Tagli nella foresta demaniale del Marganai, i conti non tornano

25 Settembre 2015
foresta marganai
Stefano Deliperi

La situazione delle Foreste demaniali sarde, in particolare della Foresta demaniale del Marganai (Iglesias, Domusnovas, Fluminimaggiore), continua a presentare luci e ombre.

L’Ente Foreste della Sardegna (E.F.S.) ha replicato all’articolo di Gian Antonio Stella (IL CASO. La selva preistorica del Sulcis che diventa legna da ardere, Il Corriere della Sera, 7 settembre 2015) sulla vicenda dei tagli boschivi nella Foresta demaniale, ormai al centro di sempre più ampio interesse da parte dell’opinione pubblica.

Sono state molte le reazioni, anche in sede istituzionale, e una replica era doverosa, sebbene alcuni aspetti rimangano piuttosto oscuri.

Infatti, l’E.F.S. sostiene che la reintroduzione del governo a ceduo nella Foresta demaniale del Marganai sia prevista “in appena il 5% della estensione”.  “Nel restante 95% del bosco di Marganai, sono previsti interventi conservativi e protettivi quali, l’evoluzione naturale del bosco, l’avviamento a fustaia (cioè la creazione di un bosco di alto fusto) i rinfoltimenti (cioè l’aumento del numero di alberi per ettaro) le cure colturali su impianti artificiali (tese a favorire lo sviluppo delle piante) e interventi infrastrutturali (tesi a valorizzare la fruizione del compendio da parte di tutti i cittadini) e di difesa antincendio”.

Sarà anche così, ma i conti non tornano.

Bisogna ricordare, in primo luogo, che nelle aree delle foreste demaniali oggetto di pianificazione forestale particolareggiata[1] vi sono anche rocce, macchia mediterranea bassa, radure, sterili (soprattutto nelle aree minerarie come il Marganai), incolti.

Da quanto affermato dallo stesso E.F.S., è “economicamente conveniente” gestire a ceduo e quindi destinare il bosco alla “produzione di legna da ardere con criteri sostenibili, salvaguardando nel contempo le funzioni naturalistiche e protettive dei boschi interessati”, solo comprese[2] di lecci e di lecci misti con altre sclerofille sempreverdi (vds. http://www.sardegnaambiente.it/documenti/3_226_20140604191112.pdf, pag. 15).

La Foresta demaniale del Marganai è estesa 4.602,4 ettari, dei quali 546,8 (11,88%) sono comprese di leccio e altre sclerofille potenzialmente destinabili alla ceduazione. Secondo il relativo piano forestale particolareggiato, ben 401 ettari (il 73,33% del bosco di Leccio e altre sclerofille) sono effettivamente destinati al governo a ceduo, mentre 320,6 ettari sono fustaie, 45,4 ettari destinati al diradamento di conifere, 390,8 ettari destinati al diradamento di latifoglie, 11,3 ettari alla manutenzione di viali parafuoco, 7,6 ettari al decespugliamento, 10,4 ettari a tagli fito-sanitari e solo 13,4 ettari al rimboschimento (vds. http://www.sardegnaambiente.it/documenti/3_226_20140605185139.pdf, pag. 8)[3].

In ogni caso, i 401 ettari destinati alla ripresa del governo a ceduo costituiscono l’8,71% dell’intero compendio demaniale, comprese le aree minerarie sterili, nonappena il 5% della estensione”.

[1] I piani forestali particolareggiati di tredici complessi forestali (circa 52 mila ettari complessivamente) sono predisposti dall’A.T.I. D.R.E.AM. ItaliaR.D.M. Progetti, vincittrice di specifico appalto (importo pari a euro 1.121.250,00 + I.V.A.).: c’è da chiedersi comunque come mai l’E.F.S., i cui organici (ben 7.000 dipendenti) sono forniti di ogni professionalità per la gestione forestale, sia dovuto ricorrere all’esterno per la redazione delle proposte di piano.

[2] La compresa è l’unita fondamentale nell’assestamento; la compresa individua un insieme di sotto-particelle forestali per le quali si perseguono determinati obiettivi gestionali mediante analoghe strategie gestionali. La definizione delle comprese viene effettuata in una fase successiva al completamento dei rilievi di campagna, coniugando le attitudini delle singole sotto-particelle con gli orientamenti gestionali prevalenti di ciascun complesso e le sue peculiarità (vds. http://www.sardegnaambiente.it/documenti/3_226_20140605185049.pdf, pag. 2).

