Perché non si prende in considerazione la produzione energetica fotovoltaica diffusa sui tetti e si privilegiano i grandi impianti eolici e fotovoltaici?
14 Giugno 2025
[Stefano Deliperi]
E’ davvero difficile capire per quali motivi a livello nazionale non si prenda in considerazione la produzione energetica fotovoltaica diffusa sui tetti e si privilegiano i grandi impianti eolici e fotovoltaici per sopperire alle reali esigenze energetiche del Bel Paese.
Ancora nei giorni scorsi (10 giugno 2025) l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha presentato l’atto di opposizione al rilascio della concessione demaniale marittima trentennale per la realizzazione della centrale eolica offshore proposta dalla società pugliese Wind Alfa s.r.l. nel mare del Sulcis, davanti alle coste di Nebida (Iglesias), Carloforte, Gonnesa e Portoscuso.
63 “torri” eoliche (potenza 15 MW) alte centinaia di metri sul livello del mare, per complessivi 945 MW di potenza, un sistema di accumulo a terra di 360 MWh, due sottostazioni elettriche galleggianti, cavidotti da 380 kv con approdo a terra nella zona demaniale di Portovesme. La richiesta di concessione riguarda zone demaniali (ZD), specchi acquei (SP) nel mare territoriale, specchi acquei (SP) oltre il limite del mare territoriale.
Sono stato coinvolti la Capitaneria di Porto di Cagliari, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, la Regione autonoma della Sardegna, i Comuni di Iglesias, Carloforte, Gonnesa, Portoscuso.
Il GrIG ha chiesto il diniego del rilascio della concessione demaniale marittima, vista l’assenza dello svolgimento del procedimenti di valutazione ambientale strategica (V.A.S.), di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.), l’assenza della benchè minima considerazione degli impatti cumulativi derivanti dai numerosi analoghi progetti di centrali eoliche offshore presentati nella medesima area marina.
Sarebbe semplicemente assurdo in queste condizioni consegnare per quattro soldi migliaia di chilometri quadrati di mare a un soggetto privato, che può escludere (o ammettere a pagamento) pesca, transito commerciale e da diporto e qualsiasi altro libero utilizzo del mare.
Inoltre, la concessione demaniale marittima richiesta dovrebbe riguardare estesi specchi acquei di mare oltre i limiti territoriali in assenza di una definita Zona Economica Esclusiva (ZEE) concordata a livello internazionale con gli altri Stati rivieraschi del Mediterraneo occidentale (Spagna, Algeria, Tunisia), come richiesto dalla Convenzione internazionale dell’O.N.U. sul diritto del Mare (UNCLOS).
Ebbene, si tratta soltanto dell’ultima azione effettuata per contrastare la speculazione energetica in una situazione di assenza di reale pianificazione in materia e di vero e proprio Far West che fa comodo soltanto a chi vuol guadagnare in carenza di regole efficaci.
Il rapporto virtuoso fra transizione energetica dalle fonti fossili tradizionali (petrolio, gas naturale) alle fonti rinnovabili (sole, vento, acqua) e tutela del territorio è senz’altro complesso, ma è tutt’altro che impossibile da realizzare.
In tutto il territorio nazionale le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 31 marzo 2025 risultano complessivamente ben 6.070, pari a 355,03 GW di potenza, suddivisi in 3.857 richieste di impianti di produzione energetica da fonte solare per 153,54 GW (43,25%), 2.030 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a terra per 108,42 GW (30,54%) e 132 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a mare 89,96 GW (25,34%), mentre sono ben poche (complessivamente 51 per complessivi 3,12 MW, lo 0,88%) le richieste per impianti idroelettrici, geotermici e da biomasse, cioè circa 4,7 volte l’obiettivo previsto a livello europeo.
Caso particolare è quello della Sardegna, in quanto si tratta di un sistema semi-chiuso, con soli due (saranno tre nei prossimi anni) collegamenti con il sistema elettrico della Penisola.
In Sardegna le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 31 marzo 2025 risultano complessivamente 729, pari a 54,40 GW di potenza, suddivisi in 470 richieste di impianti di produzione energetica da fonte solare per 19,72 GW (36,25%), 225 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a terra per 15,65 GW (28,77%) e 33 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a mare per 19,02 GW (34,97%), una sola richiesta per centrale idroelettrica per 0,01 GW (0,01%).
