Addio Ugo Atzori, compagno gentile

8 Dicembre 2019

[Roberto Loddo]

I miei migliori ricordi di Ugo Aztori sono legati all’esperienza politica e culturale del circolo Arci Carovana sarda della pace, a Cagliari nel quartiere popolare di Is Mirrionis. Luogo di connessioni con il mondo dell’associazionismo cagliaritano che ha coinvolto anche il manifesto sardo in una delle sue tante serate di autofinanziamento. Ricordo Ugo che sorrideva e mi indicava i piatti della degustazione multietnica curata dalla cuoca nigeriana Helen, ricordo una vivace partecipazione di tante voci a sostegno del manifesto, c’era la Fiom sarda, Sardegna Palestina, Articolo 21 e ciò che rimaneva di una sinistra sempre più ridotta ai minimi termini. Era il 2012, al governo c’era il “Monti – Napolitano” ed erano anni caratterizzati da profonda incertezza democratica.

L’ultima volta che ho discusso a lungo con Ugo è stato proprio all’interno della sede di via Baronia. Cercavo due libri per me molto preziosi e ormai introvabili perché usciti con il giornale Liberazione, organo di stampa di rifondazione comunista che cessò di pubblicare nel 2014: “La politica della nonviolenza, per una nuova identità della sinistra alternativa” e “Con lo sguardo delle vittime. Guerre, migrazioni, solidarietà di Dino Frisullo delle Edizioni Alegre. Ero sicuro di trovarli da Ugo perché lui era stato per tanti anni anche un militante e un dirigente di rifondazione comunista, sempre attento a mantenere la relazione con le persone escluse ed emarginate, sempre attento a mettersi dalla parte delle vittime per guardare il mondo con i loro occhi, con gli occhi dei profughi, dei discriminati, degli incarcerati e degli affamati. Proprio come suggeriva nel suo libro l’attivista per i diritti del popolo curdo Dino Frisullo quando scriveva che per riprendere il filo della lettura del mondo c’è un solo modo: “mettersi dalla parte delle vittime. Guardare il mondo, anche il nostro, con i loro occhi. E non è possibile se, anche solo per un attimo, non si condivide una parte della loro vita”.

Ugo era sempre in prima linea nelle lotte in Sardegna. Mi sono sempre chiesto se c’era un filo che legava la sua partecipazione alle iniziative contro l’occupazione militare in Sardegna, a quelle contro l’autoritarismo del potere delle psichiatrie e contro le leggi criminogene e antisociali della Bossi Fini e di tutti i pacchetti sicurezza che hanno alimentato solo il razzismo e la xenofobia. Ho sempre immaginato questa sua partecipazione alle lotte sociali come una unica azione coerente e razionale contro quel Potere che non riesce a gestire il dissenso attraverso politiche orientate alle necessità e ai bisogni delle persone e quindi ricorre alle politiche di repressione, tentando di ridurre ogni manifestazione di conflitto sociale a problema di ordine pubblico.

Vorrei esprimere la mia vicinanza alla famiglia di Ugo, alle sue figlie e a tutte le compagne e i compagni che gli sono stati accanto in questo suo lungo percorso di dolore e sofferenza. E voglio ricordare Ugo come una persona che ha tentato fino all’ultimo, fino a quando ne aveva possibilità, di sconfinare ogni recinto e costruire una società nuova e una politica nuova, una società basata sull’uguaglianza, e una politica che riesca nuovamente a unire tutte le persone che il liberismo e il patriarcato hanno diviso. Addio Ugo, compagno gentile, che la terra ti sia lieve.

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