[3] Da ricordare che nella Foresta demaniale del Marganai sono comprese vaste aree di discariche e sterili minerari (Arenas, Tiny, Sa Duchessa), non individuabili nei dati pubblicizzati dall’E.F.S. e difficilmente considerabili a fini boschivi.

In loc. Caraviu e su Isteri (Comune di Domusnovas) è stato effettuato (2011-2013) è stato effettuato il  primo intervento di taglio di 34 ettari di Leccio, Corbezzolo, Fillirea, Macchia alta ed nell’ambito di un progetto pilota che prevede il ripristino del governo a ceduo e la pianificazione dei futuri tagliper complessivi 305 ettari (anni 2009-2021), in base al piano di gestione dei tagli boschivi del complesso Marganai approvato dalla Provincia di Carbonia – Iglesias con determinazione n. 95 del 3 dicembre 2010.  Una seconda fase di tagli dovrebbe iniziare a breve, ma non si ha notizia di alcuna relazione scientifica di monitoraggio degli effetti ambientali.

Così lo ha motivato l’E.F.S.: “i boschi oggetto di intervento sono stati sempre – a memoria d’uomo e documentale – governati a ceduo: pertanto il ripristino di tale forma di governo deve essere inteso come ripristino colturale e delle pratiche selvicolturali da parte dell’Ente Foreste (tale attività non era stata praticata nel recente passato ma era una realtà consolidata nei decenni precedenti). Il piano dei tagli ha quindi, sia per la modesta estensione e sia per la ripresa della consueta forma di governo, il carattere sperimentale e di ripristino di tale pratica prima che potesse essere perduta del tutto, in quel territori a ciò vocato”.

Anche questo è un argomento a più facce.

Se è vero, infatti, che attualmente la Sardegna è la prima regione italiana per superficie forestale (1.213.250 ettari, il 50,36% dell’Isola), in buona parte si tratta di macchia mediterranea evoluta e bosco misto a macchia. Come noto, tra il 1820 e il 1883 le foreste della Sardegna vennero abbattute per i quattro quinti, con un picco nel 1847.   Quelle aree, poi, vennero tutte governate a ceduo.

Giova ricordare che l’unica foresta primaria, mai sottoposta al taglio, è la Lecceta di Sas Baddes, oltre 1.000 ettari entro la Foresta demaniale di Montes (Orgosolo), una delle rarissime foreste primarie del Mediterraneo.

Che vuol dire allora “i boschi sono stati sempre governati a ceduo”?

Si potrebbe supporre che tutti i boschi rientranti nella gestione dell’E.F.S. a memoria d’uomo governati a ceduo potranno essere ricondotti a tale ripristino colturale e delle pratiche selvicolturali: dalla Foresta demaniale di S’Acqua Callenti (Castiadas), già governata a ceduo dai forzati dell’allora Colonia penale fino al 1956, alla Foresta demaniale di Rosas-Monte Orrì, (Narcao, Siliqua), già massacrata a ceduo per decenni a fini minerari, alle Foreste demaniali di Gutturu Mannu, di Is Cannoneris, di Monte Nieddu e di Pixina Manna, tutte già ampiamente interessate dalla ceduazione fino a 50-60 anni fa, nel cuore della più esteso compendio forestale del Mediterraneo.

L’ipotesi, una volta acquisito il principio generale, è molto meno assurda di quanto sembri a prima vista.

Non convince nemmeno il richiamo dell’E.F.S. alla legna da ardere e gli altri prodotti derivati, fra cui l’ormai nota fabbrica di pellet casualmente  in progetto a Domusnovas.    Ci sono cospicui fondi comunitari che possono e devono essere utilizzati in alternativa ai tagli boschivi per sostenere lavoro e difesa delle foreste, anche impiantando nuovi interventi di forestazione “produttiva” su terreni pubblici per soddisfare i bisogni regionali ed extra-regionali.  Basta volerlo fare.

In ultimo un argomento netto e chiaro.

L’area del Linas – Marganai è ricompresa per circa 450 ettari nel sito di interesse comunitario (S.I.C.) “Monte Linas – Marganai” (codice ITB041111; qui la scheda, qui la cartografia), ai sensi della direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali, esecutiva con D.P.R. n. 357/1997 e s.m.i. (elenco regione biogeografica mediterranea approvato con decisione Commissione europea n. 3261 del 19  luglio 2006 in G.U.  CE n. L259 del 21 settembre 2006). Il relativo piano di gestione, lo strumento di pianificazione del S.I.C. (art. 6 della direttiva n. 92/43/CEE) è stato approvato con decreto assessoriale n. 61 del 30 luglio 2008, attualmente in fase di revisione.

