Fuori la voce e i pugni in alto

1 Maggio 2008

Mauro Bulgarelli

La decisione del sindaco di Alghero di vietare l’esecuzione di “Bella ciao” in occasione della celebrazione del 25 aprile è inquietante ed estremamente grave. Dietro quello che può apparire semplicemente un atto di arroganza, si nasconde l’ennesima svolta revisionista finalizzata a riscrivere la storia di questo paese a uso e consumo di quelle destre che si accingono a governare l’Italia nei prossimi anni. Cancellare “Bella ciao” non è dunque un mero gesto simbolico ma un attacco ai principi fondanti della nostra costituzione e per questo penso sia necessario lanciare un segnale forte che abbia il valore di una scelta di campo. Sotto questo profilo, apprezzo particolarmente la decisione del “Cantiere sociale” di Alghero per aver organizzato una contromanifestazione – alla quale ho preso parte- che ha attraversato le via della città al canto di “Bella ciao”. Questo canto popolare appartiene infatti alla memoria storica e all’identità del nostro paese, ha rappresentato la lotta di resistenza in tutta le sue componenti, dalle Brigate Garibaldi a “Giustizia e libertà”, e non è un caso che si sia tramandato di generazione in generazione, mantenendo intatta la sua forza evocatrice. Del resto esso rimanda a un evento costituente, il 25 aprile, dal quale è originata la democrazia italiana, e in questo senso, mi pare logico che debba avere diritto di asilo in ogni celebrazione istituzionale. Viceversa, la motivazione addotta dal sindaco Tedde per giustificarne la messa al bando – “il presidente Napolitano si limita a far eseguire l’inno di Mameli” – mi pare decisamente grottesca. A parte la doverosa constatazione circa la diversità delle cariche istituzionali ricoperte da Tedde e da Giorgio Napolitano, non mi risulta che quest’ultimo si sia mai espresso contro l’esecuzione di “Bella ciao” o di altri canti popolari della resistenza. Se poi si aggiunge che sempre il sindaco di Alghero, in un’intervista a “Il giornale”, ha paventato il rischio di un intervento della forza pubblica qualora coloro che intonino “Bella ciao” ne accompagnino il canto con il gesto del pugno chiuso, mi pare evidente che ci troviamo di fronte a una provocazione politica bella e buona ai danni di quella parte del paese che, in virtù degli esiti elettorali, si ritiene possa essere ora ghettizzata e, perché no, repressa. Da qui, dunque, la mia personale scelta di campo: anche l’anno scorso ho disertato la manifestazione ufficiale organizzata dalle autorità locali, preferendo partecipare all’iniziativa dei ragazzi del “Cantiere sociale”. A maggior ragione l’ho fatto oggi, nella consapevolezza che è necessario ribadire quell’universo di valori, a partire dall’antifascismo, che sono attualmente sotto attacco da parte di chi vuole espellere dalla storia le radici della democrazia.

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