Il caso dell’acqua, diritto umano e bene comune pubblico (2)

1 Giugno 2016
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Riccardo Petrella

(Prima parte)

Le principali concezioni dell’acqua

È possibile identificare quattro principali concezioni dell’acqua:

  • la concezione naturalista
  • la concezione sacrale
  • la concezione politico-integrale
  • la concezione utilitarista

La concezione naturalista vede l’acqua a partire dal vissuto quotidiano: il mare, gli oceani, la pioggia, i fiumi, i laghi, le sorgenti, i pozzi, le inondazioni, la siccità. Il suo immaginario dell’acqua è realista e mitico. L’acqua è fonte di vita: per bere, lavarsi, l’igiene, l’agricoltura, l’alimentazione, la salute, l’energia, le attività industriali, il divertimento. Ma anche fonte di morte: inondazioni, siccità, pioggie devastanti, acqua inquinata, contaminata.

Specie in tempi piuttosto lontani, allorché le conoscenze degli esseri umani sulla vita erano limitate, l’approccio naturalista ha alimentato una visione dell’acqua fondata sull’ignoto, il non conosciuto, il mistero. Il che ha permesso a fantasiosi, stregoni, maghi ma anche poeti e narratori di assimilare l’acqua a forme di vita mitiche, surnaturali . Queste visioni non sono del tutto scomparse ai tempi nostri. Hanno preso nuove forme alimentate, talvolta, dalle stesse conoscenze avanzate acquisite nel frattempo sulla materia, l’energia, il vivente.

Nella visione sviluppata ai giorni nostri dall’ecologia, specie la «deep ecology», la natura è vista come un organismo vivente globale, in sè, integrante tutte le forme di via conosciute. È Gaia, il mondo di Gaia [3] In questo contesto l’acqua è «il sangue della Terra» ed i corsi d’acqua le arterie e le vene visibili. L’originalità e l’importanza di questa visione naturalista organica è che essa ha spinto le società umane a familiarizzarsi con immaginari ed approcci, anche  scientifici, holisitici e globali della questione della vita e della terra. Da qui, il paradigma dell’interdipendenza e dell’intègrità delle specie viventi diventato un elmento forte d’ispirazione e di guida per le politiche di valorizzazione delle risorse del pianeta nel rispetto della biodiversità, di cui l’acqua è elemento determinante.

La concezione sacrale è legata alle concezioni religiose ed alle visioni spirituali della vita e del mondo. In tutte le società umane, la sacralità della vita e dell’acqua ha svolto un ruolo fondamentale nel divenire dell’umanità. Il suo apporto specifico risiede nel legame stretto ch’essa stabilisce tra la sacralità della vita e l’acqua in quanto espressione emblematica della vita. L’acqua è sacra perche la vita è sacra. Come tale, l’acqua deve essere salvaguardata, curata, protetta, rispettata . La divininizzazione delle acque anche come luoghi privilegiati della sacralizzzazione della vita (i momenti della nascita, dell’entrata come membro di una comunità, della purificazione, dell’accoglienza, dell’aiuto reciproco, della morte…) non è un accidente folkloristico.

Anche la concezione politico-ingegrale è, per definizione, holistica, globale. Essa parte da una visione integrata (socio-culturale, economica, e politica). Formatasi soprattutto grazie alle conoscenze più precise, a partire dal XVII e XVIII secolo, nei vari campi della vita (salute, alimentazione….) ed anche ai progressi realizzati sul piano dei principi umani e sociali (giustizia, uguaglianza, democrazia, diritti individuali e colletivi, diritti dei popoli,) la concezione politico-integrale è strettamente legata alla storia ed alle dinamiche delle società umane, in particolare, delle «comunità umane» di base.

L’acqua è vista come una sorgente di vita del proprio luogo di vita (il villaggio, la comunità montana, il territorio, la nazione). Malgrado essa sia anche fonte di dispute e di conflitti all’interno della stessa comunità, la concezione politico-integrale percepisce l’acqua come un bene comune, essenziale e necessario per tutti i membri della comunità . Per questo, occorre fissare le regole relative ai regimi di proprietà, di uso e di condivisione delle acque, nel rispetto dei diritti all’acqua per tutti, al fine di garantire il suo equo accesso a tutti senza portare pregiudizio all’interesse collettivo della comunità. Non sorprende, pertanto, che in questa concezione grande enfasi sia messa sulla priorità della regolazione politica, sulla sicurezza idrica comune, e fino ad oggi, sulla sovranità nazionale idrica come strumento di garanzia per la sicurezza.

Volendo utilizzare un linguaggio più letterario, si potrebbe dire che la terza concezione rappresenta una forma di laicizzazione della sacralità della vita e dell’acqua. Contrariamente alla sacralità dell’acqua d’origine divina, religiosa, la sacralizzazione laica dell’acqua esprime la sacralità dei diritti umani universali. Una sacralità dell’acqua finalmente consacrata dalla risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU del 28 luglio 2010 che stipula che «l’accesso all’acqua potabile ed alla sanitazione è un diritto umano».[4]

Inoltre, la sacralizzazione laica dell’acqua si traduce nel principio che l’acqua è un bene comune pubblico e che, come tale, deve essere governata nella sua intègrità e globalità dai poteri pubblici e sotto la loro diretta responsabilità anche finanziaria. In questa visione, per quanto riguarda la concretizzazione del diritto all’acqua per tutti (misurato in 50 litri giornalieri per persona secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute e l’UNICEF) si fa riferimento al principio di « gratuità del diritto» dove per «gratuità» s’intende specificamente non l’assenza di costi ma la presa a carico da parte della collettività, via la fiscalità ed altri strumenti pubblici, dei costi, anche monetari, connessi alla concretizzazione del diritto.

La concezione utiltarista è, infine legata all’affermazione dei principi e delle finalità dell’economia capitalista di mercato. La centralità dell’utilità è diventata, nelle sue formulazioni attuali, il paradigma dell’economia dominante soprattutto a partire dagli anni ’70. I dibattiti politici che, nel XIX secolo, divisero molti paesi europei tra loro ed al loro interno sulle questioni del regime pubblico o regime privatista di governo di molti beni e servizi d’interesse collettivo ed essenziali per la vita, provano che la concezione utilitarista fu molto presente, anche prima dell’avvento delle tesi marginaliste, agli inizi delle lotte tra socialismo e capitalismo. È, però, nella fase del capitalismo globalizzante e dello smantellamento dello Stato del welfare negli anni Settanta che la concezione utilitarista riesce ad affermarsi per diventare la concezione predominante presso le classi dirigenti mondiali.

Da Il manifesto di Bologna

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