Guardie giurate a Cagliari

1 Settembre 2009

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Enrico Lobina

In qualche mese il governo di destra ha approvato una legge sulle ronde. Oggi ci sono gruppi di nazisti, “guardia nazionale” o “sss” sono i loro nomi, che controllano le nostre città. Le guardie giurate, invece, sono regolate da un Regio Decreto del 1931. 78 anni. Non sono esaltati che vogliono picchiare neri e fricchettoni. Sono padri di famiglia. Per lavorare si pagano porto d’armi e pistola (1.000 euro circa). Il primo stipendio, al sesto livello, è di 1.055 euro lordi. Sono previsti 6 scatti in 18 anni. Ognuno di 30 euro circa. Negli istituti di vigilanza più piccoli molti firmano una busta paga regolare, ma in realtà ricevono molto meno. Le guardie giurate, per colpa del decreto del 1931, non sanno bene quello che possono fare in caso di intervento. Di sicuro, senza di loro polizia e carabinieri avrebbero molto lavoro in più. Prima erano molte di più. In Italia sono passate da 60.000 a 30.000 in qualche anno. Al loro posto è arrivato il portierato. Lavoratori che svolgono le stesse funzioni, ma senza pistola, per 700 euro al mese.  A Cagliari gli istituti di vigilanza privata più grandi sono due, Sicurezza Notturna e Vigilanza Sardegna. Poi Vigilanza S. Elena. Gli altri sono più piccoli, alcuni minuscoli.  Negli istituti più grandi si è riusciti, dopo una dura battaglia dei lavoratori, a far applicare il contratto collettivo nazionale. Prima neanche quello. La contrattazione integrativa, invece, è ancora un sogno. Dovrebbe anche esistere un ente bilaterale regionale, che metta insieme prefetto, padroni e sindacato, ma ancora non è stato istituito. E il nuovo contratto, complice la controriforma della contrattazione firmata da CISL e UIL, vede da una parte la CGIL, che chiede un aumento reale dei salari, e dall’altra tutti gli altri. Gli istituti di vigilanza lavorano o con enti pubblici o con banche. Altri committenti sono una rarità. Il dramma sono gli appalti. Prima esisteva una tariffa prefettizia, che stabiliva un minimo orario per il servizio di piantonamento. Poi è intervenuta l’Unione Europea, a chiedere di abolire queste regole. Limitavano la concorrenza. Il Ministero dell’Interno ha perciò abolito il sistema a tariffe. E, al momento della presentazione dei preventivi, è scoppiata la giungla. Ribassi mai visti. Chi paga i ribassi? I lavoratori. Straordinari continui e detrazioni indebite dalle buste paga. I padroni continuano ad aumentare i profitti, e i lavoratori tirano la cinghia. Complice anche il fenomeno portierato, sia Vigilanza Sardegna che Vigilanza S. Elena hanno avviato procedure di mobilità. Sugli istituti più piccoli le notizie sono più fumose, ma in generale peggiori. Oggi i sonni di molte guardie giurate cagliaritane sono agitate dal nuovo appalto della Regione. Vinto dalla Sicurezza Notturna a scapito della Vigilanza Sardegna. O si individuano subito soluzioni specifiche per permettere che nessun lavoratore perda il posto, o ad ottobre scoppierà il caso. Secondo alcuni sono 200 i posti a rischio. Vigilanza Sardegna rischierebbe il fallimento. Alla faccia della concorrenza e dell’Unione Europea, si creerebbe un monopolio. Ma ai lavoratori interessa altro. Interessa mantenere il lavoro. Altro che ronde! Si dia certezza, stabilità e salario a chi, coscienziosamente, compie questo servizio.

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