Un rifiuto sostenibile

1 Agosto 2008

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Redazionale

La compagna Alba Canu, capogruppo dei DS nel Consiglio Provinciale di Sassari, è l’animatrice dell’importante posizione presa il 19 giugno scorso dallo stesso Consiglio sulla gestione dei rifiuti, con la quale si esprime un netto rifiuto all’ipotesi dell’inceneritore (o termovalorizzatore). L’intervista che vi proponiamo segue gli interventi proposti nei numeri scorsi del Manifesto Sardo su questo tema.

Perché il Consiglio Provinciale di Sassari chiede la modifica del piano regionale per la gestione dei rifiuti attraverso le procedure della VAS (valutazione ambientale strategica) della Regione?

«Abbiamo letto attentamente il Piano Regionale solo dopo la sua approvazione da parte della Giunta Soru e la pubblicazione sul sito internet della Regione. Nonostante ciò, abbiamo avuto ugualmente modo di sentire in audizione diversi esperti nei vari ambiti, e ci siamo convinti che, pur nella positività di un piano complessivo del sistema dei rifiuti, gli scenari proposti dalla Regione per il nord Sardegna non sono quelli ideali rispetto alla realtà e alle esigenze del territorio.Abbiamo posto in evidenza valutazioni diverse da quelle contenute nel Piano circa gli effetti che le quantità dei rifiuti e le percentuali raggiungibili nella raccolta e nello smaltimento della differenziata hanno nel territorio. Inoltre abbiamo avanzato orientamenti alternativi per il riciclo spinto dei rifiuti urbani. Siamo intervenuti nella procedura di valutazione ambientale strategica sin dall’inizio presentando un primo documento il 28 maggio nell’incontro pubblico con l’assessore Morittu nella facoltà di agraria di Sassari »

Come è nata l’idea di proporre un sistema alternativo all’inceneritore previsto dal Piano Regionale?

L’obiettivo che ci si è posti è stato quello di affrontare seriamente il governo del “ciclo dei rifiuti” a partire dalla produzione degli stessi per diminuirne la quantità e seguire il loro percorso dalla raccolta differenziata sino al riutilizzo dell’ultima frazione non più differenziabile, con l’obiettivo ambizioso di avvicinarsi al sistema “rifiuti zero” a salvaguardia dell’ambiente e, fatto non trascurabile, per abbattere quanto più possibile i costi per i cittadini.
Abbiamo inteso anche candidare il territorio ad essere un riferimento per lo studio e l’applicazione di nuove soluzioni e tecniche attraverso lo sviluppo della ricerca nell’ambito dell’ingegneria, della chimica e della fisica dei rifiuti.
Un primo passo importante è stato il documento sottoscritto da 24 sindaci della Provincia di Sassari a sostegno del progetto per la realizzazione di un ciclo avanzato di recupero dei rifiuti, già finanziato con la Misura 1.4 del POR 200-2006, che ha visto in Anglona un nutrito consorzio di Comuni, con capofila Tergu, determinati a contestare la sparizione del progetto dal Piano Regionale. Il progetto industriale, ampiamente utilizzato a Vedelago in provincia di Treviso per bacini di utenza vicini al milione di abitanti, ha il merito di affrontare il problema “rifiuti” da un nuovo punto di vista: trattare e recuperare ogni parte delle materie riciclabili e, soprattutto, riutilizzare attraverso uno sperimentato sistema di produzione di sabbia sintetica, la parte ritenuta sino ad oggi non più trattabile se non attraverso l’incenerimento o la discarica. Esiste perciò una valida e sperimentata alternativa all’incenerimento e l’abbiamo sostenuta proponendola nel secondo documento per la VAS che accompagnava l’ordine del giorno approvato nel Consiglio Provinciale dello scorso 20 giugno.

I molti comuni interessati costituiranno una rete?

I Comuni dell’Anglona stanno già operando in rete con il Consorzio Anglona Ambiente, ma anche altri territori stanno guardando con attenzione alla proposta del sistema a riciclo avanzato.La Provincia di Sassari insieme al sistema dei Comuni ha tutte le potenzialità per trasformare il “problema” rifiuti in una “opportunità” per l’insieme del territorio sia in termini di salvaguardia dell’ambiente, con la forte diminuzione dell’utilizzo delle discariche e evitando l’incenerimento con le conseguenti emissioni inquinanti, sia in termini economici con un interessante recupero di materie rivendibili e riutilizzabili che comporterà l’abbattimento dei costi di smaltimento e quindi delle tariffe per i cittadini.

La situazione a Porto Torres appare assai complicata, sia nella destinazione eventuale dell’inceneritore sia per la situazione ex ENDESA. Qual’è lo scenario attuale, quello possibile e non auspicato e quello auspicabile.

L’idea di costruire nella zona industriale del nord ovest della Sardegna un impianto di incenerimento, od anche utilizzare i forni che andrebbero modificati di Fiume Santo, apre questioni di varia natura. Da un lato, la quantità dei rifiuti differenziati prodotti nel nord Sardegna e le tecniche innovative di riciclo applicabili non consentirebbero tonnellaggi tali da garantire la produttività economica dell’incenerimento. Per cui, sebbene ancora resistano solo in Italia i famigerati contributi CIP6 per l’incenerimento dei rifiuti, non si comprende, stante le quantità calcolate anche dal Piano Regionale, quale sia l’analisi costi-benefici che si sta attivando per la proposta della Regione. A meno che non si vogliano aprire le strade per l’import dei rifiuti più o meno lavorati… Dall’altro, argomento non ultimo, la grave situazione di inquinamento a cui è già sottoposto l’intero territorio non consente ulteriori sovrapposizioni di elementi dannosi per la salute dei cittadini e per l’ambiente. E, sebbene si tenti da più parti di minimizzare, è provato e documentato che l’incenerimento dei rifiuti determina inquinanti e polveri sottili, tra cui le pericolosissime particelle PM 2,5. Mi risulta, inoltre, che nessuna Valutazione di impatto sanitario (VIS) sia stata né fatta né programmata per verificare le compatibilità con la situazione epidemiologica delle popolazioni. Ci sono alternative più rispettose della salute e dell’ambiente e le abbiamo proposte.

