Fra Gelli e P2, una legge, un Referendum e la modifica della Costituzione.
1 Dicembre 2025
[Francesco Casula]
Per sei mesi saremmo incatenati alla propaganda della partitocrazia italica sul No o Sì a un referendum, che non riguarderà la Giustizia, ma i rapporti di forza fra governo e opposizione.
L’efficienza della giustizia con questo Referendum e con la nuova legge sulla separazione delle carriere non c’entra un fico secco: ben altri avrebbero dovuto essere i provvedimenti per abbreviare i processi e una giustizia giusta.
Nel merito occorre ricordare che la separazione delle carriere era il sogno di Licio Gelli ed infatti era prevista nel suo “Piano di rinascita democratica”, sequestrato il 4 luglio 1981 in un doppio fondo di una valigia di Maria Grazia Gelli, figlia del “venerabile” e successivamente pubblicato negli atti della Commissione Parlamentare di inchiesta sulla loggia massonica P2, presieduta da Tina Anselmi.
Per cogliere la reale posta in gioco della nuova legge sulla separazione delle carriere occorre individuare con nettezza la “visione” che ne è sottesa e le finalità. Ma per capirla appieno bisogna conoscerne gli “ispiratori” e i precedenti ideologici, culturali, economici e politici. Giacché il ministro Nordio e il governo Meloni sono solo degli amanuensi: dei padri adottivi. I padri veri, naturali, sono altri e molteplici, fra cui, la P2 di Licio Gelli e la Banca JP Morgan.
Per essere capita occorre infatti inserirla all’interno del complessivo “Piano di Rinascita democratica” della P2 di Gelli che disegna e prospetta uno stato autoritario con un Parlamento che perde la sua centralità a favore di un premierato forte, con una enorme concentrazione di potere nelle mani dell’esecutivo e del suo capo. Allo stesso tempo vuole uno Stato antisociale, con il Sindacato ridotto a collaboratore del fenomeno produttivo e con il controllo dei magistrati. E della Stampa
Dal canto suo in un documento del 28 maggio 2013 la Banca Morgan, una delle grandi istituzioni della finanza speculativa mondiale, in qualche modo collaterale e in sintonia con il Piano di Gelli, scrisse che le riforme adottate nei paesi europei periferici (Italia, Spagna, Grecia, Portogallo), non si erano potute realizzare pienamente a causa degli ostacoli frapposti dalle relative costituzioni nazionali. Troppo democratiche. Troppo sociali, anzi, “socialiste”! Quattro i difetti fondamentali di queste Costituzioni: a) una debolezza degli esecutivi nei confronti dei Parlamenti; b) un’eccessiva capacità di decisione delle Regioni nei confronti dello Stato; c) la tutela costituzionale del diritto del lavoro; d) la libertà di protestare contro le scelte non gradite al potere.
Alcuni obiettivi proposti da Gelli-Morgan, sono già stati conseguiti con i governi italiani precedenti all’attuale (abolizione dell’art.18, Jobs act, controllo delle TV e Buona scuola), altri li avrebbe dovuti ottenere, manomettendo la Costituzione con il cambiamento di ben 47 articoli, il Referendum renziano, fortunatamente fallito, per rovesciare il rapporto tra Stato e Regioni; per ritornare a un centralismo illimitato e insieme ridurre il pluralismo politico e la rappresentanza; per rendere più difficili le forme di democrazia diretta: ricordo che nel nuovo Testo della Costituzione, per un referendum, si sarebbero dovute raccogliere 800 mila firme e non più 500 mila mentre per una legge di iniziativa popolare 150 mila e non più 50 mila.
Con il governo Meloni, il Piano Gelli e della Morgan dovrebbe essere portato a termine, ripeto con il controllo politico della Magistratura e il rafforzamento dell’Esecutivo con il Premierato. Con il Premierato, infatti, il potere verrebbe ricondotto al capo e, specie se plebiscitario all’esecutivo: contro il legislativo e dunque il Parlamento, il giudiziario e il quarto potere, la Stampa e l’informazione.
Per noi Sardi il Premierato sarebbe una vera e proprio sciagura: con la centralizzazione e l’accentramento ulteriore del potere la nostra Autonomia, pur flebile e limitata, riceverebbe un colpo mortale e, probabilmente definitivo.
E la Regione sarda, di fatto sarebbe completamente espropriata delle sue competenze e poteri. E così, senza discussioni e confronti, lo Stato, a prescindere dalla volontà della Sardegna e delle sue comunità, potrà decidere, ad libitum, di continuare a mantenere il nostro territorio occupato dalle Basi militari (anzi, potrà persino aumentarle); trivellare, sventrare e devastare la nostra terra e il nostro mare (come sta avvenendo con le Pale eoliche e i campi fotovoltaici già oggi) e domani magari allocare il deposito unico nazionale delle scorie nucleari e l’aliga di mezzo mondo.
Perché ricordo tutto questo? Perché la legge sulla separazione delle carriere occorre. per essere capita, inserirla in questo groviglio di problemi e di scelte: fatte o previste e da fare.
Concludo: cui prodest tutto questo? Cui prodest la nuova legge? Risponde, nel Corriere della sera, in una sorta di inconsapevole confessione lo stesso ministro della giustizia Nordio che ha dichiarato: “Mi stupisce che una persona intelligente come Elly Schlein non capisca che questa riforma gioverebbe anche a loro, nel momento in cui andassero al governo”.
Avete capito a chi serve la nuova legge? Al governo, ai politici. E dunque una nuova legge, un Referendum (con gli immani costi finanziari), la modifica della Costituzione per la carriera di 30 magistrati e fare un piacere ai governi.
Siamo al delirio!







