Carloforte, metalli, pesanti

1 Gennaio 2010

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Stefano Deliperi*

Il Comune di Carloforte (nota Sindaco n. 12263 P del 2 dicembre 2009) ha prontamente risposto alla richiesta di monitoraggio ambientale inoltrata (22 novembre 2009) dalle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra, in seguito alle numerose segnalazioni da parte dei cittadini residenti, riguardo la verifica della presenza o meno di sostanze inquinanti nel territorio comunale in seguito ai gravi episodi di inquinamento ambientale verificatisi nello scorso mese di settembre nella località di Portovesme – Paringianu (Comune di Portoscuso).
“Sono stati effettuati campionamenti di terra ed acqua nella parte nord dell’Isola, quella maggiormente esposta ai venti dominanti e, quindi, maggiormente suscettibile di inquinamento”, ricorda il Comune di Carloforte, che ha giustamente dato ascolto alle richieste dei propri cittadini e delle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra. Dalla società incaricata (la Edam – Soluzioni ambientali s.r.l. di Gallarate). Sono stati monitorati quattro punti: due a Cala Lunga, uno presso l’ex tonnara di La Punta ed uno presso il parcheggio. Dalle analisi di laboratorio sui terreni “si osservano elevate concentrazioni di Ferro e Alluminio, per i quali la normativa non prevede però limiti”. Riguardo all’analisi delle acque, “con riferimento al D. Lgs. 152/06 parte IV – titolo V – all. 5 – tab. 2, tutti i campioni rientrano nei limiti, ad eccezione delle acque provenienti dalla zona ex tonnara”.
Infatti, la concentrazione di Ferro è ben più di 15 volte i limiti di legge (3112 mg/l con un valore limite di 200 mg/l), la concentrazione di Manganese è di quasi 4 volte i limiti di legge (192 mg/l con un valore limite di 50 mg/l), mentre la concentrazione di Selenio è di oltre 30 volte superiore ai limiti di legge (307 mg/l con un valore limite di 10 mg/l).
In verità, acquisiti tutti i dati disponibili e sottoposti ad un’analisi attenta, le cose non sono proprio come esposte dalla Società lombarda incaricata del monitoraggio. Basta confrontare i dati riscontrati con i valori limite di cui al decreto legislativo n. 152/2006 e successive modifiche ed integrazioni (parte quarta, allegati al titolo V – allegato 5, tabella 1) e già al D.M. n. 471/1999 (tabella 1, colonna A – siti ad uso verde pubblico, privato e residenziale) riguardo le concentrazioni massime ammissibili di inquinanti nei terreni. Lo Stagno, eccede in tutti e tre i campioni, a Tacca rossa: <1.7 mg/Kg con un valore limite di 1 mg/kg, La Punta-ex Tonnara <1.7mg/Kg con un valore limite di 1 mg/kg, ma il dato più allarmante lo troviamo a Cala Lunga dove il valore è oltre 40 volte i limiti di legge: 41,0 mg/kg con un valore limite di 1 mg/Kg. Un altro metallo che va oltre i limiti è il Berillio: il valore trovato a La Punta-ex Tonnara è <2,1 mg/Kg con un valore limite 2 mg/Kg, (il Berillio è una sostanza tossica e cancerogena). Ci sono poi altri metalli che sono stati rilevati nei terreni, certamente, in parte, di origine antropica e con concentrazioni vicine al limite previsto per legge: il Tallio (molto tossico , in passato il suo uso in prodotti di largo consumo è stato bandito) in concentrazione di <1 mg/Kg con un valore limite di 1 mg/Kg, l’Antimonio (metallo tossico ad alte dosi può provocare la morte nel giro di pochi giorni) con un valore riscontrato di 9,0 mg/Kg a fronte di un valore limite 10 mg/Kg . Sono state trovate poi concentrazioni di: Mercurio, Piombo, Zinco, Cadmio e Cromo esavalente. La presenza di queste sostanze, anche se non superano i limiti, meriterebbe ulteriori analisi per poterne determinare l’origine.
Ora c’è bisogno di tutti i necessari approfondimenti.
