Sciopero e assemblea generale

4 Settembre 2011

Manifesto Sardo

Non guasterebbe se questo sciopero generale, risposta della CGIL alle misure del governo per il risanamento del debito pubblico, si trasformasse in assemblea nelle piazze. A maggior ragione perchè, mentre scriviamo, ci arriva notizia dell’approvazione in commissione Senato dello svuotamento dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Le misure della manovra della maggioranza svelano – dietro l’ipocrisia dell’interclassismo e del ‘siamo tutti nella stessa barca’ – la natura antipopolare e di classe delle politiche liberiste europee. In modo ancora più evidente, e sfacciata in quelle del governo italiano. Cambiano ogni giorno, perché ogni fazione governativa prepara le prossime elezioni parlando alle sue lobbies, ma la radice è in sè costante: tagli al lavoro, indebolimento del sistema pubblico, impunità per grandi capitalisti e rendite finanziarie, utili che crescono per gli speculatori.
Lo sciopero generale del 6 settembre in Sardegna deve riconoscere le forme nelle quali questa violenza di classe si specifica nela nostra isola.
Le notizie infauste si susseguono, rischiando di produrre due pericolose nemiche come la rassegnazione o la rabbia incontrollabile: Keller ed E.On verso la chiusura, con centinaia di operai a ingrossare le file già affollate dei senza lavoro; pastori, contadini e lavoratori autonomi vessati e beffati; le università sarde in calo di iscritti; la truffa sulla Vinlys, caposaldo operaio eroico che vorremmo solo apparentemente sconfitto; l’inizio paventato delle procedure di licenziamento per centinaia di operai dell’indotto del petrolchimico di Porto Torres a quanto pare si avvicina, confermando i profondi dubbi avanzati e ospitati sin dall’inizio sul Manifesto Sardo (vedi l’ultimo riepilogo dei pezzi): assieme ad esse, la dimostrazione del tranello occupazionale ‘chimica verde’ e dell’irresponsabile firma di un ‘Protocollo’ senza vere garanzie per i lavoratori e le loro famiglie. in questa situazione drammatica la CGIL resta – pur fra forti contraddizioni – l’unico presidio democratico di massa fondato sulla centralità del lavoro.
La giornata del 6 settembre potrebbe diventare una grande assemblea di lotta – dove intervengano innanzitutto operai e non solo dirigenti – per costruire gli impegni dei prossimi giorni. Dove animare da subito le lotte nell’area petrolchimica turritana contro gli annunciati licenziamenti.
Nella quale chiedere alle amministrazioni territoriali l’appoggio che hanno mal costruito nei mesi scorsi perché non si perda neppure un posto di lavoro, (e nessun rappresentante di un comune progressista si permetta l’arroganza mostrata contro i lavoratori e la CGIL nell’assemblea operaia di Porto Torres del 26 luglio scorso).
Dove, a giudicare dalla drammatica evoluzione delle nuove proposte approvate per la ‘manovra’, rilanciare il no all’attacco all’art. 18 dello Statuto dei lavoratori.
Ecco cosa si nasconde nell’appello comune a salvare il paese: l’attacco ai diritti dei lavoratori e nuovo potere al padronato.
Vergogna. Tutti in piazza!

Cagliari, Piazza Garibaldi ore 9
Nuoro, Piazza Italia ore 9.30
Olbia, di fronte al Comune, ore 10
Carbonia, Piazza Roma, ore 9.30
Sanluri, Piazza S. Pietro ore 9.30
Tortolì, Piazza Fra Locci ore 10
Sassari, Piazza Castello, ore 10.

2 Commenti a “Sciopero e assemblea generale”

  1. Marcello Madau scrive:

    A Sassari bella manifestazione. Oltre tremila in Piazza Castello. Interventi precisi e intransigenti di lavoratori e dirigenti sindacali. Presidio della democrazia e forza d’urto per licenziare governo nazionale e governo regionale.

  2. Valeria Piasentà scrive:

    Dopo i risultati clamorosi delle amministrative e dei referendum, oggi Novara ha visto le sue strade invase da una grande manifestazione. La più partecipata a mia memoria, di gran lunga oltre i numeri che la sola CGIL avrebbe saputo mobilitare. E pensare che mancava ancora quasi tutto il mondo della scuola, mancavano gli studenti delle superiori e gli universitari. Questa piccola città di provincia (che Roberto Cota, in un tempo che appare ora lontanissimo, individuava come “capitale della Lega”) conferma un sentimento sociale che dalla base del Piemonte e della Lombardia, dai localismi ‘padani’ per anni stretti nelle morse anguste dell’ideologia leghista, spero arrivi a contagiare un Paese forse distratto, che continua a ballare sul ponte principale mentre la nave affonda. Di questa manifestazione non ne parleranno le televisioni, non ne parleranno i giornali, che invece si occuperanno della festa leghista prevista qui il prossimo fine settimana con la partecipazione di tutti i caporioni del partito. Chissà se arriveranno al seguito del Giro della Padania, cavalcando le nuove bici verde-lega con sole delle alpi fra i raggi…

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di 1500 battute.
Non sono ammessi commenti consecutivi.


caratteri disponibili

----------------------------------------------------------------------------------------
ALTRI ARTICOLI