Guerrafondai di ieri e di oggi

16 Giugno 2025
AP Photo

[Francesco Casula]

È incredibile come nella storia i guerrafondai, cinici e disumani, si rassomiglino e si piglino. Persino nelle espressioni lessicali. Anche a più di 2 mila anni di storia.

Succede infatti che lo stato terrorista di Israele con il suo gran capo, il satrapo, criminale di guerra Benjamin Netanyahu, nella notte del 12 giugno scorso, aggredisce l’Iran bruciando palazzi residenziali, distruggendo e devastando: ad iniziare dagli aeroporti. Da quello di Tabriz (distrutto) a quello, internazionale di Mehra colpito brutalmente.

Ma soprattutto uccidendo: ben 78 morti e 329 feriti. Tra cui 20 comandanti, 6 scienziati ma anche civili, donne e bambini.

E non è finita.

Bene: sapete come Israele ha chiamato questo mostruoso eccidio: blitz, raid, operazione militare.

Non aggressione e guerra, al di fuori e contro qualunque convenzione internazionale.

“Operazione militare”: questo lessico non vi ricorda qualcuno? Putin? Sì, proprio lui: che considera la guerra di aggressione all’Ucraina una “operazione speciale”.

Ma questo è ancora niente, rispetto alle valutazioni che si danno sull’Evento: per Trump si tratta di un’operazione “eccellente”. Ma capite? Non un mostruoso e sanguinario eccidio!

E il terrorista di Stato: “E’ apparso raggiante” dopo i bombardamenti, scrivono le cronache dei giornali. “Raggiante”!

Siamo alla disumanizzazione totale. Roba da criminali mentecatti. Ma a questo punto potrebbe qualcuno meravigliarsi se i terroristi di al-Qaeda considerassero l’operazione delle Torri gemelle dell’11 settembre del 2001 “eccellente” e altrettanto i terroristi di Hamas per l’operazione del 7 ottobre 2023? E gli uni e gli altri, come Netanyahu, fossero “raggianti”?

Facciamo un salto di 2 mila anni e più? Il principale storico romano Tito Livio usa un termine simile a quello del capo terrorista israeliano: dopo un immane eccidio della popolazione sarda, l’esercito romano, ritorna “felice” a Roma dopo aver ucciso in due guerre (12 mila Sardi nel 177 a. C. e 15 mila nel 176).

Cialtroni e ciarlatani guerrafondai che leggessero per avventura questa mia nota, mi risparmino inutili e becere lezioni sul “contesto” storico e scempiaggini simili. Gioire per una strage di uomini è abominevole: ieri come oggi come sempre. Punto!

Ma ecco il testo di Tito Livio (libro 23^ della sua della monumentale Storia di Roma “Ab urbe condita” in 142 libri) che ricorda l’Evento.

“Sotto il comando e gli auspici del console Tiberio Sempronio Gracco la legione e l’esercito del popolo romano sottomisero la Sardegna. In questa Provincia furono uccisi o catturati più di 80.000 nemici. Condotte le cose nel modo più felice per lo Stato romano, liberati gli amici, restaurate le rendite, egli riportò indietro l’esercito sano e salvo e ricco di bottino, per la seconda volta entrò a Roma trionfando. In ricordo di questi avvenimenti ha dedicato questa tavola a Giove, nel tempio della Dea matuta”.

Gli schiavi condotti a Roma furono così numerosi che turbarono il mercato degli stessi nell’intero mediterraneo, facendo crollare il prezzo, tanto da far dire allo stesso Livio Sardi venales: Sardi di poco valore e dunque acquistabili e da vendere, a basso prezzo.

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