Ciao David

11 Gennaio 2022

[Gianni Loy]

Farsi spazio nel muro di cordoglio che circonda la salma di David Sassoli, non è facile. La scomparsa del presidente del  Parlamento europeo riempie le aule delle istituzioni. Una folla  di sopravvissuti ricorda, ciascuno con il proprio stile, quel signore, quel giornalista che inaspettatamente, neppure tanto tempo fa, ha deposto la penna e il microfono ed ha incominciato a frequentare  il Parlamento europeo sino a diventarne presidente.

Lo spazio è interamente occupato da uomini e donne di Stato, leader politici, personalità che ricordano, con commozione e dolore, una persona che abbandona la scena, discretamente, lasciando un bel ricordo di sé. Anche da qualche intruso, ovviamente, visto che il galateo istituzionale comporta doveri ai quali nessuno può sottrarsi. 

Ciascuno a modo suo. Mi ha colpito, tra i tanti, il ricordo della presidente della Commissione europea, Ursula von der  Leyen, che ha voluto rendergli omaggio salutandolo nella sua lingua, in italiano.  

Uomini di Stato, re e regine, come si diceva un tempo, siedono sui banchi della cattedrale per l’ultimo saluto ad un uomo che “ha sempre lavorato per una società più solidale e attenta ai bisogni dei giovani e degli ultimi”. Così, a nome della Chiesa, l’ha ricordato il cardinal Bassetti. A volte bastano poche parole per dire tutto!

Già gli ultimi! Non è stato facile incontrarli. Degli ultimi si parla spesso; ma a parlarne sono per lo più i signori e le signore che occupano quasi tutti i banchi della cattedrale. Sono essi a ricordare, con ammirazione, quel signore che vagheggiava un’Europa  più accogliente nei confronti dei migranti e impegnata nella difesa dei più deboli, quel signore che aveva subito aderito all’appello di Papa Francesco per la distribuzione dei vaccini ai paesi poveri.

Ma gli ultimi, proprio perché sono “ultimi”, stanno per lo più in disparte. Eppure, in quest’occasione, erano presenti. Erano all’ultimo banco, nel rispetto della liturgia; se ne stavano  in silenzio. Nessun cronista si è accorto di loro. Erano rom, sinti e caminanti che provenivano dal Kosovo, dall’Italia, dalla Serbia, dall’Ungheria, dalla Macedonia, dalla Bulgaria, dalla Slovacchia, dalla Romania.

Erano lì, discreti e silenziosi, per ricordare, con voce sommessa, un amico. Tra tutte le manifestazioni di cordoglio che si sono udite, la loro, almeno per me, è stata una delle più sincere e commoventi.  Si sono rivolti così a chi “credeva che le istituzioni dovessero essere più vicine ai cittadini”: “Hai aperto, per la prima volta, la porta della presidenza del parlamento europeo al popolo più discriminato d’Europa, lo hai fatto con naturalezza e convinzione, senza troppi riti e cerimonie, chiedendo cosa possiamo fare insieme.

 Italia ed Europa sono più povere; oggi abbiamo perso un grande uomo politico  che ha saputo praticare la politica come servizio pubblico, ma anche una persona buona e sensibile, curiosa e coraggiosa che sapeva ascoltare la voce anche di chi voce non ha. Per questo siamo affranti”. Le associazioni di rom e sinti di mezza Europa lo salutano chiamandolo per nome: “David, rimarrai nella nostra memoria e nei nostri cuori come una delle persone migliori che abbiamo incontrato nella nostra strada, la cui missione era di far crescere sempre più coraggiosa e saggia la forza politica progressista per il cambiamento”.

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di 1500 battute.
Non sono ammessi commenti consecutivi.


caratteri disponibili

----------------------------------------------------------------------------------------
ALTRI ARTICOLI