Il silenzio di dio

19 Gennaio 2015
FRANCE-ATTACKS-MEDIA-DEMO
Silvana Bartoli

Siamo preoccupati, e ancor più preoccupate, per la violenza di chi vuole costruire lo stato islamico; eppure, da secoli, noi abbiamo in casa nostra uno stato cattolico costruito con una violenza inquisitoria e legalizzata che ai tagliagole dell’ISIS potrebbe insegnare molto, purtroppo.
Lo stato cattolico dispensa parole di pace oggi, che è riuscito anche a farsi mantenere da uno stato estero grazie al meccanismo truffaldino dell’8 per mille.
In viaggio nello Sri Lanka, il papa afferma che “la libertà religiosa è un diritto fondamentale” ma nelle nostre scuole gli alunni e le alunne che non si avvalgono dell’ora di religione cattolica vengono praticamente emarginati. Non basta: adesso è arrivata anche la minaccia di prendere a pugni chi si azzarda a criticare, infatti è proprio la libertà di pensiero il nemico più temuto dagli integralismi che mirano all’uniformità di obbedienza.
In Francia la gloriosa Loi sur la laicité del 1905, sembra non aver diffuso sufficienti anticorpi, ma le religioni – dice Salman Rushdie – come tutte le altre idee, meritano la critica, la satira e anche la nostra irriverenza priva di paura.
Invece, nel corso dei secoli, la paura è stata uno strumento micidiale in mano alle religioni; Toscani ed Eco hanno ricordato alcuni massacri compiuti in nome della fede: crociate, popolazioni pre-colombiane, nazisti, Breivik … non sono certo un’esclusiva islamica, ma chi ha tratto vantaggio da quei massacri oltre ai produttori di armi?
Potrebbero le religioni sopravvivere senza dividere il mondo in contrapposizioni tra puri e impuri, fedeli e infedeli, eletti e dannati, noi e loro?
Bisognerebbe eliminare le religioni, è stato detto, ma forse, il passo più importante sarebbe cominciare a ricordare che le religioni, indispensabili a chi ha bisogno di un legame ufficiale col suo dio, non dovrebbero essere troppo esibite, la loro esibizione e visibilità serve infatti soltanto al potere, che cerca la gloria attraverso liturgie nelle quali la dimensione politica e religiosa si contaminano a vicenda; gloria che oggi viene dispensata dai media sotto forma di consenso.
Il consenso utile ai pochi si nutre degli sguardi affascinati, timorosi e riverenti dei molti. L’anima, così cara a tutte le religioni, è un soggetto che abita i corpi, li guida nell’esistenza, li domina. Così il controllo sull’anima consente di manovrare i corpi, di collocarli in assembramenti che diventano legittimazione del potere e trasformano il singolare bisogno del divino in strumento di controllo collettivo.
Le religioni dovrebbero invece rimanere un fatto silenzioso, privato e personale, come raccomanda quel testo dimenticato, o volutamente ignorato: “quando pregate non siate come gli ipocriti che amano pregare nelle piazze per essere visti dagli uomini; non usare troppe parole: quando preghi entra nella tua stanza e, chiusa la porta, rivolgiti a Dio nel segreto del tuo cuore”.
“Siediti ai bordi del silenzio – aggiunge un altro testo – 
Dio ti parlerà”.

Dumìa– L’immagine è una foto di Dumìa, il luogo della preghiera all’interno del villaggio di Nevé Shalom-Wahat al Salam (“Oasi di Pace” in Ebraico e Arabo) creato da Ebrei e Arabi palestinesi, cittadini di Israele. Gli abitanti del villaggio lavorano per educare alla pace, all’uguaglianza, alla comprensione fra le popolazioni. Il luogo della preghiera non ha alcun simbolo religioso.

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