Analisi dell´incertezza

16 Dicembre 2008

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Pierluigi Carta

L´allarme lanciato da Epifani sull´emergenza precari, denuncia una situazione che coinvolge circa 400.000 lavoratori in tutta Italia, con contratto a scadenza il 31 dicembre. La stima, che riguarda solo il settore privato, è calcolata sulla base di 3.400.000 lavoratori precari, di cui 1.800.000 a tempo determinato,  1.000.000 di collaboratori occasionali, 200.000 lavoratori interinali e 300.000 con partita Iva. Questi dati ci dimostrano che “l´età d´oro della certezza”, di cui parlava con nostalgia Stefan Zweig, se mai è esistita, si è conclusa anche nella nostra isola. Il diritto al lavoro non viene più garantito; e questa manovra è stata sostenuta dall´azione del governo di centrodestra, il quale per risolvere i problemi inaspriti dalla crisi applica una serie di forti tagli che metteranno in ginocchio il pubblico impiego e tutti i lavoratori salariati. Il quasi-lavoro portato in auge dalla legge Biagi/d´Antona, ha peggiorato la condizione dei lavoratori. Nell´ultimo anno, secondo i dati del SVIMEZ, la percentuale dei disoccupati in Sardegna sale al 24,1%. Sempre in tale periodo il numero effettivo dei disoccupati saliva a 190.000. Si tratta sempre di numeri arrotondati per difetto, che comunque portano al di sotto della soglia della povertà circa 300.000 persone. Tale processo, secondo l´Assessore Regionale del Lavoro, Romina Congera, è dovuto dalla scarsa incidenza del comparto industriale nei confronti dei servizi, e dalla congiuntura internazionale particolarmente sfavorevole. L´ISTAT l´anno scorso forniva la percentuale di contratti a termine rispetto a quelli di lavoro a tempo indeterminato, corrispondente in Sardegna al 13%, e sono state rilevate 100.000 unità di lavoratori precari: a Cagliari se ne contano più o meno 30.000 su 250.000. I dati dell´INPS, aggiornati al 2008, mostrano che i contratti a progetto sono cresciuti del 20% dal 2006 a oggi. Anche le imprese che usufruiscono del lavoro precario sono aumentate, raggiungendo la cifra di 22.646, registrando un´escalation del 14% nell´arco di due anni. Le disposizioni legislative (legge Biagi d´Antona 30/2003 e Legge Treu 196/1997) offrono variegate opzioni contrattuali attraverso cui vivere l´esperienza precaria, tutte presenti anche in Sardegna; quelli maggiormente colpiti sono il settore terziario (vedi call center), il settore edile e del commercio; il precariato è presente anche nella grande distribuzione e nell´intermediazione finanziaria. Un dato rilevante che ci può indicare come la situazione si stia aggravando ultimamente è l´invecchiamento dell´età media del precario; bisogna sfatare il mito che sia giovane, privo di esperienza e in attesa di prima occupazione. Lo standard infatti si è spostato dai 28 anni ai 40. È diventata pertanto una condizione strutturale in molti settori dell´economia, col risultato di allontanare l´ingresso effettivo di un numero sempre più grande di persone dal mondo del lavoro stabile. Il quadro economico sardo peggiora grandemente se si prendono in considerazione i dati riguardanti il lavoro nero, infatti l´isola registra un numero attorno al 20% di irregolari su 633 mila occupati; esaminando la sola zona di Cagliari, registriamo che su 2180 aziende controllate, ne sono risultate 1130 fuori legge (dati INPS). Tutti questi dati non fanno che dipingere un´economia incrinata, ulteriormente affossata dalla brunettiana “ammazza precari”, l´art. 21 della L 133 (ex DL 112), che impedisce al giudice del lavoro di reintegrare un lavoratore vittima di violazioni contrattuali al suo posto con un contratto a tempo indeterminato, e annulla ogni pallido tentativo precedentemente attuato (governo Prodi) di stabilizzazione del pubblico impiego. Tutto ciò si espleta nella difficoltà, quasi insormontabile, nel conservare i precari storici. Neppure la pubblica amministrazione dell´isola si esime dal ricorrere ad assunzioni di lavoratori precari; in ogni provincia ci sono minimo 40 lavoratori con contratti a termine, altrettanti negli sportelli comunali; in tutto si raggiungono circa 500 lavoratori precari nel solo pubblico impiego. In tale computo però non rientrano i medici fiscali di controllo, e i funzionari dei centri servizio del lavoro. Questo è un trend che si registra da 6 anni a questa parte, e ha creato precari nella sanità a vario titolo e un gran numero di precari amministrativi. Le aziende più coinvolte dalla crisi in Sardegna sono l´Enel, Telecom, Tiscali con 250 esuberi, l´agenzia immobiliare Gabetti, che conta 500 esuberi, l´ICAL.srl, una società di servizi telefonici con sede a Cagliari. Anche il settore della ricerca si regge interamente da lavoratori precari, fattore destabilizzante sul piano della qualità, tenendo ben presente l´età, piuttosto avanzata, di molti ricercatori. Nella conferenza regionale sull’occupazione del 4-5 dicembre, Romina Congera ha annunciato che saranno stanziati fondi per un piano triennale 2008-2010, finanziati con le risorse del Fondo sociale europeo, per sostenere “una politica che metta al centro il lavoro, in grado di mettere insieme ricchezza e sviluppo ma anche giustizia sociale”; si potrebbe sottolineare più volte “giustizia sociale”, sperando che una volta ancora non resti un mero progetto sulla carta.

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