Si ricorda che, le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra, in seguito alle numerose segnalazioni da parte dei cittadini residenti a Carloforte, avevano inoltrato alle amministrazioni competenti (tra le quali il Ministero dell’Ambiente, gli Assessorati regionali competenti, l’Azienda USL n. 7 e l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) una richiesta finalizzata allo svolgimento di un adeguato monitoraggio ambientale, volto alla verifica della presenza o meno di sostanze inquinanti nel territorio comunale di Carloforte, nonché alla predisposizione di un’indagine sanitaria sulla popolazione residente a Carloforte, volta a verificarne, in relazione alla presenza di vicine emissioni industriali, lo stato di salute e le eventuali alterazioni biologico-sanitarie legate all’esposizione a sostanze inquinanti, e la predisposizione e lo svolgimento di un adeguato monitoraggio della qualità delle sostanze destinate al consumo alimentare prodotte nel territorio comunale carlofortino (regolamento CE n. 466/2001).
In precedenza, nel mese di settembre 2009, nella località di Portovesme – Paringianu (in Comune di Portoscuso) si verificava una situazione di grave inquinamento ambientale, protrattasi per alcune settimane, dovuta all’emissione in atmosfera di sostanze di origine industriale presumibilmente provenienti dagli stabilimenti della società Alcoa Trasformazioni Srl, sostanze principalmente identificate come fluoro e, in parte, non identificate. Le emissioni si manifestavano in forma di nube “alta decine di metri” visibile anche dalla vicina Carloforte.
Com’è noto, gli impianti della Alcoa Trasformazioni Srl – Italy (Portovesme) sono destinati alla produzione di alluminio primario, nell’ambito della quale è previsto l’utilizzo di fluoro. Il fluoro è generalmente presente in aria in forma gassosa come acido fluoridrico, tetrafluoruro di silicio e acido fluosilicico (H2SiF6), o in forma particellare (specialmente come fluoruro di sodio e criolite. L’acido fluoridrico e il fluoruro di sodio rientrano nell’elenco delle sostanze pericolose previste dalla Direttiva 67/548/CEE del Consiglio, Allegato I, oggi Direttiva 92/32/CEE (attuata con il decreto legislativo 3 febbraio 1997, n. 52) e sono classificati rispettivamente come “molto tossico” e “tossico” (ciò significa che in caso di inalazione, ingestione, assorbimento cutaneo possono essere letali o causare lesioni acute o croniche).
La valutazione dei rischi legati all’emissione in atmosfera del fluoro viene fatta attraverso la previsione di limiti-soglia di esposizione, contenuta nel D.P.C.M. 28 marzo 1983, il quale stabilisce (Allegato A) per il fluoro: “concentrazione media di 24 ore – media delle concentrazioni medie rilevate di 24 ore rilevate in 1 mese = 20 µg /m3 – 10 µg /mc”.
Nel caso concreto, secondo quanto riportato dalla stampa, le emissioni di fluoro e di altre sostanze non sono state rilevate immediatamente ma solo a distanza di alcune settimane dalla comparsa della nube che ha preoccupato i cittadini di Portoscuso e della vicina Carloforte, poiché l’A.R.P.A.S., l’Agenzia preposta al monitoraggio ambientale delle zone sulle quali incidono poli industriali, non dispone degli strumenti tecnologici necessari al rilevamento immediato del fluoro in atmosfera. Pertanto non si è in possesso di dati sufficienti per poter stabilire se, concretamente, vi sia stato un superamento dei limiti di concentrazione media secondo la previsione del D.P.C.M. 28 marzo 1983 e a tal fine, non paiono utili i rilevamenti effettuati dalla stessa A.R.P.A.S. nelle giornate del 24, 25, 26 settembre u.s., risultati inferiori al limite imposto dal D.P.C.M., pertanto in tale situazione, appare piuttosto difficile verificare concretamente il livello medio delle emissioni nell’arco di un mese.
Alla luce di quanto accaduto, appare di primaria importanza garantire alle popolazioni residenti nelle località sulle quali insistono poli industriali, condizioni ambientali salubri, pertanto le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra auspicano un solerte intervento in tal senso da parte delle amministrazioni interessate.

* Gruppo di Intervento Giuridico

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