Fermiamo il mondo dei piccoli uomini reazionari, bianchi, eterosessuali e abili

31 Ottobre 2021

[Roberto Loddo]

Al grido di Bregungia migliaia di persone chiamate a raccolta dalla rete delle organizzazioni sarde della galassia LGBTQI sono scese ieri in piazza a Cagliari davanti al T-hotel, per esprimere il loro dissenso e la loro rabbia per la bocciatura del ddl Zan al Senato, dopo il famigerato voto segreto contro il passaggio agli articoli.

Anche il deputato del Pd Alessandro Zan, uno dei primi firmatari del ddl era presente al sit-in perché impegnato in alcune presentazioni in Sardegna del suo libro Senza Paura (Piemme Editore). Condivido le sue parole perché è necessario partire da quello che ha definito “sgangherato e cafone applauso in Senato”. È vero che quelle urla non ci rappresentano e sono solo l’immagine della parte più incivile della società. Ma è altrettanto vero che quelle urla rappresentano anche il futuro possibile nel caso di vittoria della peggiore destra populista, violenta e autoritaria. Di questo dobbiamo esserne consapevoli.

Chi ha determinato lo stop al ddl Zan ha il solo ed esclusivo interesse a discriminare le minoranze e a mantenere leggi fatte per un mondo a loro immagine e somiglianza, un mondo fatto dai privilegi dei piccoli uomini reazionari, bianchi, eterosessuali e abili che con tentativi goffi e maldestri tentano ogni giorno di impedire ogni battaglia di progresso e civiltà che cerca di guadagnare terreno per trasformare la società.

Condivido le parole di Zan sul no alle trattative e alla mediazione perché non ci può essere nessuna mediazione sulla vita e sulla dignità delle persone. Togliere il riferimento all’identità di genere significa di fatto dare ragione a quella dimensione della politica (e anche di certo giornalismo) che ritiene non importante difendere chi è privo di diritti all’interno di una società contaminata dall’omo-lesbo-bi-transfobia, dall’abilismo e dalla misoginia. Togliere il riferimento all’identità di genere significa non garantire a tutte le persone uguali possibilità di crescita, di felicità e di autodeterminazione del proprio destino.

Le piazze piene in tutta Italia e le mille persone a Cagliari della giornata di ieri rappresentano una concreta possibilità di liberazione. Rappresentano una risposta a sostegno delle persone stanche di vivere nell’odio e stanche di essere considerate vittime indifese. Le piazze di ieri hanno chiesto al mondo della politica di essere riconosciute come soggetti politici della loro stessa liberazione, chiedono leggi giuste per tuttə perché il conflitto di genere non è una categoria isolata ma è un conflitto interconnesso ad altri conflitti sociali che riguardano la vita di tutte le persone. Le piazze di ieri sono chiaramente interconnesse con tutti i conflitti sociali come l’antirazzismo, l’antiliberismo, l’ecologismo, la messa al bando dei conflitti e il rispetto dell’autodeterminazione dei popoli.

Le piazze di ieri siamo tutte noi, persone stanche delle narrazioni retoriche e insopportabili perché non ci accontentiamo più del solo rispetto. Perché vogliamo anche conquistare i diritti civili e più potere.

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