Dopo l’incubo di Idomeni

26 Maggio 2016
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Argiris Panagopoulos
 La vera sfida greca dopo l’incubo di Idomeni: nessun profugo solo nel nostro Paese. Finalmente Idomeni si svuota.

Più di 2.000 profughi sono stati trasferiti già in 8 centri di accoglienza in tutto il paese, mettendo la Grecia alla vera grande sfida dell’accoglienza dei profughi: assorbire nel suo tessuto sociale travagliato dalla crisi economica non solo le quasi 8.500 persone che erano rimaste fino alla fine ad Idomeni ma i circa 52.000 profughi che hanno bisogno di una casa vera, una scuola o una università per i loro figli, un lavoro dignitoso e formazione professionale, assistenza sanitaria e molta solidarietà sociale.

Ieri sono state trasferite 2.031 persone da Idomeni, 662 siriani, 1.273 kurdi e 96 iazidi. Gli ultimi mesi circa 10.000 persone aspettavano invano l’apertura di una frontiera che era diventata una vera muraglia. A chi gli piace giocare con la vita degli altri ha convinto gli profughi che il recinto si poteva passare. Quattro afgani sono annegati cercando di passare dall’altra parte. Forse nel tempo avremo una immagine migliore per le vite che ha costato il sogno di passare il recinto. Ora dobbiamo pensare ai vivi, come potranno uscire da Idomeni con la testa alta e un futuro.
Nell’era digitale i giornalisti non hanno fatto il grande scoop. Nelle nostre società possono esistere momenti “censurati” senza selfy e le telecamere private? La cose importante è che i profughi sono stati convinti gli ultimi giorni dalle autorità greche e l’Altro Commissariato per i profughi dell’ONU che l’Europa non vuole aprire i suoi maledetti recinti per loro. Gli sforzi delle autorità greche e dei servizi dell’ONU per i profughi non sono stati invano. Non c’è stato nessun atto di violenza da parte dei profughi e ancora meglio dalla parte della polizia greca. Si è deluso chi aspettava da mesi di vedere uno sgombero violento di Idomeni da parte della polizia. “I profughi hanno bisogno di aiuto e non di rivivere la violenza che hanno lasciato dietro di loro”, ha ripetuto per mesi il viceministro per le Politiche migratorie e medico Mouzalas, evitando qualsiasi passo falso di intervenire nel campo provvisorio di Idomeni violando le convenzioni internazionali che riguardano l’allestimento di campi profughi vicino alle frontiere.
Più di un milione di profughi sono passati dalla Grecia in meno di un anno e non c’è stato un furto, un delitto, un stupro, epidemie o ….catastrofi naturali provocate dai profughi. La Grecia è la prova vivente per la demolizione dei stereotipi razzisti e xenofobi. Ci sono stati momenti di disperazione e di tensione specialmente dentro i campi o i centri di accoglienza, Idomeni compresa. Disperazione e tensione pero molto contenute per le dimensioni bibliche dell’ondata dei profughi e la tragedia che stiamo vivendo. Per la semplice ragione che i profughi sopravvissuti dalla traversata dell’Egeo hanno capito che di fronte all’Europa che gli ha sbattuto in faccia le sue porte c’erano delle persone che gli davano una mano, gli aprivano le loro case, gli aiutavano con ogni mezzo e non gli facevano sentire… stranieri. Di fronte ai paesi ricchi che hanno chiuso le loro frontiere c’era una paese piccolo e provato dalla crisi, un piccolo paese che non avevano mai pensato di stare più di qualche giorno, un paese che gli ha offerto ospitalità e una certa sicurezza.
“Nelle prime ore del mattino la polizia ha considerato opportuno che avere sopra 100 telecamere non aiutava. Non c’è stato un divieto. Ho visto le immagini. Credo che la polizia ha giudicato il modo che si doveva svolgere l’operazione. Quali aree devono essere svuotate, i sei spazi coperti e i due che ci sono le tende. Nei prossimi quattro giorni si aprirà la linea ferroviaria ad Idomeni”, ha detto il portavoce del Coordinamento per i profughi Giorgos Kyritsis alla tv privata Sky, mentre alla tv privata Mega ha dichiarato che l’ultima settimana erano traferite 2.550 persone da Idomeni ai centri di accoglienza e Lunedì alcune centinaia.
Le autorità greche hanno già preparato 6.500 – 7.000 posti in centri di accoglienza. Ad Idomeni è permessa la permanenza delle organizzazioni non governative ONG ma con un personale che non supera le 5 persone. Per il momento ad Idomeni sono presenti: Medici Senza Frontiere, Medici del Mondo, Praxis. Arsis, Oikopolis, Croce Rossa, Hot Food Eidomeni, Intervolve, Samaritans Purse e l’Alto Commissariato per i profughi dell’ONU. La polizia detiene i membri di ogni altra organizzazione non governativa o non che si può essere trovato ad Idomeni, per evitare la diffusione di notizie false per la probabile riapertura del confine che ha alimentato tanti tentativi di assalto al recinto, il maltrattamento dei profughi che erano stati fermati dalla polizia della ex Macedonia jugoslava FYROM e la morte di quattro profughi afgani vicino ad un fiume dove finisce il recinto.
Per settimane alcuni spaventavano i profughi che una volta traferiti da Idomeni gli chiudevano in campi recintati, una specie di campi di concentramento o carceri al cielo aperto. Ieri sessanta profughi appena arrivati hanno abbandonato il centro di accoglienza di Derveni e hanno preso dei taxi per trasferisti al centro di accoglienza al porto di Salonicco.
Per il momento i profughi si trasferiscono ad aree ex industriali e commerciali ma il governo punta di assorbire i profughi nel tessuto sociale. Gli ultimi mesi SYRIZA si è mobilitato forse per la sua campagna sociale più grande sostenendo le iniziative di aiuto per i profughi. In tante città e specialmente fuori delle grandi aree metropolitane di Atene e Salonicco le organizzazioni di SYRIZA lavorano per trovare case vuote, da ristrutturare, che potranno ospitare famiglie, si mettono in contato con i direttori delle scuole vicine per sapere quanti bambini o ragazzi potranno scrivere alle loro scuole, trovano le autorità sanitarie per facilitare l’accesso all’assistenza sanitaria gratuita che ha garantito il governo a tutti i profughi e gli immigrati alla faccia dei governi di Samaras e Venizelos che facevano pagare il doppio dei greci agli immigrati e profughi ricoverati.
Uno ogni quattro greci non ha un lavoro. Mancano tante cose. Ai profughi e ai greci. Ma questo non vuol dire niente. Il ministro della Pubblica istruzione Filis aveva detto qualche settimana fa che nessun figlio di profughi si deve sentire solo o straniero in Grecia. A Lesbos ci sono scuole che preparano la festa di fine anno con la presenza di famiglie di profughi e i loro figli per far conoscere già a tutti i bambini i compagni di banco dell’anno prossimo. Perché la vita deve continuare per tutti anche dopo Idomeni, Lesbos o Lampedusa.

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