Fra i più perplessi sulla ripresa della ceduazione nell’area della Foresta demaniale vi sono proprio i redattori del piano di gestione del S.I.C. e del relativo aggiornamento: il dott. biol. Francesco Aru, il prof. Angelo Aru, il dott. geol. Daniele Tomasi. Dall’Aggiornamento del piano di gestione del S.I.C. “Monte Linas – Marganai”, presentazione (2014) e dalla lettera dell’11 novembre 2014 inviata alle Autorità regionali emergono chiaramente, con toni divulgativi, i netti rilievi di criticità riguardo la ceduazione.[1]

Curiosamente, si vorrebbe far cambiare idea, imponendo modifiche al piano di gestione del S.I.C. con toni piuttosto ultimativi e poco scientifici (qui la lettera dell’Assessore all’ambiente del Comune di Villacidro, Comune capofila. L’assessore Marco Mocci risulta dipendente dell’E.F.S.)

Da notare che l’istanza (gennaio 2015) del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus per la sospensione del programma di tagli e l’acquisizione dei necessari monitoraggi scientifici è rimasta senza esito. Da ciò si deve supporre che una relazione sull’impatto della prima fase di tagli boschivi non vi sia proprio.

Allora come si fa a fugare qualsiasi dubbio circa la bontà delle azioni che l’Ente Foreste persegue a salvaguardia del bene forestale in questo e in tutti compendi da esso gestiti?

 

 

[1] In particolare:

* alterazione dell’habitat – banalizzazione della componente vegetazionale con ingresso di specie ruderali e nitrofile, rapida mineralizzazione della componente organica del suolo (humus);

* erosione del suolo per mancata copertura arborea, assenza humus per rapida mineralizzazione da irraggiamento. “I suoli del Marganai originano da impurità della dolomia paleozoica e sono relegati in tasche. Sono suoli facilmente erodibili e lentissima formazione – 200/300 mila anni per 1 cm.”;

* uno dei criteri guida, utilizzato per determinare se in un dato popolamento sia possibile effettuare un prelievo, è quello della «provvigione minimale» (Ciancio et al., 1981; Ciancio et al., 2002; Ciancio, 2009). La provvigione minimale è definita come il livello minimo di massa legnosa al disotto della quale non è possibile effettuare tagli di qualsiasi entità senza pregiudicare gli equilibri del sistema biologico bosco considerato.

Testualmente: “grave alterazione della componente umica del suolo con rapida mineralizzazione della medesima, alterazione della componente edafica del suolo, alterazione e/o scomparsa della fauna di micro mammiferi, alterazione degli habitat della fauna chiroterica forestale, grave alterazione della componente macro e micro fungina, alterazione della componente microclimatica locale; avvio di evidenti e diffusi, fenomeni erosivi del suolo, schianti di soggetti arborei, banalizzazione del corteggio floristico con ingresso di specie nitrofile e ruderali scomparsa delle specie nemorali, sconvolgimento e frammentazione delle unità di paesaggio”.

Ancora: “semplificazione della componente strutturale della formazione, banalizzazione e semplificazione della componente floristica, trasformazione di formazioni con struttura pluriplana in monoplana; alterazione dei cicli biogeochimici, riduzione dell’efficienza foto sintetica e della produzione di sostanza organica, alterazione della componente macro e micro fungina; denudamento delle superfici, eliminazione della protezione da azione disgregante della pioggia, incremento del ruscellamento e dell’erosione del suolo, riduzione della capacità di campo, riduzione e/o assenza di germinazione del seme per alterazione dell’habitat, totale assenza di seme per la facile intercettazione e utilizzo come nutrimento da parte di artiodactyli, riduzione della capacità ricostituiva della copertura vegetale (cioè perdita della resilienza). Ridotta capacità di offrire validi rifuggii per tutta la fauna locale, con particolare riferimento ai micro mammiferi, come da studi scientifici svolti in situ e pubblicati”.

Inoltre: “denudamento superfici fortemente acclivi, incremento della disgregazione del terreno per calpestio ed eccessiva frequentazione, avvio di processi erosivi diffusi e incanalati, perdita irreversibile degli strati superficiali del suolo”.

Infine: “scomparsa nelle aree ceduate di alcune delle specie dell’allegato II° e IV° presenti negli anni precedenti (tra cui Accipiter gentilis arrigonii, sito di nidificazione) e attualmente non rinvenute, delle quali non sono stati neppure individuati i nuovi siti di colonizzazione. Abbandono delle aree sottoposte a ceduazione da siti di foraggiamento dei chirotteri”.

