Creatori di sogni

16 Aprile 2011

Rita Atzeri

Essere creatori di sogni. Delineare nuovi confini del possibile. Far nascere e maturare un’idea. Imprimere il desiderio del cambiamento profondo nella società che ci circonda in nome di un’ideale. Tutto questo vogliamo, cerchiamo di farlo con il nostro lavoro. Teatro come impegno civile. Teatro come luogo in cui l’estetica è funzionale all’etica. Teatro come accadimento, qui ed ora, di un evento che colpisce le coscienze in forza di una comunicazione più forte di quella meramente intellettiva: la comunicazione emotiva, emozionale, empatica.
Fare teatro significa avere una missione, riconoscere all’arte un ruolo d’elezione nella società. E la società? La sua classe dirigente, politica, decodifica, riconosce questo ruolo? Credo che decodifichi, perché le scelte di mancata tutela, di taglio ai fondi alla cultura, altro non sono che espressione della volontà di depotenziare l’elemento rivoluzionario del teatro: il suo essere non riconducibile ad un ordine omologante in quanto luogo di parola, di senso, di svelamento in presenza di attore e spettatore. In forza della dirompenza del teatro, della cultura, nell’impossibilità di averne il controllo, volendo perpetuare la società del divario di classe, la nostra dirigenza nega il ruolo dell’Arte nel progresso delle comunità. E’ una lettura semplice questa, se la facciamo a partire dall’osservazione del modo in cui vengono gestiti gli spazi pubblici da dedicare agli eventi artistici.
Prendiamo il caso del Teatro dell’Arco di Cagliari, bene demaniale, chiuso dal 2002 a causa di lavori di restauro, iniziati dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali prima e Archeologici poi, mai ultimati, da una parte per mancanza fondi, dall’altra per mancanza di volontà politica. La città di Cagliari si trova così privata di uno dei pochi Teatri presenti nel territorio e soprattutto di un teatro forte di storia e profondamente radicato nel quartiere di Stampace, in virtù di una miopia burocratica che impedisce l’assegnazione diretta alla compagnia richiedente, Il crogiuolo centro di intervento teatrale diretto da Mario Faticoni, che ne ha fatto nel corso di oltre 28 anni di attività una struttura professionale riconosciuta a livello non solo locale ma nazionale.
Alla volontà della compagnia di ultimare anche a proprie spese i lavori di ristrutturazione si contrappone un colpevole lassismo dell’ente pubblico, che fa deteriorare quel bene per il cui restauro ha speso e impegnato soldi della comunità. Ancora il caso del Teatro d’Inverno e del Teatro Alfieri, due spazi privati, chiusi e destinati a veder cambiare la loro destinazione d’uso, nonostante la pressione dell’opinione pubblica, in quanto considerati poco redditizi dai loro proprietari.
Alla questione dei teatri chiusi si affianca quella degli spazi comunali talora, concessi in cambio di canoni d’affitto anche molto elevati, Ex – Vetreria di Pirri, situazione sconosciuta in realtà come quella francese in cui gli spazi vengono assegnati gratuitamente agli artisti affinché possano gestirli in base alla funzione per cui sono stati creati, a servizio dei cittadini; talaltra affidati per assegnazione diretta, secondo modalità di scarsa trasparenza e democraticità. Passando per spazi che attendono di essere restituiti alla collettività con una nuova definizione d’uso che li promuova appieno: ex- Manifattura Tabacchi, ex- mercato di via Pola. Per chiudere in bellezza con le strutture di valenza archeologica, storica o artistica la cui salvaguardia viene messa a repentaglio da utilizzo sconsiderato, come nel caso dell’anfiteatro romano o dalla mancata tutela in favore di interessi di bottega come nel caso di Tuvixeddu.
Il cittadino come si rapporta a questo “stato dell’arte”? Molto dipende dal suo livello di alfabetizzazione culturale e politica: abbiamo una minoranza di “militanti” e una maggioranza di inconsapevoli dei loro diritti e doveri di fruitori. Ed è a queste persone che il teatro e l’arte nelle sue diverse espressioni devono rivolgersi in primis, per renderli consapevoli di quanto la vita nel quotidiano possa essere resa più giusta e migliore con la lettura delle diverse espressioni dell’animo umano.

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