Provaci ancora, Alghero

16 Ottobre 2011

Elias Vacca

Grande è la confusione sotto il cielo di Alghero. E grande la disaffezione degli algheresi per il sindaco berlusconiano che nel 2007 avevano eletto con un consenso plebiscitario, attribuendogli due terzi dei voti espressi.
Il secondo mandato di Tedde è stato una continua, inesorabile ed inevitabile parabola discendente. Una traiettoria le cui uniche variazioni sono state i repentini cambi di casacca di molti consiglieri di maggioranza, per alcuni dei quali è davvero difficile tenere a mente la collocazione geopolitica.
La città è in sofferenza. Disoccupazione generalizzata, decoro urbano ai minimi termini specie nei quartieri popolari e periferici, imprese del settore turistico in difficoltà, disagio sociale acuto rivelato da clamorosi episodi di cronaca spesso nera.
Ed ancora non sono esplosi alcuni annosi bubboni nel settore finanziario e del bilancio, quali gli effetti della improvvida sottoscrizione di derivati nel primo mandato.
Il tentativo presto abortito di far approvare dal consiglio il piano urbanistico comunale ha fatto saltare, tanto per cambiare, il banco. Semmai ci fosse necessità di confermare che nella enclave catalana di sardegna l’economia e la politica ruotano intorno al mattone piuttosto che al turismo, la vicenda PUC è servita almeno a questo.
In linea con la programmata devastazione del territorio progettata dalla maggioranza che governa la Regione, il centrodestra algherese non si è fatto mancare nulla. Dal sovradimensionamento dei posti letto a rotazione d’uso agli emendamenti ultrasviluppisti nell’agro e nelle zone urbane già soffocate dall’impatto volumetrico delle zone B. Qualcuno forse potrebbe spiegare a qualcun altro che i metri cubi, dopo averli realizzati, devi anche venderli. E per venderli devi avere una città accogliente e con i servizi all’altezza. Ma i cantieri aperti, si sa, sono posti di lavoro tanto più a termine quanto spendibili come moneta sonante con cui si paga il consenso.
Un tempo la promessa di liberazione dallo sfruttamento produceva consenso, oggi il suo opposto.
I dissenzienti del PUC ma non solo preparano il “terzo polo” con una parte della minoranza consiliare. Ad Alghero, città di consolidata tradizione democristiana, di solito il centrismo funziona. Sarà forse anche per questo che a questo giro da lì verrà un candidato sindaco ed a dispetto della supposta tendenza al bipolarismo degli elettori quell’area compete, almeno sulla carta, con le stesse probabilità di successo del centrodestra dilaniato e del centrosinistra ancora tutto da costruire.
A ben vedere almeno sull’urbanistica esistono gli estremisti di centro, ma l’urbanistica non è tutto.
E se Atene piange Sparta non ride. Il centrosinistra algherese, inizialmente rappresentato in consiglio comunale da PD e due civiche, ha sofferto degli stessi smottamenti e riposizionamenti della controparte e non è mai riuscito, al di là dell’impegno profuso da singoli consiglieri comunali, a rientrare in sintonia con il proprio elettorato. Ancor meno ad insidiare l’elettorato del sindaco uscente. A volte si ha l’impressione che la gestione dei risultati, in termini finanziari e sociali, di dieci anni di finanza creativa e cinismo non rientri nelle aspirazioni di nessuno.
Si naviga dunque a vista, en attendant Godot, senza un leader riconosciuto o un sindaco possibile, in direzione delle primarie, che ormai sono un rito ineludibile anche quando, in assenza di temi o di autentici competitori, diventano semplicemente un sondaggio sui nomi peraltro non sempre attendibile. Nei tempi più recenti, per il vero, un comitato spontaneo di cittadini uniti dal giudizio negativo sugli (almeno) ultimi 9 anni di amministrazione cittadina, sta tentando di animare il dibattito, di indurre gli elettori invisibili alla partecipazione, di suscitare un confronto alle primarie su un programma partecipato. Comunque di individuare il minimo comune denominatore politico e programmatico di un possibile fronte di indignati e neoimpegnati.
Se sarà questo il terreno più fertile sul quale seminare per i prossimi anni saranno le prossime settimane a dirlo. Certo è che questo è il campo di cimento e che, fatto tutt’altro che negativo, un comitato spontaneo di cittadini con e senza tessera detta l’agenda ed i tempi di avvicinamento alla competizione elettorale della prossima primavera.
Comunisti della Federazione della Sinistra, SEL, IDV, IRS e la civica Alghero Viva hanno aderito all’appello ed al percorso. Alla finestra, tanto per cambiare, resta il PD il quale probabilmente deve capire quali alleanze vuol fare e se le primarie gli piacciono davvero anche quando sono senza rete.
E’ chiaro che occorre augurarsi che anche il PD scelga e scelga bene. Non è detto che senza il PD non si possano vincere le elezioni, basta constatare come De Magistris abbia sbaragliato il campo a Napoli pur sostenuto solo da IDV e dai comunisti di Federazione della Sinistra, ma conquistare alla causa dell’alternativa radicale il PD è pur sempre meglio che frantumarne l’elettorato, se poi devi davvero governare l’emergenza e rimettere le cose a posto in mezzo a grandi difficoltà.
Sta tutto nelle prossime sei-otto settimane, e non è affatto scontato. E quindi di questo tormentato percorso dovremo scrivere ancora.

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