La lezione politica del 26 gennaio

1 Febbraio 2020
[Ottavio Olita]

Il valore aggiunto del risultato del voto in Emilia Romagna è la riscoperta da parte dei cittadini del ruolo determinante che devono avere nelle democrazie.

E’ bastato che un gruppo di giovani rompesse gli schemi tradizionali del rapporto con i partiti come unica possibilità di partecipazione alla vita politica per ribaltare il tavolo. In decine di migliaia hanno scelto un ‘non nome’ come quello delle ‘Sardine’ perché potesse essere ascoltata la forte richiesta di ritrovare la strada della convivenza civile, del rifiuto dell’odio e della demonizzazione dell’avversario, della necessità di affrontare i problemi veri del quotidiano e non abbandonarsi solo all’alchimia delle possibili alleanze di potere. Se ci si riflette a fondo è questa l’essenza della politica.

Così è stata riscoperta la vera funzione del voto. E la voglia di esserci, di contare, ha sconfitto la rassegnazione. Sì perché l’ignobile campagna elettorale salviniana – dalle volgarità verbali, alle citofonate – si scontrava solo con parole che sembravano scarsamente efficaci e che inducevano alla passiva accettazione di quella che sembrava una conclusione ineluttabile. Finché decine di migliaia di persone, senza bandiere, senza slogan, ma con la voglia di riaffermare il valore della convivenza e della condivisione in nome della riconquistata libertà nata dalla Resistenza, non ha cambiato le carte in tavola.

In linea con questa partecipazione l’azione del governatore emiliano che non si è fatto trascinare sul terreno della volgarità ma ha parlato di fatti concreti e, su tutt’altro terreno, l’instancabile iniziativa di una militante coraggiosa che ha scardinato i logori schemi partitici riscoprendo l’incontro, la voglia di parlare e confrontarsi, come un tempo facevano, porta a porta, i comunisti: Ely Schlein.

Trentaquattro anni, fuoriuscita dal Pd dopo le scelte ignobili su ‘Buona Scuola’ e ‘Jobs act’ di renziana memoria, non ha abbandonato la politica né ha scelto la strada della rassegnazione. In Emilia ha percorso migliaia di chilometri tra pianura, colline, montagne e città  per ascoltare e proporre. Ha anche avuto un incontro diretto con Salvini al quale l’ex ministro dell’interno si è sottratto perché cosciente di non poter dare risposte; cosa che si è saputa solo dopo, perché prima era solo un peana per i bagni di folla che il leader leghista, aspirante ai ‘pieni poteri’, ostentava.

Alla fine Ely Schlein è risultata la candidata più votata, con oltre 22mila preferenze.

Speriamo che le formazioni politiche di sinistra sappiano apprendere la lezione. La strada tracciata è l’unica che si potrà seguire per evitare che la destra si impadronisca del Paese. Il pericolo Salvini non è affatto scongiurato, così come la mina vagante rappresentata da Renzi e dai suoi che potrebbero inventarsi un nuovo salto della quaglia, come ha dimostrato la loro partecipazione con Forza Italia all’iniziativa presa contro Bonafede e il provvedimento in discussione sulla prescrizione.

La lezione emiliana dice a tutti noi che dopo aver invocato per anni un ritorno alla partecipazione per rilanciare la passione politica, ora si è finalmente in grado di praticarla, evitando le tentazioni – soprattutto da parte del Pd – di cercare di impadronirsi dei veri protagonisti di questa ventata di speranza.

Se davvero il partito vuole aprirsi, lo faccia alle idee, alla passione, alle intelligenze che comunque si muovono in Italia, raccogliendo suggerimenti, indicazioni, proposte, ascoltando non gli slogan ma i ragionamenti dei cittadini, valutandoli e rispettandoli perché spesso dai palazzi non si vedono più le periferie, i vicoli, i campi infestati dai ‘caporali’, i lavoratori sfruttati e senza garanzie.

Nessuno può far finta che il 26 gennaio ci sia stato solo un voto regionale e non anche una decisiva lezione su come intendere la politica.

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