Tre milioni in consulenze, 300 mila euro su legge statutaria e legge elettorale: la Giunta appalta la democrazia e prende tempo
25 Giugno 2025[red]
Con la delibera n. 32/63 del 18 giugno 2025, la Giunta regionale della Sardegna ha stanziato 3 milioni di euro, distribuiti su tre anni, per incarichi esterni di studio, ricerca e consulenza.
Di questi, ben 300 mila euro sono destinati specificamente alla predisposizione di un disegno di legge elettorale e della legge statutaria. Il commento di Sardegna chiama Sardegna:
«È una decisione che pone problemi molto seri, tanto sul piano democratico quanto su quello politico-istituzionale. Affidarsi a consulenze esterne non è, di per sé, un errore. Ma in questo caso si tratta di un ribaltamento della logica democratica. Si parte dalle consulenze prima ancora di aprire un confronto istituzionale e pubblico su due temi fondamentali come la riforma della legge elettorale e della legge statutaria.
In secondo luogo, appare l’ennesimo spreco di risorse pubbliche. La Presidente e la Giunta dispongono già di risorse interne qualificate: basti pensare alla Direzione Generale della Presidenza e all’Ufficio della Presidente, con il suo ricco staff costruito grazie alla L.R. 10/2021, la cosiddetta legge “poltronificio” ereditata da Solinas e non cancellata o riformata.
Ancora più grave è la dilazione dei tempi. Le risorse vengono distribuite su tre anni, segno evidente che la Giunta non intende fare della riforma un’urgenza politica, ma piuttosto un tema da rinviare. Si ripete così un copione già visto: diluire per non fare. Prendere tempo fino all’ultimo momento utile della legislatura, per poi constatare – ancora una volta – che “non ci sono più i tempi tecnici”. Un alibi, non un progetto.
Nel frattempo, però, la società sarda ha già avviato il confronto. Il percorso “Ricostruiamo la democrazia sarda”, promosso da un’ampia rete di forze politiche, sociali e sindacali, ha realizzato quattro assemblee itineranti a Bauladu, Nuoro, Sassari e Cagliari, con il coinvolgimento di centinaia di cittadini, comitati, movimenti e associazioni. Un’esperienza di democrazia partecipata, reale, che ha messo al centro il tema della rappresentanza politica, territoriale e di genere, e che ha prodotto contributi concreti per una riforma della legge elettorale più giusta e inclusiva.
Ma non solo: è in corso una raccolta firme per una proposta di iniziativa popolare promossa dalla “rete SarDegna Iniziativa popolare”; è stata depositata in Consiglio regionale una proposta di legge di Alleanza Verdi-Sinistra, elaborata dalla scuola di cultura politica Francesco Cocco; Progetto Sardegna ha proposto da mesi una modifica delle soglie di sbarramento. In generale, si discute di questi temi da anni, con autorevoli contributi politici, accademici e civici. È inaccettabile che tutto questo venga ignorato. La Presidente non può pretendere di decidere nel chiuso degli uffici, né trasformare il Consiglio in un organo chiamato solo a ratificare elaborazioni esterne. Statuto e legge elettorale non sono affari tecnici: sono le regole del gioco democratico e, come tali, vanno costruite in pubblico, con la voce della cittadinanza e il protagonismo del Consiglio.
Per questo chiediamo che si apra subito una discussione nella I Commissione Autonomia del Consiglio regionale, che vengano auditi i promotori dei percorsi già in campo, che il Consiglio riaffermi la propria centralità e non accetti di essere esautorato.
O si cambia ora, o si rischia per l’ennesima volta di non cambiare nulla. La democrazia non si appalta: si costruisce insieme, con metodo, partecipazione e coraggio.»