Solidarietà e immigrazione

16 Marzo 2008

Redazione

La strage dei clandestini nelle acque del Mediterraneo continua. Gabriele Del Grande, che ha fondato l’osservatorio mediatico sulle vittime dell’immigrazione clandestina, ne parla in Mamadou va a morire. E’ un grande reportage che racconta le vittime dell’immigrazione clandestina, l’invasione che non c’è e i nuovi gendarmi di un cimitero chiamato Mediterraneo. Dal 1988 almeno 10.000 giovani sono morti tentando di espugnare la fortezza Europa. Vittime dei naufragi, ma anche del caldo del Sahara, degli incidenti di tir carichi di uomini, delle nevi sui valichi, dei campi minati e degli spari della polizia. Mamadou va a morire è il racconto coraggioso di un giovane giornalista che ha seguito per tre mesi le rotte dei suoi coetanei lungo tutto il Mediterraneo, dalla Turchia al Maghreb e fino al Senegal, nello sforzo di custodire i nomi e la memoria di una generazione vittima di una mappa. Il suo è anche un grido d’allarme su una tragedia negata, che chiama in causa l’Europa, i governi africani e le società civili delle due sponde del Mare di Mezzo. Fulvio Vassallo, nell’introduzione, ricorda come “Dimenticare, rimuovere, rassegnarsi alla normalità delle tragedie dell’immigrazione descritte in questo libro, sarebbe come lasciare morire ancora una volta le persone vittime dell’immigrazione irregolare. Ancora peggio sarebbe ritenere, come pure qualcuno sembra fare, che queste tragiche storie possano avere un effetto pedagogico sui ‘candidati’ all’emigrazione clandestina” .

Ne parleranno Francesco Birocchi e Gabriele Del Grande, autore del libro, giovedì 20 marzo alle 18.30, presso il Teatro Sant’Eulalia. Durante l’incontro sarà proiettato “Gli Harraga di Annaba”, documentario di Lemnaouer Ahmine, sulla nuova rotta dell’immigrazione clandestina che collega l’Algeria alla Sardegna. L’iniziativa è promossa dall’Associazione Laboratorio Habitat e Sviluppo, LABHAS Onlus. In collaborazione con  Associazione Luigi Pintor (Manifesto Sardo) e Il Crogiuolo.

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