COMUNICATO STAMPA

Recenti articoli di stampa hanno posto in dubbio, in termini non corretti, l’azione che l’Ente Foreste sta proponendo, attraverso il proprio piano forestale particolareggiato, nelle aree del Marganai.

Questo tipo di piani è stato predisposto per questo sito così come per buona parte delle altre foreste demaniali gestite dall’Ente. Si ritiene perciò importante illustrare, anche in termini non strettamente tecnici, le attività previste nei vari piani, al fine di fugare qualsiasi dubbio circa la bontà delle azioni che l’Ente Foreste persegue a salvaguardia del bene forestale in questo e in tutti compendi da esso gestiti.

In virtù della trasparenza sempre perseguita dall’Ente Foreste della Sardegna, tutta la documentazione, in fase di continuo aggiornamento, è già da lungo tempo consultabile on line nella sezione “Pianificazione Forestale” del sito SardegnaForeste.it appositamente creata. Inoltre, per condividere e discutere le scelte effettuate, l’Ente Foreste ha promosso numerosi incontri partecipativi, tesi a illustrare le attività programmate e recepire i numerosi preziosi consigli sia degli esperti e, soprattutto, di qualunque fruitore di quell’immenso bene che è rappresentato dal bosco.

In particolare, per il piano del Marganai l’Ente Foreste si è affidato a un team di esperti (alcune fra le migliori professionalità italiane con curriculum internazionale nel settore) che ha studiato tutte le caratteristiche ecologiche, pedologiche, idrogeologiche e forestali del territorio per giungere fino al dettaglio della singola parcella con la finalità di una gestione sostenibile del bene bosco. Fra tutte le migliaia di parcelle studiate, si è valutato quali fossero suscettibili di una continuazione del governo a ceduo matricinato, praticato nel Marganai per millenni (con tecniche forestali discutibili e senza che tuttavia generasse la scomparsa del bosco). Con il termine ceduo matricinato gli scienziati e i tecnici forestali intendono il perpetuarsi del bosco attraverso la rinnovazione agamica (cioè dai polloni delle piante ceduate = tagliate) e gamica (cioè dalle piante nate dal seme, dette matricine).

Nel caso del bosco di Marganai, questo intervento è previsto in appena il 5% della estensione dello stesso, si badi bene nella stesse aree nelle quali si erano già operati tagli decisamente peggiori appena 50 anni fa. Nel restante 95% del bosco di Marganai, sono previsti interventi conservativi e protettivi quali, l’evoluzione naturale del bosco, l’avviamento a fustaia (cioè la creazione di un bosco di alto fusto) i rinfoltimenti (cioè l’aumento del numero di alberi per ettaro) le cure colturali su impianti artificiali (tese a favorire lo sviluppo delle piante) e interventi infrastrutturali (tesi a valorizzare la fruizione del compendio da parte di tutti i cittadini) e di difesa antincendio.

Una delle obiezioni mosse al piano è che questo interviene con tagli in una foresta preistorica. In tutto il Marganai (e in quasi tutta la Sardegna) non esiste purtroppo una foresta primordiale: l’unico esempio, peraltro discusso, è la foresta di Montes a Orgosolo, gestita sempre dall’Ente Foreste, con criteri di stretta sostenibilità tesi alla totale salvaguardia ed evoluzione naturale della stessa.

Va ricordato, infine, che la legna da ardere e gli altri prodotti derivati, costituiscono senza alcun dubbio il modo più ecologico per produrre calore e energia con l’uso di risorse rinnovabili. Attualmente va inoltre detto che la stragrande maggioranza della legna utilizzata nei nostri camini arriva da oltre Tirreno, certamente non a chilometri zero: eppure la Sardegna è fra le regioni più boscose in Italia.

L’importante è quindi valutare – ed è ciò che si sta facendo nel Marganai – la capacità rigenerativa del bosco, e limitare il prelievo alle sole quantità che possono essere rapidamente riformate. Per questo l’intervento di ceduazione non è previsto contemporaneamente su tutta l’area, bensì in parcelle di estensione limitata ove, anno per anno si verificano gli effetti del prelievo con l’impiego dei più moderni metodi della Selvicoltura sistemica che prescrive interventi cauti, costanti e capillari.

Riferimenti, Contatti, Link –

DIREZIONE GENERALE ENTE FORESTE, Servizio Tecnico

Sito web SardegnaForeste.it

Sezione Pianificazione Forestale

 

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