Perché siamo antifascisti

9 Luglio 2023

Un murale in onore della banda partigiana di Trivento

[Roberto Loddo]

Il fascismo non è un capitolo del libro di storia che parla di un’epoca lontana. Un’epoca che non c’è più. Un’epoca che non ritornerà. Il fascismo è sempre stato l’ombra infestante in ogni spazio di cambiamenti sociali che sono avvenuti nel corso del Novecento e del nostro presente.

Un’ombra infestante che continua a contaminare. E contamina tutto. Le istituzioni, le scuole, il lavoro e persino la sfera che dovrebbe rappresentare le forze della sicurezza, dell’ordine e della difesa. Dopo ottant’anni dalla caduta del regime fascista del 25 luglio del 1943, se non comprendiamo questo, se non capiamo che c’è ancora fascismo in ogni dimensione della società, non possiamo capire il nostro presente.

Lo psichiatra, attivista basagliano e antifascista Sergio Piro nel 2021 scriveva che dobbiamo stare attenti. Quando abbassiamo la guardia, ciò che una volta chiamavamo destra, vince sempre fuori di noi e dentro di noi. È il nostro fascismo interno diventa sempre più forte, perché si collega tutto e dall’interno ci stringe la gola in una morsa potente. Ora che non abbiamo più le forme della vigilanza rivoluzionaria dobbiamo inventare e creare nuove forme di lotta perché ciò che vogliono farci credere i fascisti è che al passato non dobbiamo più nulla.

E allora cosa ci insegna, oggi, la strage di Reggio Emilia? La manifestazione durante la quale cinque operai reggiani, Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri, Afro Tondelli, tutti iscritti al PCI, furono uccisi dalle forze dell’ordine ci insegna due cose.

Il primo insegnamento è che può succedere anche oggi. Dare la libertà alle forze dell’ordine di attivare forme di feroce e cruda repressione del dissenso in situazioni definite dal governo come emergenza può ancora accadere. Può ancora accadere se lasciamo annegare nell’indifferenza il rinnovato impegno delle nuove generazioni antifasciste, antirazziste, generazioni di partigiani del XXI secolo che lottano contro un sistema neoliberista e patriarcale che nega la giustizia climatica.

Il secondo insegnamento è che non c’è proprio nessuno che ha avuto una delega speciale a difendere la nostra democrazia. Non esiste un ufficio pubblico a cui abbiamo affidato il compito gravoso di praticare i valori della Costituzione nata dalla Resistenza. Non esiste perché dobbiamo farlo noi stessi. Dobbiamo essere partigiani ogni giorno e in ogni spazio democratico.

Due autrici, Lara Ghiglione e Vanessa Isoppo, nel loro libro per Futura Editrice intitolato Se il fascismo va di moda, l’estremismo di destra e i giovani, si sono chieste come mai, com’è possibile che una corrente di pensiero, nata in un contesto così lontano e così diverso da quello attuale, sia ancora viva e continui ad attrarre, forse anche con una potenza rinnovata, ragazze e ragazzi che all’epoca delle camicie nere nemmeno erano nati.

Cagliari ha un enorme problema con i baby fascisti. Non piccoli fratellini d’Italia o componenti dei movimenti giovanili riferibili alla destra o al centrodestra dell’attuale arco costituzionale. Una grande quantità di giovani, giovanissimi che militano in organizzazioni e movimenti che si richiamano alle ideologie nazifasciste.

Una tendenza giovanile che in maniera progressiva, cresce aumenta. Una tendenza che ha avuto una recrudescenza quest’anno, con la comparsa di scritte inneggianti al ventennio fascista e con la distruzione delle opere d’arte derivanti dalla street art. Se una scritta viene cancellata ne compaiono altre dieci il giorno successivo. Opere straordinarie di artisti affermati vengono devastate, cancellate quotidianamente.

E no. Non è un problema di scritte sui muri. La dimensione giovanile dell’estremismo di destra ha messo radici in ogni ambito della vita. Una dimensione che non si ferma alla militanza politica, ma cresce nella moda, nella musica, nel volontariato, nello sport, nell’arte e nella cultura. Non è esagerato affermare che anche nelle rappresentanze studentesche che in qualche modo sono connesse con l’elemento della popolarità e del protagonismo, i baby fascisti sono in prima linea.

I governi precedenti hanno sottovalutato il problema del baby fascismo. È vero. Ma questo governo della peggiore destra autoritaria, populista, violenta e postfascista è stato il primo governo che ha alimentato una narrazione intollerante della vita delle persone non conformi al sistema della riproduzione e del consumo.

Fascismo, oggi, è far crescere narrazioni intolleranti che discriminano le minoranze. Fascismo oggi è costruire leggi fatte per un mondo a loro immagine e somiglianza. Un mondo fatto dai privilegi dei piccoli uomini reazionari, bianchi, eterosessuali e abili che tentano ogni giorno di impedire ogni battaglia di progresso e civiltà che cerca di guadagnare terreno per trasformare la società.

Fascismo, oggi, è l’immagine plastica della loro società ideale. L’immagine di una società in cui l’omo-lesbo-bi-transfobia, l’abilismo e la misoginia convivono con il neoliberismo e il razzismo. Una società che nega il diritto alla salute e l’esistenza alle persone che vivono esperienze di salute mentale, che condanna le persone detenute e private della libertà alla doppia condanna di una vita senza dignità e odia i poveri e ogni forma di disagio ed esclusione sociale.

Fascismo oggi è raccontare i fenomeni migratori composti da città sotto assedio, da taxi del mare, da barconi che portano le malattie e che ci invadono. Le persone rifugiate e richiedenti asilo vengono rappresentate da questo governo come parte di un esercito nemico.

Il loro intento non è solo quello di suscitare il terrore e la paura tra il senso comune. Loro vogliono giustificare l’idea che sia legittimo, che sia giusto provare terrore e paura per tutti coloro che consideriamo non italiani, non cittadini, non degni di poter far parte della nostra società, tutte le persone che non sono noi, che non possono produrre e consumare nel nostro mondo.

Fascismo, oggi, è quello di rendere costituente una nuova forma di appartenenza che si basa sull’esclusione e su una nuova forma di convivenza tra esseri uguali e simili basata sul disprezzo per tutti gli altri. Gli esseri umani che si vuole considerare altri e diversi.

Per questi motivi è urgente riportare al presente l’antifascismo. Prendendoci cura delle sofferenze causate dal nostro mondo sbagliato. Assumendoci il compito noi, in prima persona, come direbbe Sergio Piro, di osare la trasformazione.

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