Com’è andato l’incontro di lunedì scorso con l’assessore Morittu alla Camera di Commercio di Sassari organizzato dalla coordinatrice del PD e dall’associazione Italiani Sardi Europei?

Credo che chi ha organizzato l’incontro e ha individuato i relatori abbia inteso fare una scelta di parte: difendere a tutti i costi la pratica dell’incenerimento. Abbiamo sentito una sola campana e una sola musica. E’ toccato ai Sindaci e alla Provincia portare proposte e opinioni diverse

Nello stesso incontro Morittu prevede scenari elevati di raccolta differenziata in Sardegna, e propone l’inceneritore. Il comune di Sassari-Ganau, ha dubbi sull’inceneritore ma ritiene ottimistiche le previsioni di Morittu sulla differenziata: non è che pensa che alla fin fine l’inceneritore sarà inevitabile?

Questa è la contraddizione della Regione: predispone un Piano con ipotesi di differenziata al 70% nel 2012 e poi ritiene di avere bisogno di ben tre inceneritori per una popolazione al di sotto del milione e mezzo di abitanti. La situazione urbana della Sardegna, con piccoli centri e solo poche grandi città, è assolutamente favorevole alla differenziata spinta, soprattutto con il metodo del “porta a porta”. Molti Comuni sono già oltre il 60% e hanno appena iniziato. Il Comune di Sassari ha predisposto a suo tempo il documento per la VAS in cui sostiene, sostanzialmente, le stesse obiezioni e proposte della Provincia e dei 24 Comuni minori, perciò ogni diversa posizione sarebbe incomprensibile. Ora, però, il sindaco Ganau deve imprimere uno scatto in avanti al sistema della raccolta differenziata nella città di Sassari, anche con uno sforzo straordinario. E’ evidente che se le grandi città, per il loro peso in termini di produzione di rifiuti, non migliorano la “differenziata” in modo consistente, il sistema complessivo non raggiungerà gli obiettivi previsti.

La Regione terrà conto della forte posizione avversa all’inceneritore dei comuni e della provincia di Sassari?

Nel mio intervento all’iniziativa del PD di lunedì scorso, ho affermato e sottolineato all’assessore Morittu proprio questa necessità. La VAS non è e non può essere un procedimento di partecipazione dei cittadini e delle istituzioni che, nella sostanza, lascia il tempo che trova. Le norme europee e le leggi italiane ne delineano tempi, procedure e funzioni, ma se non bastasse, la valenza politica delle osservazioni e delle proposte alternative non è da sottovalutare, meno che mai se sono le istituzioni del territorio ad avanzarle. Lo stesso senatore PD Edo Ronchi, chiamato a concludere l’iniziativa, con non poco imbarazzo, ha suggerito all’assessore Morittu una grande attenzione alle posizioni contrarie degli enti locali e alla percezione che hanno i cittadini rispetto agli effetti che la gestione dei rifiuti o di altri impianti inquinanti ha sulla salute e sull’ambiente. D’altra parte le popolazioni di Ottana hanno, solo pochi mesi fa, respinto la costruzione dell’inceneritore nel loro territorio dichiarandolo pericoloso e inutile. Meraviglia che lo stesso impianto si riproponga a Sassari come se quelle motivazioni non esistessero più.

Il dott. Roberto Fanelli dell’ istituto Mario Negri di Milano e Medici per l’ambiente con il dott. Vincenzo Migaleddu appaiono su posizioni opposte. Chi ha ragione?

Ho avuto modo di ascoltare la relazione del biologo dott. Fanelli e gli ho contestato la mancanza nella presentazione, di dati sulla situazione epidemiologica delle popolazioni che vivono nelle vicinanze dei siti con inceneritori attivi, la scarsità delle informazioni tecniche e scientifiche presentate in merito alle emissioni inquinanti, oltre che il concetto da lui espresso circa l’inopportunità che i politici decidano se avere o meno gli inceneritori nel proprio territorio. Non ho ottenuto risposte soddisfacenti. Mi convince invece molto la posizione dell’Ordine dei Medici e dell’associazione Medici per l’ambiente-ISDE, di cui è componente il dott. Vincenzo Migaleddu, in cui sono evidenziati e documentati i problemi sanitari correlati alla presenza degli inceneritori.

E’ corretto pensare che c’è un nucleo di interesse forte nella costruzione degli inceneritori?

Su quali questioni economiche non ci sono “nuclei” di forte interesse? La storia italiana e anche quella sarda, ne è testimone. D’altra parte la presenza degli incentivi del Cip 6 fa gola a tanti e il fatto che solo in Italia non si paghi alcuna tassa per bruciare i rifiuti, diversamente da quanto fanno tutti gli altri Paesi europei, la dice lunga sugli interessi che ci sono dietro questa forsennata campagna pro inceneritori. Io resto convinta che oggi nel Nord Ovest della Sardegna il problema può essere affrontato e risolto senza l’incenerimento e che le valide alternative che abbiamo proposto, e che sono già una concreta realtà anche in Italia, lo dimostrano.
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