Test Medicina/Sanità. Venti neoliberisti dal Ministero M5S/Lega

16 Settembre 2018
[Claudia Zuncheddu]

A vent’anni non si può negare a nessuno la libertà di scegliere per il proprio futuro. Difficile spiegare ai giovani che il diritto al sogno gli è stato sottratto e che le grandi praterie dove costruire i propri percorsi di vita sono scomparse. E’ paradossale che il libero arbitrio come libertà individuale di pensiero, di azione e di scelta sia a discrezione altrui.

Questo è ciò che sta succedendo nell’università ed in particolare nella facoltà di Medicina. In quest’era buia è possibile ipotecare il futuro di un giovane aspirante medico nel tempo di un quiz. Non è questo il metodo migliore per selezionare le capacità, i meriti e le attitudini di chi ambisce. I test per l’accesso a Medicina e Chirurgia sono discriminazioni e non selezioni, che rientrano nel complesso progetto della privatizzazione del sistema sanitario pubblico.

Con i test per l’ammissione alla “graduatoria nazionale” gli studenti sardi rischiano di essere schiacciati numericamente da quelli delle altre regioni. I pochi sardi che superano i test, possono essere destinati ad altre facoltà italiane ed eccezionalmente possono sostenere i costi di un mantenimento agli studi fuori dall’Isola.

Il fenomeno della migrazione universitaria, dovuta all’esistenza di una “graduatoria nazionale” aumenterà i dislivelli tra gli atenei del nord e quelli del sud. Un grande capitale umano del sud andrà ad accrescere il prestigio di atenei d’èlite come Milano, Pavia, Padova, Bologna.

In Sardegna non si formerà più una classe medica propria. Che un sistema sanitario pubblico necessiti di più medici si rileva dalla mancanza della staffetta generazionale nella Medicina di Base. In 5 anni 45mila medici di famiglia in Italia andranno in pensione e 14 milioni di cittadini resteranno senza medico. In Sardegna la stima minima per l’anno in corso va oltre i 200. Con la Legge 264/99 sul numero chiuso non sono stati formati medici in numero equo per un sistema pubblico.

Per i tagli alle borse di studio numerosi laureati in medicina non possono accedere ai percorsi post-laurea. Non viene messo a bando un numero adeguato di posti nelle scuole di specializzazione che non riescono a soddisfare la richiesta sociale di assistenza medica specializzata.

Se la Sanità torna ad essere un diritto di casta e l’Università non più un ascensore sociale, necessitano meno medici e si risparmia sulla formazione ancor più importando professionisti dall’estero a costi concorrenziali ed irrisori. Il governo di oggi e quelli di ieri sono accomunati da una visione neoliberista della Sanità per cui tutto deve essere monetizzato.

Su come privatizzare i sistemi sanitari pubblici ci pensarono gli anglosassoni sotto Thatcher. Basta allungare le liste d’attesa, imporre ticket sempre più elevati, esasperare i cittadini inducendo chi può pagare a rivolgersi ai servizi privati e chi non può ad affidarsi alla sorte. Era questa la formula della Thatcher oggi più che mai di attualità.

Che i sardi debbano affidarsi alla sorte lo dicono i tristi primati sulla mortalità e sulla riduzione dell’aspettativa di vita in questi ultimi anni. Come tutti quelli che hanno governato a Roma e in Via Roma, anche il “governo del cambiamento”, nella migliore tradizione coloniale, sta ratificando e decretando la morte e l’estinzione dei nostri ospedali, dei nostri medici, delle nostre eccellenze scientifiche. Chiudono importanti scuole di Specializzazione, si declassano e si abbandonano le nostre Università.

Quando alla povertà economica si aggiunge quella culturale e scientifica si condanna a morte un popolo. Ma ci vogliono intelligenze politiche e culturali anche per comprendere questi processi.

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