Sana e resistente costituzione

1 Febbraio 2011

murgia

Antonello Murgia

Sono convinto che il contributo dato alla Resistenza dalle varie forze politiche sia stato diverso e che la sinistra abbia avuto meriti maggiori di altri non solo nell’ambito della lotta di liberazione, ma soprattutto nel mantenere viva durante il ventennio quell’opposizione organizzata senza la quale la Resistenza non avrebbe saputo svolgere il ruolo che invece ebbe. Sono, però, altrettanto convinto che stilare oggi la classifica dei meriti, porti divisioni che sarebbero dannose ai fini del compito prioritario attuale e cioè la difesa della Costituzione. Questo non significa che la sinistra debba cedere sui propri valori e annacquare le proprie convinzioni; anzi, sono convinto che la debolezza attuale della sinistra sia strettamente legata ai cedimenti di questi anni dei DS/PD in campo economico e rispetto agli assetti istituzionali, in nome di uno sfondamento al centro che ha causato solo perdita d’identità e paralisi dell’azione politica. E non si tratta neppure di cedere sul significato della Resistenza. Il problema, per me, è che la Resistenza fu importantissima in quanto rottura rispetto al fascismo e all’occupazione nazista, ma non fu la costruzione di un nuovo ordine. La costruzione avvenne con l’Assemblea Costituente, cui partecipò tutto l’arco costituzionale, monarchici compresi. Sono convinto che l’eterogeneità dell’Assemblea rappresentò un valore e che il giudizio sulla nostra Costituzione come una delle più avanzate al mondo, dipenda in buona parte da ciò. Oltre che nella cacciata dei nazisti e dei fantocci di Salò, la Resistenza ebbe certamente un ruolo importante come presa di coscienza della necessità di dotarsi di strumenti per impedirne la riproposizione. Anche questa elaborazione non fu, però, patrimonio solo della Resistenza o della sinistra italiana: un contributo importante venne anche dagli USA dove nel ’40-’41 si scontravano una posizione neutralista, contraria all’intervento in guerra (un affare altrui, lontano da casa loro), ed una posizione interventista, preoccupata per le conquiste tedesche e l’ideologia di dominio che ne era alla base. Gli indugi furono rotti da F. D. Roosevelt nel 1941, con il “Discorso delle 4 libertà”. Certo gli USA dovevano rispondere all’attacco di Pearl Harbor, certo avevano da difendere corposi interessi nel Pacifico, ma in quel discorso la necessità di entrare in guerra fu giustificata con l’esigenza di difendere il mondo libero dalla dittatura, la quale rifiutava i principi costituzionali del tempo. Valerio Onida dice che lì nacque l’internazionalizzazione del Diritto Costituzionale, cioè la concezione di un costituzionalismo che non fosse più soltanto lo strumento per dirimere le controversie di una data comunità, ma che si ponesse innanzitutto come luogo di tutela dei diritti fondamentali, “dappertutto nel mondo”, per dirla con Roosevelt. Uno dei compiti prioritari odierni di tutti i democratici, credo sia questo: salvare una concezione della Costituzione come tutela dei diritti fondamentali (giustizia, informazione, studio, salute, etc.) che devono essere garantiti indipendentemente da colore della pelle, fede religiosa, luogo di vita, censo, consistenza economica, etc. Sono d’accordo con chi sostiene che la sinistra su questi temi ha antenne più sensibili, ma questa concezione per essere salvata necessita di un contributo più vasto. Il passaggio da un Paese continuamente in bilico ad uno “normale” passa per l’acquisizione da parte di tutti (salvo frange estreme) di questo elemento, così da impedire la rimessa in discussione dei cardini della nostra convivenza civile ad ogni cambio di maggioranza parlamentare. Per questo, in sintonia anche con lo spirito “inclusivo” della nostra Carta, in ambito costituzionale dobbiamo, secondo me, cercare di coinvolgere anche chi prima aveva posizioni diverse. L’altro elemento su cui vorrei fare alcune riflessioni è quello del bilanciamento della Costituzione: all’epoca dell’Assemblea Costituente nello scenario internazionale si confrontavano 2 grandi modelli politici/ideologie, quello socialista dell’URSS e quello liberale degli USA, entrambi con la caratteristica di essere fortemente maggioritari nel rispettivo Paese, di non avere un’opposizione significativa. Il modello Unione Sovietica sosteneva l’esigenza di realizzare l’uguaglianza sociale ed economica, pagando un prezzo sulle libertà civili e sul pluralismo politico, mentre il modello USA opponeva una concezione personalistica e pluralista che sacrificava la prospettiva ugualitaria, ma valorizzava i diritti individuali. In entrambi i Paesi si contravveniva alle acquisizioni del costituzionalismo moderno: i diritti fondamentali, universali, che avrebbero dovuto essere indisponibili per lo Stato e per il mercato, erano nella disponibilità del primo (come ad esempio la libertà d’informazione in URSS) o del secondo (per esempio il diritto alla salute negli USA). La cosa non avvenne nel nostro Paese dove la lotta alla disuguaglianza si è realizzata, pur con un percorso non sempre lineare, senza penalizzare il pluralismo e la lotta per le libertà civili (fino all’avvento di Berlusconi con il quale, infatti, la calante esigibilità dei diritti fondamentali, va di pari passo con la messa in mora dei principi sanciti dalla Costituzione). Tutto questo per dire che la disomogeneità ideologica dei partiti che fornirono i membri all’Assemblea Costituente non rappresentò un handicap, ma un vantaggio, perché consentì di tenere presenti tutte le esigenze più importanti e redigere così una Costituzione moderna ed equilibrata. Anche per questo le modifiche costituzionali andrebbero decise a larga maggioranza e sarebbe necessario innalzare il quorum previsto dall’art. 138. Se questo è vero, non serve tanto, soprattutto nell’attuale contingenza politica, avanzare meriti della propria parte, quanto mantenere vivi lo spirito ed i principi della Costituzione ed il canale di comunicazione con le forze politiche anche opposte, ma che in quello spirito ed in quei principi si riconoscono. Una Costituzione avvertita come di tutti è, per me, l’antidoto migliore contro gli attacchi di chi vuole stravolgerla perché ha capito l’ostacolo che essa frappone ai suoi corposi interessi personali e/o ai suoi progetti eversivi.

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di 1500 battute.
Non sono ammessi commenti consecutivi.


caratteri disponibili

----------------------------------------------------------------------------------------
ALTRI ARTICOLI