Erdogan attacca il partito Hdp

1 Luglio 2021

[Emanuela Locci]

La notizia giunta nelle scorse settimane non ha colto di sorpresa nessuno: la Corte Costituzionale ha deciso di procedere con l’iter per la messa al bando del partito filo curdo, Hdp. La compagine partitica filo curda è accusata dal governo e in primis dal presidente Erdogan di essere la parte politica del suo principale nemico interno, il Pkk.

Facendo un’analisi per quanto sintetica, non può sfuggire il fatto che l’attacco governativo verso quello che è ad oggi il terzo partito del paese aggiunge un nuovo elemento di disturbo e frammentazione allo scenario politico espresso dal governo del partito Akp. Sono anni che questo partito e il suo leader portano avanti azioni che conducono ad una sorta di regressione in seno alla società turca. Eliminare il partito filo curdo dal panorama politico non sarà impresa semplice, considerando soprattutto la larga base elettorale che lo sostiene.

Questa situazione di costante tensione è palese sia all’interno del partito sia in relazione all’esterno:  un esempio su tutto le numerose scissioni che si sono susseguite negli ultimi due anni che hanno dato vita a realtà politiche che si sono poste nettamente all’opposizione rispetto al partito del presidente Erdogan, contendendogli il potere politico e al contempo indebolendo la sua posizione.

L’elemento più importante e innovativo che denota tutta la situazione, e che non dovrebbe sfuggire agli esperti è che il governo è riuscito a  piegare al proprio volere un organo istituzionale, che per denominazione dovrebbe essere al di sopra delle parti. La Corte in realtà in questo frangente ha legittimato con le sue decisioni le direttive del governo dell’Akp, creando di fatto una crisi dei fondamenti della democrazia.

Queste azioni del resto stridono con le dichiarazioni del presidente Erdogan, che in un recente discorso a proposito del riordino costituzionale ha affermato che la Turchia diventerà a breve il paese più democratico del Vicino Oriente.

Come stride il silenzio delle istituzioni rappresentative della comunità internazionale, che ancora non hanno commentato l’attacco del governo al partito Hdp, come se la situazione competesse solo al governo turco, quando invece siamo in presenza di un’importante e pericolosa violazione dei diritti umani.

Sappiamo tutti molto bene quale è la situazione della Turchia: Erdogan nel corso degli anni ha lavorato per far diventare la sua nazione un centro strategico regionale, proponendo una politica estera aggressiva, che mirava esclusivamente a rendere la Turchia una potenza regionale, basti ricordare la famosa politica di “zero problemi con i  vicini”. Ad oggi non pare che la sua linea politica abbia dato tutti i frutti sperati. A livello interno non mancano i problemi, sia sociali che economici, senza voler qui menzionare la difficile situazione legata alla sistematica violazione dei diritti umani, anche quest’anno sono state vietate le manifestazioni legate al movimento Lgbt.

È molto difficile pensare che Erdogan riesca a far rientrare velocemente e risolvere i problemi che affliggono la Turchia come è molto difficile che riesca nell’intento di eliminare tutti i suoi avversari politici senza che questo possa creare una ulteriore divisione socio-politica capace di produrre un’instabilità che andrà oltre la semplice dialettica politica.

 A breve si potrebbero verificare manifestazioni anche aggressive che potrebbero degenerare in scontri aperti. Le manifestazioni potrebbero facilmente sfociare in episodi di terrorismo interno, prendendo di mira i simboli dello stato. Si prospetta che la repressione di cui è vittima il partito Hdp possa innescare la scintilla che porti a galla i problemi turchi, problemi che non potranno rimanere nascosti per sempre.

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