei tempi d’attesa relativi alle priorità. Agli ostacoli burocratici si sommano spesso quelli politici. La Salute non è tra le priorità della politica. Mancano competenze, visione e programmazione.
I tempi lunghi per la salute assumono contorni preoccupanti. I ritardi di accesso alle prestazioni sanitarie con prenotazioni sino al 2027, impediscono i controlli delle malattie accertate, la diagnosi precoce di malattie gravi e l’accesso alle cure.
Per l’aggravarsi di complicanze crescono i costi in termini di salute, di vite umane e di costi sociali.
La rinuncia alle cure in Sardegna, in breve tempo passa dal 14% al 17%. Cresce il fenomeno dell’indebitamento delle famiglie, costrette in casi di gravi sospetti a varcare il mare addirittura per una prima diagnosi.
La politica non può liquidare la complessità alla base delle lunghe liste d’attesa, ribaltando le colpe sui sardi che rinunciano agli appuntamenti senza disdire. La salute non aspetta. Chi può si rivolge al privato, altri si indebitano, altri rinunciano alle cure e altri ancora defungono.
È tempo che la politica introduca tutte le sinergie possibili per trovare soluzioni reali, a partire dalla garanzia di condizioni di lavoro più attrattive per il personale sanitario. Straordinari e prestazioni aggiuntive non aiutano in tempi in cui il personale è già allo stremo delle forze.
I lunghi tempi d’attesa, per l’impatto importante sulla salute, è un fenomeno che agevola la dipendenza dalla sanità privata e accresce le disuguaglianze.
Altro nodo da sciogliere per abbattere le liste d’attesa, è quello inerente alla sanità privata convenzionata, che opera con contratti dell’anno precedente prorogati. L’Ares non può decidere di abbassare i budget alla sanità privata convenzionata, a circa metà anno, ignorando il lavoro programmato e l’interruzione di prestazioni in lista d’attesa anche da oltre un anno. Ciò induce il privato convenzionato a rinunciare al pubblico, optando per il privato puro, con gravi ripercussioni sulle liste d’attesa e sui malati.
Lavorare su nuove strategie è possibile, è dovuto ed è necessario. Bisogna fare in fretta.
Claudia Zuncheddu, Rete Sarda per la Difesa della Sanità Pubblica