54,40 GW significa più di 25 volte gli impianti oggi esistenti in Sardegna. Risultano installati (2023) impianti energetici a combustibili fossili per MW 2.365 di potenza installata e impianti energetici da fonti rinnovabili per MW 3.660. La produzione energetica a intermittenza degli impianti rinnovabili fa si che, pur avendo una potenza installata ben superiore, producano meno gigawattora (GWh).
Qualche sintetica considerazione sulla speculazione energetica in corso in Italia è stata svolta autorevolmente dalla Soprintendenza speciale per il PNRR, che, dopo approfondite valutazioni, ha evidenziato in modo chiaro e netto: “… è in atto una complessiva azione per la realizzazione di nuovi impianti da fonte rinnovabile (fotovoltaica/agrivoltaica, eolico onshore ed offshore) … tanto da prefigurarsi la sostanziale sostituzione del patrimonio culturale e del paesaggio con impianti di taglia industriale per la produzione di energia elettrica oltre il fabbisogno … previsto … a livello nazionale, ove le richieste di connessione alla RTN per nuovi impianti da fonte rinnovabile ha raggiunto il complessivo valore di circa 328 GW rispetto all’obiettivo FF55 al 2030 di 70 GW” (nota Sopr. PNRR prot. n. 51551 del 18 marzo 2024)”.
Qui siamo alla reale sostituzione paesaggistica e culturale, alla sostituzione economico-sociale, alla sostituzione identitaria.
Ritorniamo alla domanda iniziale: perché non si prende in considerazione la produzione energetica fotovoltaica diffusa sui tetti e si privilegiano i grandi impianti eolici e fotovoltaici?
Così come indicato dal quadro normativo, in tutta Italia, fra le aree idonee dovrebbero esser individuate le zone industriali e quelle già degradate, mentre dovrebbe esser privilegiata e incentivata la soluzione relativa al posizionamento di pannelli fotovoltaici sui tetti di edifici pubblici, capannoni, aziende, edifici privati, ecc.
Sarebbe più che sufficiente per le necessità energetiche nazionali.
Si rammenta che lo studio ENEA pubblicato sulla Rivista Energies (N. Calabrese, D. Palladino, Energy Planning of Renewable Energy Sources in an Italian Context: Energy Forecasting Analysis of Photovoltaic Systems in the Residential Sector, 27 marzo 2023) afferma che per sopperire ai fabbisogni energetici dell’intero patrimonio residenziale italiano basterebbe realizzare pannelli fotovoltaici sul 30% dei tetti a uso abitativo.
L’I.S.P.R.A. afferma e certifica (vds. Report Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2023, Report n. 37/202)) che è molto ampia la superficie potenzialmente disponibile per installare impianti fotovoltaici sui tetti, considerando una serie di fattori che possono incidere sulla effettiva disponibilità di spazio (presenza di comignoli e impianti di condizionamento, ombreggiamento da elementi costruttivi o edifici vicini, distanza necessaria tra i pannelli, esclusione dei centri storici).
Dai risultati emerge che la superficie netta disponibile può variare da 757 a 989 km quadrati. In sostanza, si spiega, “ipotizzando tetti piani e la necessità di disporre di 10,3 m2 per ogni kW installato, si stima una potenza installabile sui fabbricati esistenti variabile dai 73 ai 96 GW”. A questa potenza, evidenziano i ricercatori dell’ISPRA, si potrebbe aggiungere quella installabile in aree di parcheggio, in corrispondenza di alcune infrastrutture, in aree dismesse o in altre aree impermeabilizzate; “ipotizzando che sul 4% dei tetti sia già installato un impianto, si può concludere che, sfruttando gli edifici disponibili, ci sarebbe posto per una potenza fotovoltaica compresa fra 70 e 92 GW”.
Qui la stima ISPRA 2023, suddivisa per superfici utili per ogni Comune italiano.
Ulteriore elemento produttivo – finora non adeguatamente preso in considerazione – è individuabile nella realizzazione di pannelli fotovoltaici lungo le principali arterie stradali (autostrade, superstrade)
Energia producibile senza particolari impatti ambientali e conflitti sociali.
Energia producibile in modo diffuso, democratico, più facilmente controllabile dalle popolazioni interessate.
Forse, la risposta alla domanda è proprio qui: tale produzione energetica danneggerebbe i grandi produttori, compresi quelli di proprietà pubblica.
Stefano Deliperi è il portavoce del Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)