Accordo Ecofin, che fare?

16 Aprile 2020
[Roberto Mirasola]

Si avvicina sempre più velocemente il 23 Aprile, giorno in cui si riuniranno i capi di governo della U.E., e le notizie che trapelano non sono per nulla incoraggianti. Il Fondo Monetario parla di una riduzione del Pil in Italia nel 2020 di un ben 9,1%, il governo inizia ad avere dubbi su quando si possa attivare la cosiddetta fase 2, iniziano a emergere le tensioni all’interno della maggioranza sul MES e le opposizioni strillano ma non emergono proposte. E’ chiaro che tutto ciò indebolisce le capacità negoziali del Presidente Conte, rendendo più difficile la sua opposizione al MES. Perché è inutile nasconderlo, la partita importante si giocherà su questo fronte, che deciderà il destino del nostro Paese. L’accordo raggiunto il 9 aprile in sede Ecofin, non può lasciarci tranquilli, per una serie di ragioni semplici da spiegare. Non si tratta di seguire le tifoserie, incomprensibili in questo momento, che parlano o di una Caporetto o di un successo del Ministro Gualtieri. Si tratta di analizzare i contenuti. L’accordo come si sa pone come unica condizione per l’accesso alla linea di credito che lo stesso venga destinato alla copertura di spese sanitarie dovute all’emergenza Coronavirus. Il fatto è che al momento si tratta di un accordo informale che non vincola nessuno dei Paesi firmatari. Gli stessi infatti potrebbero un domani rivendicare l’attuazione di politiche restrittive in caso di aumento del debito pubblico Italiano. Non è sufficiente neanche pensare che il nostro debito sia sostenibile perché sostenuto dalla BCE. Di fronte alle previsioni del FMI è alquanto chiaro che le somme necessarie per avere un effetto leva dovrebbero essere di molto superiori alle cifre di cui parliamo oggi. La liquidità messa in campo è sempre utile ma potrebbe essere non sufficiente senza un’azione coordinata di tutti i paesi U.E. Il rischio concreto è che l’Italia trovandosi con l’acqua alla gola accetti quei soldi, per ritrovarsi a breve con un ulteriore incremento del suo debito pubblico subendo i vincoli restrittivi che lo stesso MES prevede. Chi potrebbe impedirlo? A oggi si parla solo di destinare i soldi alla copertura delle spese sanitarie, ma nessuno ha fatto menzione all’incremento del debito. Sarebbe dunque necessario che tutti i paesi UE si impegnassero formalmente a considerare questi prestiti come una sorta di debiti fuori bilancio. Difficile purtroppo che queste opzioni possano oggi passare. L’U.E. è di fatto, impegnata in uno scontro se vogliamo anche culturale tra paesi del Nord e quelli del Sud. Viviamo in un contesto storico nel quale non solo manca la solidarietà ma anche la fiducia e pesa la contrapposizione tra le formiche protestanti del Nord e le cicale cattoliche del Sud. Vi è una profonda convinzione che i soldi dati ai paesi del Sud vengano sperperati o peggio finiscano nelle mani della criminalità organizzata. L’articolo del quotidiano “Die Welt” al riguardo è abbastanza eloquente. Il timore dunque è che manchi la volontà politica di superare tali pregiudizi, minando dunque il sogno europeo di molti di noi.

Va anche detto che esiste una corrente di pensiero favorevole ad accettare il MES cosiddetto senza condizioni, che unisce gli industriali, Prodi, Berlusconi, Zingaretti e persino Bersani. Le ragioni sono semplici, a parere di costoro è importante non perdere neanche un euro di prestiti. Ed è paradossale che proprio il tecnico Mario Monti sia oggi il personaggio pubblico più perplesso. In un articolo apparso sul Corriere della Sera consiglia al governo di “guardarsi bene dal fare uso di ciò che è stato ottenuto nel negoziato MES a condizioni leggere” affermando inoltre che: “sull’aspetto della condizionalità leggera il governo avrebbe dovuto ottenere assicurazioni più esplicite”.

Più chiaro di cosi.

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