Razionamenti idrici e sprechi di soldi pubblici
4 Novembre 2025
[Stefano Deliperi]
“Manca l’acqua, colpa della siccità”, quante volte abbiamo letto e sentito quest’affermazione? In realtà, nel Bel Paese soltanto per una parte contenuta è vero, mentre in gran parte è colpa nostra.
“Il volume d’acqua prelevato in Italia per uso potabile supera i 9 miliardi di metri cubi l’anno, per un prelievo giornaliero di 25 milioni, ma il volume effettivamente erogato corrisponde alla metà del prelievo (4,6 miliardi di metri cubi), principalmente a causa delle perdite nel trattamento di potabilizzazione (1 miliardo) e dell’inefficienza della distribuzione, in cui si spreca circa il 40% del quantitativo immesso in rete (3,4 miliardi)”, così ha accertato la Corte dei conti nel corso di una specifica indagine di controllo sulle gestioni pubbliche (Corte dei conti, Sezione per gli affari europei e internazionali, delibera n. 4/2025 del 20 marzo 2025).4,6 miliardi di metri cubi d’acqua persi ogni anno sui poco più di 9 miliardi prelevati per l’uso potabile.
A questi vanno sommati gli sprechi in agricoltura, nel settore industriale (dove ancora non sono diffusi come meriterebbero gli impianti a ciclo chiuso) e nel turismo, come evidenziato nel primo rapporto Proger su Water Economy in Italy (marzo 2023).
In Italia, nel 2023, il valore delle precipitazioni totali annue è stato di 923,9 mm (dati ISPRA, 2024), in Germania è stato di 869,53 mm, nei Paesi Bassi è stato pari a 1.037 mm, in Danimarca è stato di 921,6 mm.
Il problema non risiede nella carenza di pioggia in valori assoluti, quindi, ma nella carenza di buona capacità di gestione dell’acqua.
Il dato emerge dallo stato di severità idrica, curato a livello nazionale dall’I.S.P.R.A.
Invasi e reti di distribuzione efficienti, lotta agli sprechi, educazione al corretto uso dell’acqua, questi sono gli obiettivi che dobbiamo avere.
In Sardegna riprende in grande stile, nel Sassarese in particolare, il razionamento dell’acqua.
Non è una novità, purtroppo.
La piovosità in Sardegna non è così scarsa come si crede (valore di 624,00 mm, dati Pianeta PSR 2024).
In Sardegna, al 30 settembre 2025, erano presenti nei 32 invasi medio/grandi (una delle densità più elevate a livello europeo con ben 1.824 milioni di metri cubi di risorsa idrica invasabile), 716 milioni di metri cubi di acqua, il 393% del volume utile invasabile.
Il punto dolente sono le perdite nella rete di distribuzione idrica, stimate nel 55%.
Il Rapporto ISTAT sull’acqua (2020-2023) indica nel 52,8% il volume d’acqua disperso durante la distribuzione in Sardegna: “una posizione critica dell’isola, peraltro in peggioramento rispetto al 2018, è rilevata dalla dispersione da rete idrica comunale: nel 2022 in Sardegna viene perso il 52,8 per cento dell’acqua potabile immessa in rete, oltre 10 punti percentuali in più della già elevata media nazionale (42,4 per cento). Tra le province la posizione peggiore è quella di Oristano (60,4 per cento), seguita da Nuoro (59,6 per cento); peraltro entrambe le province registrano i peggioramenti più accentuati rispetto al 2018. A Cagliari, unica provincia sarda a non peggiorare, il problema resta relativamente più contenuto (47,9 per cento; 5,5 punti percentuali in più della media-Italia).” (Rapporto ISTAT sul benessere dei territori, Sardegna 2024).
Con questi disastri gestionali nella gestione della fondamentale risorsa idrica, che necessiterebbero interventi strutturali immediati, il Governo di questo povero Bel Paese vuol destinare decine di miliardi di euro a opere tutt’altro che necessarie come il Ponte sullo Stretto di Messina. Un pozzo senza fondo che ingoia soldi pubblici.
Ma dove vogliamo andare?
Stefano Deliperi, Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)







