Perché è importante rivendicare verità e giustizia per il signor Demartis
18 Agosto 2025[Roberto Loddo]
Gianpaolo Demartis è l’ennesima vittima di una discutibile modalità di intendere l’ordine pubblico e la sicurezza. Come ha dichiarato la Garante delle persone private della libertà personale in Sardegna, Irene Testa, il Taser rappresenta “uno strumento di tortura legalizzata” Un dispositivo pericoloso soprattutto nei confronti dei soggetti più vulnerabili e fragili come il signor Demartis.
E ha ragione. Salvini, Giagoni (e pure qualche sindacato di polizia non in linea con il rispetto dei diritti umani), possono dichiarare ciò che vogliono e fare tutte le ricostruzioni fantasiose che preferiscono, ma sono i dati a parlare. Insieme alle sentenze. Le cosiddette pistole elettriche sono state classificate dall’Onu nel 2007 come “armi di tortura”, evidenziando come il loro utilizzo causi dolore acuto e, in taluni casi, persino la morte. Anche l’Associazione “Antigone” ha segnalato che “Organismi internazionali intergovernativi e non governativi hanno stigmatizzato l’uso della pistola Taser in quanto potenzialmente mortale.
E poi c’è il Comitato Onu contro la Tortura, che si è recentemente espresso contro l’introduzione in Portogallo di misure che ne autorizzassero l’utilizzo, essendo “forte il rischio di maltrattamenti a esse legato”. Dal 2000 a oggi, secondo un rapporto investigativo dell’agenzia d’informazione Reuters, sono più di mille le persone morte negli Stati Uniti contro cui la Polizia aveva utilizzato la pistola Taser e secondo un’indagine di Amnesty International tra il 2001 e il 2012 più di 500 persone sono morte negli Stati Uniti dopo essere state colpite da pistole Taser”.
Ma ciò che più fa rabbrividire di questa vicenda è il modo in cui è stata raccontata da certa stampa. Un giornale sardo in particolare, in forma poco coraggiosa perché non firmata, ha sporcato la memoria del signor Demartis rovistando in azioni e procedimenti vecchi di oltre vent’anni fa. Dovrebbero vergognarsi. Far passare come un poco di buono una persona vittima di una tragedia. Come si fa a calpestare così la dignità di una persona nelle stesse ore in cui la Magistratura apre una indagine per fare luce e per riportare verità e giustizia? Mi domando se il signor Demartis fosse stato il padre o il fratello del cronista che ha scelto quelle parole. Avrebbe comunque utilizzato le stesse parole di fango?