Tre scelte urgenti per la maggioranza regionale prima dei pronunciamenti delle Corti sulla decadenza. Che arriva comunque
12 Agosto 2025[Fernando Codonesu]
Il tema della decadenza della presidente Todde e del Consiglio regionale è il tema politico di maggiore interesse per i partiti e per la cittadinanza sarda.
Andrea Pubusa ne ha parlato dal mese di gennaio con competenza, continuità e sistematicità su democraziaoggi.it ponendo l’accento sulla necessità di un intervento politico del Consiglio regionale necessario e urgente, semplicemente dovuto in quanto interno al procedimento.
Su il manifesto sardo sono apparsi ugualmente interventi di grande interesse, così come sui quotidiani regionali, nei notiziari, nelle TV pubbliche e private, sulle pagine Facebook di osservatori politici e culturali molto addentro alla materia e alle sue implicazioni.
È possibile in questo quadro individuare qualche obiettivo credibile per questo scorcio di legislatura regionale, incerto come non mai a causa della decadenza che incombe sulla Presidente e sul Consiglio regionale?
Roberto Loddo su il manifesto sardo propone la legge elettorale come urgente e ineludibile a seguito del deposito delle firme per una legge di iniziativa popolare totalmente proporzionale depositate da Lucia Chessa con la campagna “Liberamus su votu”.
Non si può che essere d’accordo con lui, ma non desiderando affatto un’agenda politica determinata e scandita dai pronunciamenti delle varie corti coinvolte sul problema della decadenza, ne vedo altri due altrettanto importanti sui quali il Consiglio regionale si dovrebbe esprimere presto e bene.
Dal mio punto di vista si dovrebbe lavorare prima che la situazione precipiti per:
- Mettere in salvo i conti della Regione con la nuova finanziaria.
- Approvare una nuova legge elettorale anche minima pur di non votare più con quella attuale.
- Una delibera di assunzione di responsabilità politica del Consiglio regionale sulla decadenza.
Sul primo punto, come è ben noto, giova osservare che il primo anno di legislatura si è concluso con un lungo esercizio provvisorio durato ben quattro mesi e di cui ne stiamo pagando le conseguenze.
Con grande affanno si inseguono le programmazioni di spesa con gli assestamenti di bilancio in un gioco di rimando tra maggioranza e opposizione che non permette di affrontare seriamente i gravi problemi che caratterizzano l’economia e la società sarda, minandone le capacità residue di sviluppo economico e sociale.
Ora si va in vacanza e si riprenderà a settembre e penso di poter dire che il clima di “sospensione e incertezza” dovuto alla decadenza in fieri, che impedisce di traguardare qualche obiettivo importante della Giunta, faccia perdere di vista l’esigenza di mettere in ordine i conti della Regione con una finanziaria da definire e approvare entro la fine dell’anno, senza ricorrere all’esercizio provvisorio come già successo da gennaio ad aprile.
Non si intravede alcun movimento in questa direzione e questo è fonte di grande, grandissima preoccupazione per l’intera società sarda.
Sul secondo punto, la legge elettorale, con la presentazione di fine luglio delle oltre 8.500 firme raccolte dall’iniziativa “Liberamos su votu”, la prima Commissione ha diverse proposte che possono essere analizzate e portate a sintesi. La proposta di legge elaborata dalla Scuola di cultura politica Francesco Cocco, depositata in Commissione dal gruppo regionale AVS, è un testo organico che può essere visto come base di partenza per arrivare ad un testo condiviso dalla maggioranza e dalla minoranza.
Anche se appare un obiettivo estremamente difficile da raggiungere bisogna comunque provarci per approvare almeno una legge che partendo da quella attuale ponga al centro tre punti minimali:
a) unica soglia al 2% per liste e coalizioni, traducibile anche con il conseguimento di un quoziente intero in una circoscrizione;
b) eliminazione del voto disgiunto per avere omogeneità politica tra il presidente e la maggioranza dei voti conseguiti dalle sue liste nella competizione elettorale: non si può essere minoranza nel corpo elettorale;
c) introduzione delle tre preferenze per facilitare il riequilibrio di genere.
Si tratta di tre punti che qualificherebbero come più accettabile e democratica la legge attuale.
Sul terzo punto, il tema della decadenza, avevo pensato ad un appello da parte di personalità della società civile sarda finalizzato ad un’assunzione di responsabilità politica del Consiglio, ma non mi pare che ce ne siano le condizioni. La domanda che mi pongo è se abbiano senso alcune centinaia di firme quando ben 210.000 raccolte sul tema delle aree idonee sono state letteralmente cestinate e irrise dalla massima istituzione elettiva della regione. La risposta è ovvia, come è ovvia la constatazione che sulla questione decadenza la maggioranza dei consiglieri è interessata esclusivamente al mantenimento della propria poltrona. Da qui l’imperativo, Tirare a campare a tutti i costi. Null’altro sembra scomporli!
Intanto mi pare evidente che la decadenza sia in arrivo a grandi passi. Su questo non ci sono dubbi di sorta al punto che alcuni partiti si stanno già preparando per le elezioni viste ormai alle porte.
Già dai primi di gennaio, la Presidente della Regione avrebbe potuto prendere atto dell’ordinanza-ingiunzione del Collegio di Garanzia e trarne le conseguenti decisioni, insieme alla maggioranza consiliare, in considerazione del fatto che il pasticcio sulla rendicontazione delle spese elettorali, pur in presenza di sue responsabilità personali, è principalmente da ascrivere a responsabilità del suo Comitato Elettorale composto da tutti i partiti del campo largo.
Ora più di prima è il Consiglio Regionale ad essere chiamato ad un atto di responsabilità, che si esprime formalmente in una Delibera. Si tratta infatti di una materia di sua esclusiva competenza, come chiaramente esplicitato dalla normativa vigente, in particolare dalla legge 1/94 della Regione Sardegna che recepisce pienamente la legge statale 515/93 e dallo Statuto speciale, artt. 15 e 35.
E’ una decisione necessaria, ancorché non più sufficiente in quanto arriverebbe – se arrivasse – fuori tempo massimo. Si tratta di un’assunzione di responsabilità che va ottemperata per la dignità dell’Istituzione, dei Consiglieri Regionali, dell’intero sistema politico e degli elettori che vogliono ancora crederci e continuare a votare.
Etica, moralità e responsabilità verso le istituzioni e verso gli elettori che hanno conferito il mandato di governare a questa maggioranza impongono un comportamento coerente, diverso da quello tenuto finora. Si deve assumere una posizione rispettosa di quanto indicato dall’articolo 54, secondo comma, della Costituzione: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”.
A me pare evidente che, oltre al rispetto della normativa citata, vada soprattutto salvaguardata l’Istituzione di cui si fa parte perché le persone passano, ma le Istituzioni restano, e tra queste è ricompresa la Politica, quella che si occupa della polis e del bene comune: è questo il faro che deve illuminare i passi sostanziali di tutti i cittadini che rispettano il patto “sociale” della convivenza civile, primariamente i nostri rappresentanti eletti in Consiglio regionale.
È urgente riconoscere che la democrazia vive del funzionamento delle sue istituzioni, non della loro paralisi e oggi siamo più immersi nel secondo caso che nel primo, proprio a causa della spada di Damocle della decadenza
Per tutti i motivi su delineati il Consiglio Regionale dovrebbe affrontare con la massima sollecitudine tale tema politico agendo di conseguenza e senza esitazioni.
Colpevoli ritardi comporterebbero solo ulteriori gravi ripercussioni sul tessuto produttivo, sulle famiglie e l’intera società sarda.