Accogliere senza prigioni

27 Giugno 2021

Foto di Roberto Pili, manifestazione persone migranti a Cagliari

[Roberto Loddo]

Domenica 20 giugno si è svolta la diretta Clandestini di Stato dai canali di Resistenza Civile in occasione della giornata internazionale del rifugiato organizzata da Resistenza Civile, Eutopia insieme al manifesto sardo. Oggetto dell’incontro una nuova proposta di lotta orientata a ridefinire la giornata del rifugiato depurandola da ogni tentativo di celebrazione vittimistica, paternalistica e pietistica per passare ad un anno intero di lotte, all’anno del dovere d’asilo dell’Italia e dell’Unione Europea nei confronti dei migranti rinchiusi nei centri per i rimpatri.

Un anno di lotta che sostenga una legge di iniziativa popolare europea, come l’iniziativa dei cittadini europei (ICE) che per Mario Visone di Resistenza Civile “superi le solitudini delle singole organizzazioni europee e crei una massa critica di resistenza, un nuovo assalto al cielo contro la Fortezza Europa”. Autore della proposta condivisa da tuttə, l’attivista di Eutopia Filippo Kalomedìnis per cui “Ogni giorno dell’intero anno deve diventare impegno quotidiano”.

Uno strumento utile per praticare la campagna è l’iniziativa dei cittadini europei (ICE) uno strumento di democrazia partecipativa all’interno dell’UE, grazie alla quale un milione di cittadinə residenti in un quarto degli Stati membri può invitare la Commissione a presentare una proposta di atto giuridico ai fini dell’attuazione dei trattati UE. L’idea fondante della proposta è quella di agire dal basso per costruire un sistema dell’accoglienza dal volto umano, migliorando la qualità dei servizi offerti e per superare i centri di espulsione, introducendo canali legali e sicuri d’arrivo in Europa con la creazione di corridoi umanitari. Solo attraverso queste misure sarà possibile far comprendere che i fenomeni migratori possono essere governati in maniera razionale e intelligente con soluzioni produttive e lontane dal disprezzo della dignità umana. Una proposta che consideri la cittadinanza un bene comune globale.

Un anno intero per tutte le persone che credono nella solidarietà e nell’interazione tra culture e popoli contro ogni forma di sopraffazione come la traduttrice e attivista di Siniparxi Giuseppina Dilillo che ha raccontato la sua esperienza nelle isole di Lesbos e Kos, dove la detenzione dei campi greci, i respingimenti di nove mila persone nell’Egeo, le modalità raccapriccianti e violente della guardia costiera, non hanno nulla a che vedere con l’accoglienza. Per Giuseppina Dilillo “Solo l’ospitalità, il sostegno alimentare e l’assistenza sanitaria sono azioni che possono avvicinarsi alla dimensione umana dell’accoglienza alle persone rifugiate”.

Francesco Cibati e Nicola Franchini dell’associazione Linea d’Ombra di Trieste sostengono con la loro organizzazione le popolazioni migranti lungo la rotta balcanica e nelle zone di confine della Bosnia. Operare prestando cure mediche e indumenti puliti a chi passa in transito per la città di Trieste come fanno Nicola e Francesco è il modo giusto di intendere e praticare l’accoglienza.

Ed è proprio per questo loro contributo che penso che non possiamo accettare che il Governo e il Parlamento non abbiano ancora cancellato gli accordi vergognosi con la Libia, siglati dall’Italia nel 2017 e da allora sempre rinnovati. Accordi che producono conseguenze violente non solo tra chi prova a fuggire dalla fame e dalle guerre ma conseguenze negative sull’intera società, sono scelte che ledono la nostra stessa umanità. Non c’è molta differenza quando parliamo del piano di Mario Draghi di concordare con l’Unione Europea una linea comune contro le partenze dalla Libia o di quando parliamo di Orban che definisce i fenomeni migratori come “il male assoluto da fermare” possibilmente attraverso il suo progetto “zero migranti”. Non c’è nessuna differenza.

Contrariamente a ciò che si dice quando si sostiene che la gestione dei fenomeni migratori non dovrebbe essere un tema divisivo io penso esattamente il contrario. Questo tema deve diventare divisivo. Non ci può essere spazio per sfumature ipocrite quando si parla dei diritti umani. Perché la sfera politica e giornalistica è profondamente contaminata da una narrazione intollerante dei fenomeni migratori composta da città sotto assedio, di taxi del mare, di barconi che portano le malattie, di invasione.

Chi parla e chi scrive presentando le persone rifugiate e richiedenti asilo come parte di un esercito nemico, è consapevole che l’obbiettivo finale non è suscitare il terrore  e la paura, ma giustificare l’idea che sia legittimo provare terrore e paura, non solo la persona che arriva nella barca, ma per tutti coloro che consideriamo non italianə, non cittadinə, non degnə di poter far parte della nostra società, tutte le persone che non sono noi, che non possono produrre e consumare nel nostro mondo perché sono nate nella parte sbagliata del mondo. La paura che la stampa e la politica xenofoba vogliono alimentare non hanno l’obiettivo di produrre solo delle emozioni, l’obiettivo è politico ed è quello di rendere costituenti una nuova forma di appartenenza escludente e di convivenza basata sul disprezzo per tutti gli esseri umani che si vuole considerare altri e diversi.

Per questi motivi è urgente, produrre dal basso una nuova proposta di diritto d’iniziativa europea dei cittadini europei sull’accoglienza che cancelli le prigioni per migranti e che sia basata sul rispetto delle convenzioni internazionali sui diritti umani. Una proposta europea sull’accoglienza per sgonfiare l’enorme bolla di razzismo che ci circonda, per liberarci dall’ideologia della violenza e dell’odio che ha contaminato il nostro mondo e perché siamo parte della stessa barricata con gli uomini e le donne senza diritti.

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